Juventus Tag

Sara Gama, la mia vita dietro a un pallone

Sara-Gama-capitana-squadra-nazionale-calcio-femminile-ai-mondiali

Sara-Gama-capitana-squadra-nazionale-calcio-femminile-ai-mondiali

Il bellissimo libro di Sara Gama la capitana della squadra nazionale di calcio femminile che è andata ai mondiali in Francia nel 2019

Di Donatella Cinelli Colombini

E’ venuta da noi per ricevere il Premio Casato Prime Donne e colpì tutti per la semplicità e la forza che aveva dentro. Nella sua dedica alla terra del Brunello scrisse << Sapere che il mio terreno, su cui calcio un pallone con la loro stessa passione, può essere fonte di orgoglio ed emancipazione per tutte le donne è una immensa gratificazione>>.

SARA GAMA A  MONTALCINO PER RICEVERE IL PREMIO CASATO PRIME DONNE

E’ lo spirito che anima tutto il suo libro La mia vita dietro a un pallone (De Agostini pp 221 13,9€) di cui qui riporto qualche passaggio,
Comincia a giocare nelle squadre maschili da piccolissima e quando le chiedono di andare in una squadra femminile lei rifiuta <<ho qualche piccolo pregiudizio>> confessa. Le ragazze <<non amano il calcio e quindi non sono bravissime a giocare>>. Ma il passaggio è quasi obbligato e a 12 anni entra in una squadra femminile che tuttavia gioca nello stesso campionato dei maschi. Solo in seguito partecipa a un campionato femminile dove tuttavia ci sono giocatrici di tutte le età quasi madri e figlie.

Martina-Oltre-la-sclerosi-multipla-Donatella-CinelliColombini-Sara-Gama

Martina-Oltre-la-sclerosi-multipla-Donatella-CinelliColombini-Sara-Gama

LA BAMBINA DI TRIESTE CHE GIOCA A CALCIO CON I MASCHI

La sua predilezione per lo sport di squadra ha motivazioni profonde: negli sport individuali <<se perdi se sola a disperarti ….. Sei sola alla linea di partenza e sola al traguardo>> <<Il gruppo insegna il valore dello stare insieme, dell’avere obiettivi e passioni comuni, del dare il massimo non solo per sé, ma per tutti>>
A 17 anni la chiamano nella squadra nazionale delle giovanissime. E’ la sua prima esperienza di azzurra. Nella riunione in cui viene scelta la capitana alza la mano <<lo faccio perché me la sento, perché non ho paura, perché ho voglia di dare tutto quello che posso>> e impara ad essere la guida dell’intera squadra.

A 19 ANNI NELLA NAZIONALE DI CALCIO FEMMINILE

A 19 anni entra nella nazionale vera, dove le altre giocatrici sono molto più grandi di lei. 20 giorni all’estero, Ucraina, Serbia, Canada tante partite e del turismo. Ma è nella under 19 che Sara porta a casa il primo oro femminile in una competizione internazionale a Parigi nel 2008.
Purtroppo neanche i successi internazionali cambiano la situazione di un calcio femminile <<senza soldi, senza attenzione e senza diritti.>> Infatti quando si infortuna giocando con la nazionale deve fare tutta la riabilitazione da sola aiutata dagli amici.

Calcio e vino, passioni italiane

Due grandi giocatori, di due generazioni diverse, stesse passioni: non solo il calcio, ma, inaspettatamente, il vino. Ecco unite due grandi passioni italiane. 

Letto per voi da Bonella Ciacci

pirlo_1684503a

pirlo_1684503a

Mi aggiro come mio solito sulla rete in cerca di informazioni riguardo il mondo del vino, e per puro caso mi imbatto in un articolo che mi colpisce: Andrea Pirlo, grandissimo giocatore di calcio della nazionale e della Juventus, produttore di vini.

Il mio stupore è tanto perché non credevo che avesse questa passione, e perché tifosa juventina da sempre (con forte dispiacere di mio padre che tifa Fiorentina e ancora cerca di farmi cambiare idea). Ma lo stupore è dato anche dal fatto che non mi sembravano due passioni così conciliabili, quella del calcio e quella della vita tranquilla di campagna, tra i filari.

Andrea Pirlo però è un giocatore anomalo, di quei signori del calcio che sempre meno spesso si vedono. Posato, tranquillo, raramente invischiato in storie di gossip, mai polemico, un signore in campo. Un professionista. Ed anche per sviluppare questa sua passione, sembra aver mantenuto le stesse caratteristiche. Innanzitutto ha scelto di produrre in una zona poco rinomata, la bassa bresciana, nel piccolo borgo di Coler, vicino alla casa dove è nato. La zona di produzione è la DOC Capriano del Colle, una delle meno conosciute della Lombardia. Il suo è un ritorno alle radici e alla famiglia. Eppure sì che un giocatore del suo calibro avrebbe sicuramente avuto i fondi per investire in zone più glamour, più vistose, e che potessero subito portare alla ribalta i suoi vini.