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Baccalà alla fratina una ricetta di Trequanda in Toscana

Il baccalà è proprio adatto alla quaresima anche se un tempo era un pesce da poveri mentre oggi è una prelibatezza da ricchi, questa è un’antica ricetta toscana

Di Donatella Cineli Colombini

Baccalà alla fratina 8 - baccalà aggiunto al pomodoro

Baccalà alla fratina di Trequanda

Nella campagna toscana il baccalà era, insieme alle acciughe, l’unico pesce disponibile e il re dei giorni di vigilia.

UN PICCOLO INGANNO

Le massaie avevano imparato a cucinarlo con grandi intingoli per cui, anche se nel piatto arrivava solo un pezzettino di baccalà, il saporitissimo sugo intinto nel pane permetteva di saziarsi a puntino. Nessuno ricorda il motivo dello strano nome di questa ricetta anche se i frati da cerca erano una presenza consueta nelle fattorie e nelle case del contado per cui possiamo pensare all’esistenza di piatti studiati apposta per onorarli. Alla Fattoria del Colle c’è addirittura una camera chiamata “monache” predisposta per ospitare questi religiosi di passaggio e messa in una posizione che consente di uscire all’aperto senza passare dalla cucina e dalla dispensa. Non era infrequente infatti che i frati da cerca fossero degli impostori che tentavano di introdursi nei magazzini per fare razzia di cibarie era dunque indispensabile prendere delle precauzioni.

Cotolette di baccalà

In occasione della festa per i 150 anni dall’Unità d’Italia lo chef dell’Osteria di Donatella – Antonio Corsano - ha cucinato 5 pietanze del ricettario di Pellegrino Artusi eseguendo i piatti esattamente come sono descritti nel testo. I commensali hanno così gustato gli stessi sapori della metà dell’Ottocento, gli stessi assaggiati dai loro progenitori. Artusi nacque nel 1820 e morì nel 1911 era un critico letterario e un fine gastronomo, a lui dobbiamo il più famoso ricettario italiano La Scienza in cucina e l’Arte di mangiar bene ...