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Biodinamica e espressionismo

I motivi dell’attuale ricerca di piccolo, diverso e naturale; le somiglianze fra l’espressionismo pittorico e la ricerca di emozioni in vini eroici

Di Donatella Cinelli Colombini

cornoletame-viticultura-biodinamica

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GIOVANBATTISTA VICO, IL VINO E L’ESPRESSIONISMO
Ricordate la teoria dei corsi e ricorsi storici di Gianbattista Vico? Il filosofo sosteneva che la storia si ripete, anche a distanza di molto tempo, con le stesse tre fasi: Divino dominato dai sensi e dall’immaginazione. Eroico con la società dominata dai più forti. Umano, trionfo della ragione con conseguente uguaglianza tra gli uomini e governi dittatoriali o assolutamente democratici.
Senza addentrarsi in considerazioni filosofiche, per le quali non ho ne competenza ne tempo, mi vorrei soffermare sulla costatazione che l’esagerazione, il tirare troppo

matisse-la-danza-espressionismo

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la corda, porta sempre a una reazione, nelle cose grandi come nelle cose piccole.
In pittura la cultura accademica dell’Ottocento aveva soffocato la creatività dentro forme classicistiche creando i presupposti della reazione ed ecco il 1863 il “Salon des Refusés” con gli artisti cacciati dalle esposizioni ufficiali: Manet, Monet, Pisarro, Degas, Renoir… (bei nomi vero! ) per non parlare degli espressionisti come Munch, Matisse … che nel 1905 furono battezzati Fauves cioè belve. Un’esplosione di creatività che ricorda quella del rinascimento a Firenze.

Bicchieri da vino perfetti: bocciati il ballon e il tipo ISO

Il perfetto calice da vino rosso è grande ed ha forma tronco conica, da scartare invece i bicchieri piccoli o di forma rotondeggiante

 

Sommelier: bicchiere da vino rosso

Sommelier: bicchiere da vino rosso

Di Donatella Cinelli Colombini

Il cosiddetto ISO era il bicchiere contenuto nelle valigette che venivano consegnate agli aspiranti Sommelier, io, come tantissimi, altri ho fatto le prime esperienze di degustazione proprio con quelli. Invece, la dottoressa Francesca Venturi e la professoressa Angela Zinnai del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa lo bocciano senza appello. Anche il cosiddetto grand ballon di forma semisferica, che per anni tutte le cantine toscane e piemontesi, hanno comprato a centinaia, risulta poco adatto per l’assaggio del vino.

 

Il brett, la puzzetta che impazza nel vino

Era comunissimo in Francia e quasi sconosciuto da noi fino al 2010, il brett ospite indesiderato delle cantine è l’odore di pelliccia bagnata o di “cacchetta”

Cantina tradizionale

Cantina tradizionale

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Un tempo i perfidi sentori di brettanomyces erano solo nei vini delle cantine poco pulite e con botti vecchie. Noi produttori italiani eravamo sempre attoniti vedendo lavare le barrique con acqua fredda e sanificarle con gli zolfini nelle cantine francesi anche di grande nome. Da noi gli impianti col vapore “stile californiano” per pulire le botti sono arrivati forse prima che oltralpe ma oggi non bastano più a garantire un aroma netto ai vini perché le contaminazioni del perfido bret e il suo terribile figlio, l’etilfenolo,  sono nei mosti.

Un articolo della rivista “VQ” di Raffaele Guzzon Professore di Microbiologia e Tecnica Enologica  alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige ripercorre, dati alla mano, quello che ogni produttore ha visto succedere negli ultimi anni. Il cambiamento del clima verso il caldo ha portato nei tini uve molto “zuccherine” che hanno originato mosti troppo alcolici e poco acidi. Contemporaneamente la riduzione dell’uso di antisettici e anidride solforosa collegato alle nuove istanze salutistiche ha innescato un aumento delle contaminazioni specialmente in chi vinifica naturalmente, senza l’aiuto di lieviti selezionati.

I piccoli mercati del vino diventano quelli più grandi

Dal 2004 al 2011 le esportazioni mondiali di vino sono cresciute del 43% in valore e del 33% in quantità grazie soprattutto ai nuovi mercati

Violante sulla Grande Muraglia

Violante sulla Grande Muraglia

I nuovi piccoli mercati d’importazione pesano per il 22% del totale del vino che gira per il mondo ma stanno crescendo e acquisiscono importanza rosicchiando i grandi mercati tradizionali che, dal 2004 al 2011 hanno perso il 10% della loro quota.   Questo, in sintesi, il risultato dell’indagine effettuata da un team di ricercatori delle Università di Napoli Partenope e Federico II di cui ha fatto parte Eugenio Pomarici, persona che conosco e stimo da anni (“VQ”  luglio 2012 pp. 18-25).

Per chi ama  il vino di alta gamma l’aspetto più interessante dell’indagine riguarda il segmento dei vini imbottigliati che per il 40% è acquistato dai grandi Paesi importatori storici (Germania, UK , USA).  Il loro business è aumentato solo del 6% in sette anni mentre i Paesi nuovi importatori sono cresciuti del 303 %  accaparrandosi il 23% del fatturato totale.  Insomma un velocissimo  boom!

Inoltre sommando il giro d’affari dei piccoli mercati “storici” e dei nuovi, si ottiene un totale (53,5 %) di oltre la metà del business complessivo delle bottiglie. Situazione che di fatto li mette in posizione dominante. Come dire i piccoli hanno ormai una marcia in più!