La violenza sulle donne e le sentenze che le condannano

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La violenza sulle donne e le sentenze che le condannano

Una breve panoramica delle violenze sessuali in Italia che emergono nel 1988, si rivelano diffusissime, ma solo negli ultimi 10 anni iniziano a venir contrastate

 

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Di Donatella Cinelli Colombini

Sono fra le privilegiate, cresciuta in una famiglia dove le donne erano rispettate, ho lavorato in aziende dove ero il titolare o fra i titolari, sono vissuta in una piccola città dove, più o meno, tutti conoscono tutti. Insomma una situazione super protetta e quindi ho sempre pensato che la violenza sulle donne fosse qualcosa di estraneo, lontano, passato e appartenente ad ambienti culturalmente ed eticamente degradati. Invece si tratta di qualcosa di diffuso e presente a tutti i livelli, dal celebre professore universitario allo spazino, dal ministro al raccoglitore di pomodori.

 

LA VIOLENZA SESSUALE IN USA I GOVERNATORI E I MAGISTRATI

E’ un problema senza confini perché riguarda ogni parte del globo anche se è affrontato in modo diverso nei diversi Paesi. In USA il Governatore Andrew Cuomo ha dovuto dimettersi dopo che 7 donne lo avevano accusato di molestie ma 2 giudici della Corte Suprema sono stati confermati nonostante le pesanti accuse di molestie sessuali. Sono Clarence Thomas e Brett Kavanaugh.

Queste note sono per le donne che, come me, sottostimavano il problema e, in certi casi negavano anche la sua esistenza.
Le ho tratte dal libro “Non ci provare” ( All Around pp.156 € 15) della giornalista Irene Giacobbe. Si tratta di una sorta di testamento scritto da chi sa di morire presto e alla fine scrive “il mio cuore è con voi”. Con voi che non vi girate dall’altra parte e tenderete la mano a chi viene molestata, costretta, sporcata, minacciata. Ringrazio Eva Panitteri di avermi mandato questo libro invitando tutti a comprarlo e leggerlo. Vi aprirà a una nuova consapevolezza.

 

GLI ABUSI SESSUALI IN ITALIA NEL 1988 NON ERANO REATI

Di cosa parliamo? Di pressioni di tipo sessuale fatte a persone che non possono respingerle. In altre parole <<se ci stai sei una puttana ma te ne avvantaggi, se non ci stai sei una stupida e ne paghi le conseguenze>>.
La storia recente parte dal 1988 quando vengono presentati a Roma gli esisti della prima indagine promossa dall’Unione Europea sulle molestie sessuali e affidata all’Avvocato londinese Michael Rubenstein e alla sociologa Ineke de Vries. Emerge una realtà che era sotto gli occhi di tutti <<in Italia non esistono indagini su questo argomento; non esistono norme né civili né penali contro questo specifico fenomeno>> cioè gli abusi sessuali nel nostro Paese sono totalmente sommersi e comunque non sono reati.

 

INIZIA LA FASE IN CUI I REATI SESSUALI SONO CONSIDERATI CASI SINGOLI E NON UN PROBLEMA DIFFUSO

Inizia una seconda fase, quelle in cui il problema è visto come un fenomeno sporadico e non come qualcosa di radicato, diffuso e silenziato trasformando le vittime in colpevoli.
Intanto l’Unione Europea va avanti e nel 2006 obbliga gli stati membri a introdurre nel loro ordinamento giuridico norme finalizzate a indennizzare chi subisce abusi in modo da avere anche un effetto dissuasivo.
L’entità del problema emerge dalle indagini ISTAT condotte da Laura Lidia Sabbadini: un milione e quattrocentomila donne dichiara di aver subito molestie o ricatti sessuali ma quasi nessuna ha denunciato.

 

A LUNGO LE AUTORITA’ PUBBLICHE ITALIANE NON DIFENDONO LE DONNE

Per quelle che si sono rivolte alle autorità le cose sono andate anche peggio. I processi espongono le vittime a indagini lunghissime e umilianti tese a evidenziare come fossero consenzienti o, quanto meno, non si fossero abbastanza opposte. Diventa ricorrente citare i jeans come una sorta di cintura di castità. Circostanza che arrivata sui giornali di tutto il mondo con autentici sberleffi per i giudici italiani. Le situazioni più gravi sono nel pubblico impiego e nell’esercito dove le donne molestate o ricattate rimangono sole, mentre la solidarietà si stringe intorno all’accusato per cui alla mancanza di protezione si aggiunge la rabbia nel vedere l’impunità dei persecutori.
Fra le giornaliste, il 42% dichiara di aver subito ricatti sessuali. Nel 72% dei casi le vittime lavoravano a tempo determinato.
Non ci sono confini alle molestie sessuali: dalle federazioni sportive alle università. E non si tratta di patologia di singole persone bensì di un sistema che appoggia su una cultura radicata e antichissima. Anche se sono stati silenziati per secoli gli abusi ci sono sempre stati finché sono apparsi del tutto legittimi.

 

L’UNIONE EUROPEA DALLA PARTE DELLE DONNE

E’ arrivato alla stessa conclusione anche il Consiglio dei Ministri europeo che, nel 2021, ha chiesto chiarimenti all’Italia sul perché troppe denunce di violenza finiscono in un nulla di fatto. Non è la prima volta che l’Europa tira le orecchie all’Italia; nel 2016 la Corte di Strasburgo aveva già condannato il nostro Paese e avviato una procedura di verifica sul sistema antiviolenza esistente.
Pian piano leggi e regolamenti in difesa delle persone oggetto di violenza, vengono approvate. Servono ma non bastano, lo strumento principale per cambiare le cose è la solidarietà femminile. Quando gli uomini inizieranno a vergognarsi e ad aver paura di molestare le donne, potremo dire di avercela fatta.