
MUVIT IL MUSEO CHE INSEGNA LA CULTURA DEL VINO
“The New York Times” consacra il Museo del Vino Lungarotti di Torgiano come il più grande del mondo e il migliore d’Italia. Un inno alla cultura di cui andare fieri

Maria-Grazia-Lungarotti
di Donatella Cinelli Colombini
Il Museo del Vino nel cuore dell’Umbria è un autentico scrigno di cultura enoica con capolavori d’arte e testimonianze storiche di monumentale importanza. Il nome viene abbreviato in Muvit, quasi un nomignolo, come hanno altri importanti centri culturali del mondo tipo il Moma di New York. E proprio dalla capitale del business americano arriva la consacrazione: The New York Time indica il Muvit come il museo del vino più grande del mondo e il più bello in Italia.
MARIA GRAZIA E GIORGIO LUNGAROTTI
Il Museo del Vino è stato creato da Maria Grazia Lungarotti e suo marito Giorgio nel 1974. Lui imprenditore geniale passò dai prodotti petroliferi al vino creando a Torgiano una cantina e poi una denominazione oltre al primo concorso enoico italiano di rilevanza internazionale, il “Banco d’assaggio”. Lei donna bellissima e di enorme cultura. Storica d’arte allieva di Roberto Longhi Maria Grazia è una delle persone che mi hanno insegnato di più sul turismo del vino. Fra le cose che ho imparato è <<cultura, sempre e solo la cultura non folclore mai il folclore>>. Parole che inizialmente mi sembrarono

kilix-III-secolo-proveniente-da-Vulci-MUVIT-Torgiano
oscure perché vedevo nel folclore una sopravvivenza legittima e quasi spontanea delle tradizioni popolari. Solo dopo ho capito quanto il folclore fosse mercificato e manipolato a fini turistici perdendo autenticità e capacità di raccontare la civiltà locale.
Dallo stesso spirito, colto e rigoroso, nascono il Muvit, il Museo dell’Olivo e dell’Olio – MOO, insieme all’albergo 5 stelle le Tre Vaselle e al ristorante di cucina tipica umbra La vecchia fornace. Torgiano diventa una wine destination di prima grandezza grazie ai Lungarotti perché prima non aveva una grande tradizione enoica.
Il MUVIT MUSEO DEL VINO DELLA FONDAZIONE LUNGAROTTI
Lo spunto per questo post mi arriva da Alessandro Regoli che ha recentemente raccontato il Muvit nel suo WineNews.
Il percorso nel vino del Muvit inizia 3000 anni fa con le brocche dell’età del bronzo provenienti da Amorgos nelle Cicladi a testimoniare l’uso e il commercio del vino nel Mediterraneo. Poi c’è la kilix a figure nere nel terzo secolo avanti Cristo, proveniente da Vulci, a mostrare una civiltà dove esisteva l’uso del vino nei banchetti e nella religione.
Avanti con 3.000 opere che raccontano la civiltà enoica attraverso la storia e i grandi artisti. Le ceramiche formano una collezione tematica senza eguali del mondo.
Colpiscono alcune opere contemporanee come il piatto con la maschera di Dioniso in stile pop dell’artista inglese Joe Tilson, il baccanale di Pablo Picasso, la coppa antropomorfa in vetro e il piatto con il satiro disegnati da Jean Cocteau.
Deliziosa la coppa amatoria senese della fine del Cinquecento che insegnava ai nobili fidanzati del tempo – che forse non si conoscevano – a trovare delle complicità e delle condivisioni.
Un percorso di apprendimento a cui anche noi dovremmo partecipare