Daniela Mastroberardino guida le Donne del Vino alla scoperta del Portogallo del vino e del sughero, di cui è il leader mondiale. Un Paese antico che rinasce
Donne del vino in Portogallo nella foresta da sughero Amorim
Il Portogallo del vino delle Donne del Vino. Il viaggio inizia nel peggiore dei modi con la cancellazione del volo per Francoforte in un aeroporto di Firenze dove gli inconvenienti di viaggio sono ormai una normalità. Infatti alla sera, quando finalmente saliamo su un aereo verso Lisbona, il volo è un’ora in ritardo e sfuma anche la prospettiva della cena tipica.
AMORIM E IL SUGHERO
Nonostante questo, il viaggio con le Donne del Vino è un successo. Merito delle organizzatrici Paola Bosani, Francesca Poggio e Cristiana Cirielli e soprattutto di Carlos Veloso dos Santos di Amorim Cork Italia che è il vero regista del programma. E’ lui che ci porta nel bosco di querce da sughero spiegando come la decortica, che avviene ogni 9 anni, sia un’attività del tutto sostenibile e ormai molto tecnologica per l’uso di sensori che guidano le seghe in modo da non far del male agli alberi.
Una botte verde simbolo della Festa delle Donne de Vino nella prima quindicina di marzo. Premi Enea Federesco e Amorim alla sostenibilità ambientale e etica.Oggi si parla di donne vino e ambiente
“Donne vino e ambiente” il tema dell’anno 2020 è particolarmente sentito dall’universo femminile del vino: sia dalle produttrici che nel sondaggio del 2017 all’interno dell’associazione registrava una percentuale del 27,4% di imprese In conversione-Bio-Biodinamiche mentre quell’anno la media nazionale era l’11,8% che fra le consumatrici.
Un’indagine di Wine Intelligence del 2019 ha rivelato che il 53% delle bevitrici statunitensi preferisce le cantine che si impegnano nella sostenibilità ambientale e sociale.
In altre parole le donne pongono un’attenzione particolare all’etica come chiave per la sostenibilità e lo sviluppo. Un percorso a volte difficile e sempre faticoso rispetto a quello dei furbetti, ma sicuramente destinato a costruire il futuro possibile di figli e nipoti.
FESTA DELLE DONNE DEL VINO I° -18 MARZO
Il 2020 è l’anno dell’ambiente per le Donne del Vino. Tanti progetti il primo costruito come un evento diffuso dal I° al 14 marzo in cantine,
ristoranti, enoteche, agenzie … dove operano le socie. La “Festa delle Donne del Vino” celebra la festa della donna in versione enoica con una botte verde simbolo di sostenibilità. Sulla botte sono scritti messaggi, massime e le azioni che ogni azienda ha fatto per difendere il pianeta. Alla fine le immagini con le Donne del Vino accanto alla loro “botte ambientalista” dovranno riempiranno la rete internet e rimarranno come una testimonianza del loro impegno.
La Convention delle Donne del Vino a Castiglione di Sicilia è l’occasione per riflettere sulla sostenibilità del vino e soprattutto del suo packaging: tappi e bottiglie con Guia Bartolozzi della Vetreria Etruscae Carlos Santos di Amorim. L’esito è inequivocabile in favore del vetro materiale che si ricicla in eterno e del sughero monopezzo. Da Carlos Santos una vera lezione magistrale che qui vi riassumo con vero piacere.
I GIOVANI CONSUMATORI E IL RISPETTO AMBIENTALE
Primo punto da ricordare è che la generazione più giovane, quella dei Millennials (nati fra il 1977 e il 2000) e la generazione 2020 guidano le tendenze ma c’è un desiderio comune ai consumatori di tutte le età: l’autenticità. La gente si allontana dai prodotti di massa generici e va verso ciò che è differente e nel quale può esprimere il suo status sociale e le sue convinzioni. Fortissimo è il bisogno di natura perché questo significa anche rispetto ambientale, sostenibilità e salute di chi consuma. Infatti, negli alimenti, il concetto BIO si associa alla speranza di contribuire al benessere delle comunità in cui nascono i prodotti, alla
salvezza della terra dall’autodistruzione, a qualcosa di più buono e sano. Da qui un rifiuto sempre più netto dei cibi spazzatura e l’avvio di iniziative “fai da te” come gli orti di città, anche sopra i grattacieli.
CIBO E VINO DEVONO ESSERE ECO-FRIENDLY COME IL LORO PACKAGING
Un impegno ambientalista che riguarda anche il packaging. Infatti nel 1950 furono prodotte 2 tonnellate di plastica mentre nel 2015 siamo arrivati a 380 tonnellate con una crescita complessiva del 19.000%. L’isola galleggiante di plastica nell’oceano, la plastica ingerita dai pesci sono diventate il simbolo di un problema a cui, soprattutto i giovani, reagiscono con forza. Avete presente la quindicenne svedese Greta Thunberg?
IL PROBLEMA DEGLI IMBALLAGGI IN PLASTICA
Intanto il governo italiano si è impegnato a diminuire la plastica del 20% e riciclare tutti gli imballaggi in plastica, entro il 2025. Uno sforzo a cui tutti siamo chiamati a contribuire ed ha portato i supermercati a sostituire gli oggetti monouso in materiale sintetico con quelli biodegradabili.
Il naso elettronico di Amorim e quello da applicare alle imbottigliatrici scarteranno i tappi difettosi metteranno forse la parola fine alla puzza di tappo
puzza di tappo, metodo Amorim per scartare i sugheri difettori
La pestilenziale puzza di tappo deriva dall’uso dei pesticidi e degli erbicidi insomma è un regalino che ci arriva dall’uso della chimica in agricoltura. Infatti la molecola responsabile, il tricloroanisolo TCA è un derivato dal triclorofenolo che è arrivato nella natura a partire dagli anni ‘Sessanta. Bastano due parti per trilione per appestare l’acqua. Per la verità il TCA agisce sui centri nervosi di chi avvicina il naso al bicchiere e inibisce la percezione degli odori creando il noto fastidiosissimo effetto, per questo, più che una puzza è il blocco dell’olfatto, ci che viene percepito. Tuttavia è qualcosa di repellente che le industrie produttrici di tappi cercano di eliminare da anni. Ed ecco che nella nazione produttrice il 45% di sughero mondiale, il
querce da sughero
Portogallo, e nella fabbrica che produce di più tappi, Amorim, nasce finalmente la soluzione: il naso elettronico NDtech®, che scarta tutti quelli difettosi. Un gascromatografo effettua analisi velocissime che permettono di verificare i tappi senza rallentare il processo produttivo. 10.000.000 Euro in investimenti e finalmente è arrivata la certificazione della Geisenheim University, e di The Australian Wine Research Institute (AWRI).
Ovviamente il problema della puzza di tappo riguardava solo i tappi monopezzo, quelli dei vini di pregio, perché nei tappi tecnici, quelli fatti con trucioli agglomerati, era già risolto da anni. In questo tipo di chiusure meno prestigiose i problemi sono eventualmente legati ai prodotti usati per tenere insieme i granelli di sughero. In base alla mia esperienza, i tappi tecnici DIAM sono nettamente superiori agli altri, anche se, sono piuttosto cari.
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