A SANTADI NEL REGNO DEL CARIGNANO DEL SULCIS

Santadi merenda sotto il ginepro centenario

A SANTADI NEL REGNO DEL CARIGNANO DEL SULCIS

IL RACCONTO DEL VIAGGIO DI DONATELLA A SANTADI PER CELEBRARE ANTONELLO PILLONI E’ PIENO DI ANEDDOTI PERSONALI CHE SPIEGANO IL SUO AMORE PER LA SARDEGNA

Donatella Cinelli Colombini e Antonello Pilloni davanti al busto di Giacomo Tachis

Santadi Donatella Cinelli Colombini e Antonello Pilloni davanti al busto di Giacomo Tachis

di Donatella Cinelli Colombini #winedestination 

Forse non sapete che mio nonno Giovanni Colombini, uno dei pionieri del Brunello, è nato a Sassari dove suo padre Pio Colombini, giovanissimo dermatologo, vinse la prima cattedra universitaria. Poi la famiglia si spostò a Cagliari, dove Pio Colombini divenne anche rettore dell’Università. Quando la sua carriera accademica lo portò a Modena lasciò in Sardegna gran parte della sua collezione di oggetti tradizionali che andarono a costituire il nucleo originario del Museo etnografico di Nuoro.  La sua foto è esposta all’ingresso come segno di gratitudine.
Quindi io ho grandi legami con la Sardegna e, ogni volta che posso, ci torno volentieri.
Questa è un’occasione speciale, il mio amico Antonello Pilloni lascia la presidenza della cantina Santadi dopo averla guidata ininterrottamente dal 1976 e dopo aver portato i suoi vini e il Carignano del Sulcis ad affermarsi in tutto il mondo.

DALL’AMICIZIA CON TACHIS ALLA SCOPERTA DI TERRE BRUNE DI SANTADI

Mi permetto un’altra divagazione personale. Circa trent’anni fa condivisi con Giacomo Tachis molti viaggi in Sicilia e in Sardegna per partecipare a convegni in cui lui spiegava le potenzialità dei vitigni autoctoni e dei terroirs mentre io illustravo il turismo del vino e i vantaggi di trasformare le cantine in wine destination. Queste esperienze cementarono la nostra amicizia e Tachis mi mandò sei bottiglie di vino della Cantina Santadi. Io e mio marito Carlo ci stupimmo di ricevere dal più grande enologo italiano, del vino prodotto da una cooperativa, e aprimmo la prima bottiglia con un certo scetticismo. Ma rimanemmo sbalorditi dalla straordinaria qualità che trovammo nel bicchiere. Io lo scrissi a Giacomo Tachis che, a sua volta, lo scrisse a Pilloni. Il vino era Terre Brune, il primo rosso sardo maturato in barrique, che, da quel momento, divenne uno dei miei favoriti. Da questo episodio nacque un bel rapporto con il Presidente di Santadi ed ora sono lieta partecipare alla celebrazione della sua carriera professionale.

CELEBRAZIONE DELLA CARRIERA DI ANTONELLO PILLONI UN GIGANTE DELLA SARDEGNA E DEL VINO ITALIANO

Il mio viaggio è stato all’insegna della scoperta del Sulcis, il distretto sardo che trasmette una forza antica e ha un carattere identitario

Donatella Cinelli Colombini con Franco, Pina e Valentina Argiolas

Donatella Cinelli Colombini con Franco, Pina e Valentina Argiolas

fortissimo. Ho soggiornato a Carbonia, la città mineraria sorta all’inizio del Novecento in un sito archeologico del Neolitico attico con 7000 anni di storia. Il viaggio nel Sulcis inizia con una serata a Porto Pino con le sue spiagge abbaglianti di sabbia finissima e le lagune che sembrano un paradiso esotico trasportato in Italia. Dai vigneti a piede franco più grandi d’Europa che si affacciano sul mare, al cibo, tutto trasmette la bellezza di questa terra.
La domenica inizia con un’escursione all’isola di Sant’Antioco celebre per le sue splendide spiagge. La visita del suo Museo Archeologico ci aiuta a capire il passato remoto punico, fenicio e romano di questa isola che oggi vediamo “divisa” dal mare e nella preistoria era “unita” dal mare perché, prima della creazione del sistema viario romano, la civiltà viaggiava solo con le navi e non via terra. E’ qualcosa che tutti abbiamo studiato sui libri di scuola ma, in territori come il Sulcis, diventa una lezione da toccare con mano.
La cantina Santadi è in Via Tachis un particolare che mostra un altissimo livello di civiltà. A San Casciano, dove viveva l’enologo che ha cambiato il vino toscano, non c’è niente del genere. L’incontro con il Presidente Pilloni è emozionante. Un uomo di novant’anni che è un monumento vivente al coraggio e all’attaccamento alla propria terra di origine. Considero un privilegio godere della sua amicizia e della sua stima.
Il convegno con 18 relatori è decisamente impegnativo. Io ho 5 minuti per spiegare come trasformare il turismo del vino in sviluppo diffuso e sostenibile. Sono pochi ma cerco di dare qualche spunto. Qui è più facile che altrove spiegare che il successo turistico passi attraverso l’esaltazione di ciò che è diverso, unico, vero, identitario, raccontabile….
Segue un buffet nella barricaia e un concerto. Tutto bellissimo e tutto super sardo.

DAGLI ARGIOLAS A CASA DEL MERAVIGLIOSO TURRIGA

Il lunedì mi concedo un “fuori programma” per andare a trovare la mia amica Pina Argiolas, una donna che per me è un esempio e una fonte di ispirazione da trent’anni. La cantina Argiolas a Serdiana, il suo Turriga sono due monumenti alla Sardegna, ai suoi valori, alla sua voglia di brillare in alto. Anche nell’enoturismo gli Argiolas sono un esempio virtuoso perché applicano alla lettera il claim scritto nel sito << è la nostra identità a renderci unici>> per cui, dalla struttura muraria ai cuscini, l’area dedicata ai visitatori è 100 sarda % così come la visita nei vigneti in segway, primo esempio in Italia, è un modo corretto di unire natura e modernità.
Chiudo con un altro aneddoto personale. Da moltissimi anni, io e Pina ci scambiamo dei piccoli doni a Vinitaly: lei mi manda dei dolcetti sardi appena fatti e io le mando un oggettino di artigianato toscano. Le nostre rispettive figlie ci prendevano in giro per questo rito quasi ottocentesco, e quindi avevamo smesso. Ma le abitudini e l’affetto sono più forti di ogni ragionamento e, sebbene in modo più discontinuo, lo scambio di piccole gentilezze va avanti. Mi hanno offerto un’ospitalità straordinaria, piena di affetto, portandomi nelle vigne e offrendomi una cena in casa che sembrava quella di un ristorante stellato