Selezione degli addetti all’accoglienza in cantina
Selezione, competenze e formazione degli addetti all’accoglienza in cantina. Mancano i corsi e quindi le aziende fanno da sole, puntando sull’inglese
Di Donatella Cinelli Colombini
In Italia ci sono oltre 20.000 cantine aperte al pubblico e tutte hanno bisogno di addetti all’accoglienza, ma non esistono corsi che li formano: attualmente le aziende fanno tutto da sole, con costi non indifferenti.
Questi appunti servono ai giovani che vogliono lavorare nell’accoglienza turistica in cantina, per i titolari o i manager che li selezionano, ma soprattutto per chi decide i corsi di laurea, gli FTS o i master affinchè crei percorsi formativi adeguati.
LE COMPETENZE DEGLI ADDETTI ALL’ACCOGLIENZA IN CANTINA
• Inglese: molto fluente sia scritto che parlato.
• Vino: le nozioni base della degustazione organolettica e dei processi produttivi, le denominazioni principali della regione in cui ha sede la cantina.
• Turismo: dati generali sul territorio e capacità di relazione.
• Nozioni base di carattere amministrativo (bolle, fatture, prima nota)
TEST DI INGLESE
Nei colloqui di assunzione la prima cosa da accertare è la padronanza dell’inglese. Il test online è indispensabile, così come una conversazione sul vino che parte da un articolo di una rivista specializzata. La domanda << What would you suggest to a visitor who is asking for some attractions around the winery ?>> potrebbe essere un bel banco di prova. Infatti, la padronanza della lingua non basta senza doti relazionali.
Così come la laurea in lingue non basta a certificare la padronanza dell’inglese, specialmente la scorrevolezza del dialogo e la capacità di scrivere una lettera commerciale.
E’ brutto dirlo, ma anche la padronanza dell’italiano scritto andrebbe accertata. Un’azienda non può permettersi persone che scrivono ai suoi clienti strafalcioni del tipo << anno preso>> oppure <<non sapevo che andai>>.
CORSI DA SOMMELIER
Il CV più adatto è quello di chi proviene da una facoltà di lingue ma ha anche un diploma di tecnico del turismo e ha fatto almeno un corso da sommelier. Le cantine che hanno la fortuna di trovare un sommelier che ha lavorato qualche anno a Londra o a New York non devono lasciarselo scappare. Infatti, chi ha già un’esperienza nel settore ha bisogno di una formazione molto piccola.
Nel colloquio di assunzione la parte fondamentale è la valutazione della personalità e della motivazione del candidato in relazione all’accoglienza dei turisti del vino.
CAPACITA’ RELAZIONALI
La dote fondamentale è la capacità espositiva. Chi conosce il territorio in cui opera e lo sa raccontare ha sicuramente le doti giuste per relazionarsi con gli enoturisti.
Costruire questa caratteristica in persone molto riservate, paurosette, con evidenti difficoltà espositive è più difficile che insegnare loro come guidare una degustazione. Il lavoro di addetto all’accoglienza turistica richiede una “mentalità da attaccante”, non quella del gregario. Il personaggio giusto è quello con mente esplorativa, che va in un posto e poi ci ritorna trascinandosi dietro gli amici grazie ai suoi racconti e alla sua assertività. Purtroppo l’avvento di internet e dei telefonini non aiuta a suscitare questo comportamento.
Altre doti da accertare sono la precisione e la velocità. La persona lenta, anche nei movimenti, fa pensare a qualcuno che, in alta stagione, non riuscirà a spingere sull’acceleratore. All’estremo opposto il tipo che si butta allo sbaraglio senza prestare troppa attenzione ai dettagli sarà poi quello che segna male le prenotazioni e ci porta all’overbooking.