Autorizzare l’arricchimento dei mosti nel 2015? Assurdo!
Uniamoci alla Presidente FIVI Matilde Poggi per denunciare l’uso di mosto concentrato rettificato in un’annata in cui solo chi straproduce può averne bisogno
Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne
Il mosto concentrato rettificato MCR è zucchero d’uva liquido ottenuto da mosti di basso livello mediante l’uso di resine scambiatrici e successiva concentrazione. Arriva soprattutto dal Sud Italia e particolarmente dalla Sicilia che detiene la leadership mondiale di questo prodotto. Serve per l’arricchimento cioè per aumentare la gradazione delle uve poco mature nei Paesi, come l’Italia, dove lo zucchero, vero e proprio, non viene
permesso. Si perché in Francia, ad esempio, le cantine usano il normale saccarosio che costa 5 volte di meno del mosto concentrato.
Già questo dice molto sulla forza di pressione dei produttori di MCR rispetto al nostro ministero. Ma la cosa più sbalorditiva avviene quando, in presenza di un’estate molto calda, con contenuti zuccherini persino troppo alti nell’ uva vediamo Piemonte e Lazio autorizzare l’uso di mosti concentrati rettificati.
Anche la normativa europea limita l’uso dei MCR “ qualora le condizioni climatiche lo richiedano” come nel 1992, nel 2002 e in alcune zone nel 2014 ma non certo nel 2015. Quest’anno le piogge non sono state sufficienti ad abbassare la concentrazione di zuccheri nell’uva che è superiore alla media. E allora? Bastano alcune grandinate che ha causato qualche vendemmia anticipata a spingere i governi regionali a autorizzare l’arricchimento oppure il motivo è un altro?
Matilde Poggi, Presidente FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti),
associazione di cui mi onoro di fare parte, ha mandato lettere indignate agli assessorati regionali chiedendo una revisione delle autorizzazioni all’arricchimento << che porti la stessa pratica ad essere correttamente intesa come una extrema ratio, cui ricorrere solo nelle annate effettivamente estremamente sfavorevoli oppure in aree eccezionalmente colpite da avversità atmosferiche>>.
Giustissimo, una richiesta a cui bisogna associarsi con forza per evitare che l’arricchimento diventi lo strumento per una viticultura e un’enologia scorretta con produzioni enormi e forse persino illecite. Viti stracariche d’uva, vinelli talmente acquosi da non arrivare neanche alla gradazione minima …. Ma costi di produzione nettamente più bassi di chi lavora correttamente e sicuramente una minore salubrità dei vini a tutto svantaggio dei consumatori.
Ecco che noi vignaioli abbiamo ragione di indignarci di fronte alla decisione di alcune Regioni che autorizzano l’uso del mosto concentrato rettificato in un anno in cui forse il problema è proprio l’alto livello di zucchero nelle uve.
Il mondo produce più vino di quanto ne consumi. Gli ultimi dati nel 2011 parlavano di 23 milioni di ettolitri di eccedenze. Poco più di un terzo rispetto agli anni ‘Novanta quando l’enorme squilibrio spinse le autorità europee a imporre le misure che hanno fatto calare la superficie di vigneto nel vecchio continente. Misure penalizzanti e inutili, secondo alcuni, perché negli stessi anni Cina, Argentina, Australia, Stati Uniti, Sud Africa …. Hanno piantato vigneti su vigneti. Tuttavia la presenza di eccedenze mondiali di vino non basta a giustificare la produzione e quindi la commercializzazione del mosto concentrato rettificato anzi, forse aggrava il problema.