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Vino, passione e…un nuovo lavoro

Siete dei winelover? Amate il vino e vorreste fare della vostra passione una professione? Sempre di più le cantine oggi ricercano figure nuove da inserire nel proprio organico.

Letto per voi da Bonella Ciacci

winelover

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Fino a poco tempo fa le figure ricercate dalle cantine erano ben specifiche, e limitate a quelle che sono le varie fasi del processo produttivo del vino, fino a raggiungere la sua commercializzazione: enologi, agronomi, cantinieri, operai agricoli capaci di vendemmiare o potare…fino a responsabili commerciali sia per l’Italia che per l’estero.

Ma oggi, per vendere un vino, non basta più soltanto un prodotto di qualità, e dei buoni agenti. La comunicazione, i new media, e l’accoglienza in cantina sono i nuovi settori che si stanno sviluppando sempre di più, facendo nascere l’esigenza di nuove figure professionali. Non a caso, nel sito italiano specializzato nell’incontro domanda/offerta per il lavoro nel settore del vino WineJob.it, tra 8 offerte di lavoro al momento aperte, ben 4 sono riferite al settore marketing. Come non sorprende che tra il personale ricercato negli USA, tramite il sito winejobsusa.com, ci sia una specifica richiesta per i wine enthusiasts. Queste figure dovranno lavorare in modo indipendente, organizzando a casa o comunque privatamente eventi di degustazione, e percepiranno un compenso a percentuale sulla base degli ordini raccolti dopo questi eventi. E non solo. Sono richiesti molti consulenti, la cui mansione principale è accogliere clienti in cantina e presentare e vendere i vini dell’azienda, così come assistenti nelle sale degustazioni, e la principale caratteristica del candidato deve essere una grande passione per il vino e una spiccata personalità entusiasta e coinvolgente. Sono almeno una decina le richieste di questo genere, e questo soltanto tra le prime 50 di 234 totali che ci sono al momento sul sito.

Cantine Aperte e l’Agility DOG

Domenica 25 Maggio al Casato Prime Donne di Montalcino e il soggiorno di vino alla Fattoria del Colle di Trequanda per winelover e i loro cani.

Perché perdersi l’ 0ccasione di una bella giornata dedicata alla nostra passione, il vino, in giro per cantine, lasciando a casa il proprio cane? L’annuale appuntamento di Cantine Aperte, ogni ultima domenica di Maggio, quest’anno al Casato Prime Donne, è dedicato all’amore per la natura in tutte le sue espressioni, dal vino fino ai nostri amici a 4 zampe. Mentre sarà possibile fare un percorso con visita della cantina e assaggio di Sanchimento IGT Toscana Bianco, Cenerentola Orcia DOC e Brunello di Montalcino DOCG, sia da botte che il Riserva 2008, i cani potranno correre tra i filari, oppure provare qualche gioco e ostacolo di agility dog grazie al centro di addestramento S.A.S. Siena sezione GalloNero. Gli addestratori del centro saranno a disposizione tutto il giorno per provare l’agility e fornire consulenza gratuita a chiunque voglia avere qualche consiglio su come educare al meglio il proprio cane.

E se si vuole approfittare della manifestazione per farsi un weekend di relax in agriturismo tra le campagne più belle del sud della Toscana, a confine tra Crete Senesi e Val d’Orcia, la Fattoria del Colle di Trequanda è lieta di accogliervi con un weekend da winelover e doglover. Di seguito la nostra proposta:

Screw cap o tappo a vite, Gianluca Morino lo vorrebbe anche nel Barolo

Il tappo a vite nelle bottiglie di vino: per molti in Italia è ancora un tabù. Intervista a Gianluca Morino, produttore di Nizza (AT), che ha un punto di vista diverso.

Di Bonella Ciacci

Gianluca Morino

Gianluca Morino

Scopro per caso, seguendolo su Twitter e Facebook, che Gianluca Morino, della Cascina Garitina, produttore vitivinicolo a Castel Boglione (AT), 43 anni, con la passione per Barbera e Brachetto, è un forte sostenitore del tappo a vite, o screw cap, e che lo usa. Essendo io della zona dei grandi vini toscani come Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano, dove anche il solo pronunciare il nome di questo tappo equivale ad eresia, mi incuriosisco, e da questa curiosità è nata un’intervista ad un produttore piemontese, altra terra di grandi rossi italiani, che sfida la tradizione.

Gianluca Morino è Presidente dell’Associazione Produttori della Barbera d’Asti superiore Nizza. Appassionato innovatore, crede nell’importanza del digitale per lo sviluppo economico delle aziende agricole; divulgatore dei valori e della bellezza del suo territorio, con l’aiuto del web sta facendo scoprire la Barbera e il Nizza a wine lovers, giornalisti e importatori di tutto il mondo.Nel 2011 è stato ideatore e realizzatore di #barbera2; nel 2013 ha realizzato la tavola rotonda #digitalbarbera.

Bonella Ciacci –  Nel mondo dei produttori sei un innovatore, hai cambiato il modo di raccontare un vino e una cantina, e anche nell’argomento dei tappi, sembri stare al passo coi tempi. Da quando hai iniziato ad usare lo screw cap, ovvero il tappo a vite, o Stelvin?

Gianluca Morino – Credo da sempre fortemente che il vino abbia bisogno di conquistare il posto che gli compete. E per farlo serve innovazione nella

Vera

Vera

comunicazione per invertire la rotta. Ho iniziato ad usare il tappo a vite 2 anni fa per una linea di 3 vini rossi chiamata Vera dal nome di mia figlia Veronica. Un Dolcetto, un Merlot ed una Barbera vinificate in acciaio per esaltare frutto e bevibilità che mi interessa portare sul tavolo dei miei consumatori. Proprio per questo aspetto ho scelto il tappo a vite, per la sicurezza di aver ben riposto tutto il lavoro e tutti gli investimenti che ci sono a monte per produrre un vino.  Non si può mai immaginare la rotazione di un vino e per quanto tempo un consumatore possa conservarlo in cantina prima di gustarlo. Per questo aspetto sono più che tranquillo perché sono fermamente convinto che lo screw cap sia perfetto anche per i vini che devono affinare in bottiglia.

BC – Hai utilizzato lo screw cap per l’intera produzione di un’annata, o ne hai tenuta una parte ancora con il tappo “alla vecchia maniera”, ovvero il tappo di sughero?

GM – Ho imbottigliato l’intera produzione perché quello è il progetto e sarebbe ingestibile un doppio magazzino.