Il Barbaresco di Antonio Galloni
Antonio Galloni descrive il Barbaresco 2016-2020 e l’evoluzione di questa denominazione, i cui giovani produttori sembrano pronti a competere col Barolo

Antonio Galloni (al centro) con Alessandro Regoli
Di Donatella Cinelli Colombini
Antonio Galloni ha origini italiane ma è cresciuto negli Stati Uniti ed è arrivato nel nostro Paese nel 2000 per occuparsi di finanza. Qui si è innamorato di sua moglie e del vino piemontese. Una passione quest’ultima che gli deriva dai nonni e dai genitori che avevano un’enoteca. Tornato in USA, dopo tre anni in Italia, creò una newsletter intitolata “Piedmont Report” che divenne il punto di riferimento degli appassionati di vini piemontesi di 25 nazioni e lo mise in luce come un assaggiatore di straordinario talento. Nel 2006 Robert Parker lo chiamò nello staff del Wine Advocate e lui dette addio alla banca per dedicarsi interamente al vino.
ANTONIO GALLONI, L’ASTRO NASCENTE DELLA CRITICA ENOLOGICA

Antonio Gallloni – Vinous
Sembrava l’erede designato di Parker, ma poi qualcosa andò storto e la testata del celebre avvocato fu venduta a un gruppo asiatico mentre Antonio Galloni creò un suo progetto battezzandolo Vinous. Si tratta di un portale di recensioni e articoli sui vini di tutto il mondo che sta velocemente diventando uno dei più autorevoli e influenti.
Ovviamente il Piemonte è la regione viticola del suo cuore e ne conosce ogni singola sfumatura. Per questo leggere i suoi commenti sul Barbaresco in Vinous è istruttivo e entusiasmante. L’articolo si intitola “Barbaresco: The Highs & Lows of 2016-2020” ovvero “Barbaresco fra alti e bassi dal 2016 al 2020”. Quello che segue non è un riassunto ma solo qualche chicca perché il testo originale è talmente bello che va letto.