Il nome vino in sottrazione è nuovo ma il significato no: vino senza mani, vino naturale … indicano tutti l’enologia con pochissimo intervento umano
Vino in sottrazione – ne parla Francesco Saverio Russo
di Donatella Cinelli Colombini
I vini in sottrazione sono un argomento forte quest’anno e Francesco Saverio Russo gli ha dedicato un lungo ed interessante articolo nel suo blog. Parte da Michelangelo Buonarroti e del suo modo di scolpire “non per via di porre ma per forza di levare” per difendere l’idea di togliere tutta l’enologia superflua, cioè quella che rende il vino meno fedele alla <<propria identità varietale e ancor più territoriale>>.
In linea di massima, nel vino in sottrazione, le operazioni meccaniche vengono ammesse, ma quelle “chimiche” no. Il problema è il gran numero di produttori e consumatori che scambiano la <<negligenza per rispetto e l’approssimazione per artigianalità e sostenibilità>>. Con garbo, ma con voce ferma, Francesco Saverio Russo mette l’accento su altri paradossi dei tifosi del vino “come natura crea” che magari si scatenano sulla presenza di solforosa aggiunta e non si occupano di composti potenzialmente cancerogeni.
Vino in sottrazione – ne parla Francesco Saverio Russo
IL VINO IN SOTTRAZIONE PONDERATA, UNA POSSIBILE VIA PER IL FUTURO
Francesco Saverio Russo non si schiera né a favore del vino in sottrazione né contro di esso, ma condanna <<l’abuso di pratiche enologiche “cosmetiche” e ridondanti che mirano a scambiare la qualità analitica e la “pulizia” con la qualità>>. In pratica l’enologia deve fermarsi nel momento in cui omologa e banalizza trasformando il frutto di una vite in qualcosa di “addomesticato” incapace di infondere passione. Così come Francesco Saverio condanna i produttori che non aspirano all’estrema sostenibilità e alla più alta soglia di salubrità <<fermo restando che il vino non sarà mai un prodotto “salubre” in toto>>.