
W la primavera
La primavera 2011 è stata fin ora deludente. Tutti aspettano il sole per fare passeggiate e togliersi i cappotti.
Lunedì 21 marzo c’erano 5°C e una tramontana che ghiacciava la faccia, pareva gennaio e tutti siano usciti in tenuta invernale. Finalmente mercoledì è arrivata la primavera e il termometro è salito oltre i venti gradi. Che sollievo! Domenica di nuovo pioggia e freddo. Dopo quattro mesi di pioggia siamo stufi di ombrelli e scarpe bagnate. Che inverno, è cominciato a novembre e non è ancora finito! Gli alberi da frutto sono già in fiore ma i panorami sono meno verdi del solito. Per mesi i campi sono stati pieni d’acqua e i trattori affogavano nel fango per cui non hanno seminato. Ora le nostre colline sembrano dune desertiche con qualche ciuffetto d’erba qua e la. Bruttissime, nemmeno i pascoli delle pecore danno colore al paesaggio perché non sono stati seminati neanche quelli. Speriamo nel sole e nella possibilità di far crescere il grano primaverile. La campagna toscana è bella quando assomiglia a un mare verde, il giovane grano si muove con il vento e le colline sembrano vive. L’unica cosa buona di tutta questa pioggia è il recupero dei boschi che fra il 1997 e il 2003 si stavano letteralmente seccando per la sete e ora sono in piena forma. Eccellente situazione anche per i tartufi bianchi che sono tornati a nascere in autunno.
Il paesaggio delle Crete senesi è uno dei più fotografati e suggestivi del mondo. Si tratta di un bacino ovale di circa 80.000 ettari delimitato dalle alte colline in cui cresco le viti del Chianti, Brunello, Vino Nobile e Vernaccia. Questo territorio fu disboscato per produrre il grano durante la grande espansione demografica e economica di Siena, fra la metà del Duecento e la metà del secolo successivo. La peste nera del 1348 uccise gran parte della popolazione e le prospettive di successo commerciale di Siena. Tutto quel grano non serviva più e i territori a sud di Siena furono abbandonati al dilavamento della pioggia. Ben presto diventarono un mare di collinette argillose poco fertili e poco popolate. Per questo si sono conservate intatte nei secoli finché le famiglie siciliane, arrivate alla fine del Settecento, insegnarono come coltivare il grano nei terreni aridi e i pastori sardi immigrati intorno al 1960 le trasformarono in pascoli per le loro greggi. Oggi i paesaggi delle Crete senesi sono la nostra principale attrattiva turistica ma i contadini per coltivarli sono sempre meno e sempre più scoraggiati dai magri guadagni. Ma la bellezza di questi panorami nasce proprio dall’opera dell’uomo che non si deve fermare.