Classifiche e zonazioni il caso Angélus
La condanna di Hubert de Boüard Château Angélus, conseguente alla nuova classifica dei vini di Bordeaux, spinge a qualche considerazione su classifiche e zonazioni
di Donatella Cinelli Colombini
Confesso di avere una sorta di allergia a tutto ciò che divide i territori del vino e per quello che blocca la competizione sul merito.
Ho sempre guardato con occhi sospettosi la zonazione e le classifiche tipo quella di Bordeaux. Il cambiamento climatico ha accentuato il mio scetticismo perché la vocazionalità dei terreni vitati è completamente diversa da trent’anni fa, soprattutto a Bordeaux dove la crescita del grado alcolico dei vini è maggiore che altrove.
LA CLASSIFICAZIONE DEI VINI DI BORDEAUX E LA DIFFICOLTA’ DI CAMBIARLA
In questa situazione quanto sono credibili classifiche redatte nel 1855?
E’ pur vero che i vini dei 5 Premiers Grands Crus del Médoc sono ottimi e che il loro prezzo permette di finanziare investimenti e ricerca per mantenere l’eccellenza qualitativa. Inoltre, come ci insegna il neuromarketing, l’aspettativa di bere un vino buonissimo condiziona il gusto e lo fa percepire ancora più buono di quanto sia, per cui esiste un circolo virtuoso che spinge in alto i “soliti noti”.
Questo non significa che non ci siano altre cantine altrettanto meritevoli e che esse siano letteralmente bloccate da una classifica vecchia di 167 anni. Sì, perché in teoria la classifica può essere modificata ma in realtà l’unico cambiamento significativo è il passaggio fra i first growth di Mouton Rothschild trent’anni fa. Per il resto i tentativi di rimodellare la classifica hanno scatenato autentiche guerre fratricide, se così possiamo chiamare gli scontri in tribunale fra i produttori della stessa denominazione.