
Il vino ha più successo con un nome facile
Sapevamo che i consumatori preferiscono comprare vini con nomi facili da pronunciare ma la nuova scoperta è che si aspettano anche una maggiore qualità
Di Donatella Cinelli Colombini
Provate a dire Agiorghitiko oppure Kékfrankos, come fate a chiedere al Sommelier un vino senza neanche sapere come si legge? Anche se ci riuscite, quanti giorni vi ricorderete una parola così difficile? Ecco perché Malbec, Pinot, Merlot hanno più successo.
Le denominazioni o i vini con nomi facili da pronunciare almeno agli anglofoni, sono avvantaggiati ed hanno oltre il doppio delle probabilità di essere acquistati rispetto a quelli con nomi complicati. In pratica questi ultimi perdono una enorme fetta di compratori potenziali ancora prima di cominciare.
UNA VERA NOVITA’ SUL SUCCESSO DEL VINO
Ma la vera novità è la correlazione psicologica fra la semplicità del nome del vino e la qualità attesa. In pratica tanto più un nome è facile da pronunciare e familiare tanto maggiore è l’aspettativa e ovviamente la propensione ad acquistarlo. La scoperta è stata pubblicata recentemente da Wine Intelligence che ha condotto una sperimentazione su 900 consumatori di diversi stati USA. Per effettuarla sono state usate bottiglie con nomi di fantasia: Jiofrax, Miresa, Vallume e Kiranic.
Sorprendentemente il nome con la pronuncia più facile è anche quello che, il 60% degli intervistati, si aspetta più buono. Ne scaturisce una nuova consapevolezza sull’importanza della scelta del nome e una nuova consapevolezza dell’influenza di elementi psicologici sulle probabilità di successo di un vino.
Sappiamo da tempo che due terzi della qualità percepita di una bottiglia è composta da elementi immateriali cioè da cose totalmente diverse dal liquido contenuto all’interno: prezzo, posizionamento commerciale, packaging, prestigio, notorietà … un insieme di valori che è sempre più importante via via che cresce la quota di mercato detenuta dai nuovi consumatori cioè da quei cinesi, russi, vietnamiti che magari hanno tanti soldi e tanta voglia di mostrare la loro ricchezza ma non altrettanta competenza enologica.
Proprio l’aumento di importanza di questo segmento di consumatori deve essere tenuta presente quando viene scelto un nome, magari storico, ma impronunciabile perché lungo e complicato.
Bisogna ricordarsi che gli USA, con 30 milioni di ettolitri, sono ormai il primo Paese consumatore e la Cina è il quinto posto nel mondo, ma entrambi questi mercati sono in crescita mentre Francia e Italia hanno perso oltre sette milioni di ettolitri di consumi dal 2007 ad oggi. Questo dovrebbe scoraggiare chi intende chiamare il suo vino in modo impronunciabile e ricordarsi il successo di brand come Casillero del Diablo, un nome che ti rimane inchiodato nella mente per sempre. Anche il nostro Cenerentola deve parte del suo successo al nome -cindarella- e alla stretta relazione fra l’etichetta, la storia del vino e la celebre novella. Ovviamente la qualità del vino è importantissima ma purtroppo non basta!