Limiti dell’enoturismo, caso Chianti Classico
L’analisi del Chianti Classico senese è utile per capire il concetto di carico turistico massimo cioè il punto nel quale i danni sono maggiori dei benefici
Di Donatella Cinelli Colombini, turismo del vino
L’area del Gallo Nero è una delle destinazioni del vino di maggior successo e dove l’economia turistica, parallela a quella del vino, è in uno stato più evoluto.
Chianti Classico senese 2015
COMUNE ABITANTI POSTI LETTO PRESENZE DI CUI STRAN.
RADDA IN CHIANTI 1.652 1.243 113.906 89.859
CASTELLINA IN C. 2.899 2.184 157.427 139.497
GAIOLE IN CH. 2.786 1.314 91.673 73.309
PARTE DEI COMUNI DI
POGGIBONSI 29.229 1.450 132.591 94.294
CASTELNUOVO B. 9.129 2.361 157.122 148.392
Ai turisti veri e propri cioè quelli che pernottano, si aggiungono i numerosissimi escursionisti, cioè i visitatori giornalieri, la cui presenza, benché non misurabile con certezza, è intuibile attraverso alcuni indizi (parcheggi, uso dei bagni pubblici, peso
dell’immondizia, … ) fra cui il numero dei ristoranti. A Radda, il paese più piccolo del Chianti Classico senese, ci sono 1.243 residenti e 29 ristoranti segnalati da Trip Advisor. Stessa cosa a Gaiole in Chianti (29 ristoranti) mentre a Castellina in Chianti ce ne sono 38 e a Castelnuovo Berardenga 36.
I dati riportati sopra evidenziano un alto numero di posti letto turistici e di posti a tavola rispetto alla popolazione residente in tutti i comuni rurali. Poggibonsi infatti è un insediamento con un tessuto industriale che lo differenzia fortemente dagli altri ed ha dinamiche produttive e sociali che lo escludono dalla presente analisi. Nel Chianti Classico come in tutta la Toscana il turismo anche nella
forma della “sun migration” (cioè l’acquisto di casali da parte di residenti esteri in cerca di un clima favorevole e uno stile di vita tranquillo), ha avuto un ruolo determinante nella rinascita delle zone rurali. Il restauro delle case rurali abbandonate e dei borghi storici (in rovina dopo l’esodo seguito all’industrializzazione), l’apertura di attività ricettive e commerciali nelle piccole città d’arte sono avvenuti a seguito del successo turistico. Alberghi, agriturismi, case vacanze, agenzie d’incoming, negozi, ristoranti …. sono una grande opportunità di lavoro e sviluppo che tuttavia non possono aumentare in modo illimitato neanche giustificare lo stravolgimento della cultura locale.
Una situazione che richiede un’attenta gestione per coniugare sviluppo e salvaguardia. Questa è un’autentica sfida che amministratori pubblici e residenti hanno davanti nei distretti del vino dove il successo turistico è maggiore. Una sfida che ha negli agricoltori e soprattutto nei vignaioli dei grandi alleati. Persone che hanno a cuore l’integrità dei luoghi perché sanno bene la sua importanza per il successo e l’immagine del loro vino. Infatti, fra gli elementi simbolici che
compongano 2/3 del valore percepito della bottiglia di vino, c’è il territorio di origine. Quando tale territorio è un capolavoro come nel Chianti Classico, i produttori sono i primi a volerlo salvaguardare.
In questa opera di bilanciamento ha grande importanza anche la normativa, ad esempio la legge sull’agriturismo che consente la trasformazione degli edifici rurali in alloggi turistici con il solo limite della complementarietà del reddito (devono avere un business inferiore a quello agricolo) ha salvato dal crollo il patrimonio edilizio storico ma rischia di sovrappopolare di turisti le campagne. Manca una normativa che identifichi, salvaguardi e valorizzi commercialmente l’artigianato tradizionale che ha nel turismo il suo primo e principale mercato ma soffre della concorrenza dei souvenir tarocchi. Stessa strategia dovrebbe essere attuata nei confronti delle specie vegetali antiche (ceci, fagioli, albicocche, aglio …) e del ricettario tipico che va censito e proposto come attrattiva turistica. Misure che una saggia amministrazione dovrebbe attuare prima che l’inquinamento turistico renda impossibile ogni intervento. Purtroppo infatti i danni arrecati dal turismo di massa all’identità locale, a differenza del degrado ambientale, sono irreversibili.