C’era una volta un picchio pacchio
Nel senese la ricetta prende il nome di ciancifricola ma nelle Crete senesi la chiamano Picchio Pacchio, a Petroio spomodorata e a Montalcino “ova” al pomodoro
Di Donatella Cinelli Colombini
Gli ingredienti sono quasi gli stessi, la preparazione è quasi la stessa e il sapore è quasi lo stesso ma qualche differenza c’è e non solo nel nome.
CIANCIFRICOLA, SPOMODORATA E OVA AL POMODORO TANTI NOMI NELLA CAMPAGNA SENESE
La ciancifricola detta spomodorata a Petroio, viene preparata con i pomodori freschi spellati e tagliati a pezzi e aggiunti al soffritto di olio extravergine e cipolla. Quando la pomodorata è cotta vi viene unito l’uovo sbattuto, mezzo ramaiolo di brodo, un pizzico di sale e una spolverata di pepe nero. Basta mescolare per qualche minuto e la ciancifricola è pronta per andare in tavola bella fumante.
A Montalcino, ho sempre mangiato le “ova al pomodoro” con uova intere cotte sulla salsa di pomodoro in modo che il rosso venisse aperto
nel piatto dai commensali. Il gusto è più ricco e, a parer mio, più piacevole rispetto alle altre ricette senesi. Forse il mio giudizio deriva dall’affezione, forse dall’abitudine, ma a me piace così.
PICCHIO PACCHIO DALLA SICILIA ALLA TOSCANA
Il Picchio Pacchio, che io ho scoperto a Chiusure oltre vent’anni fa, è quasi identico alla ciancifricola ma deriva da un sugo palermitano che viene detto anche “carrettiera”. E’ arrivato dalla Sicilia alla fine del Settecento quando il Granduca Pietro Leopoldo fece venire dall’isola le famiglie capaci di insegnare come coltivare il grano nei terreni aridi delle Crete senesi. Fu una rivoluzione sia economica che gastronomica per il territorio. In Toscana, dove i pomodori sono meno buoni di quelli del Sud Italia, la ricetta è stata leggermente modificata perché i pomodori vengono pelati e trasformati in salsa prima di essere uniti alle uova sbattute.