Itinerario turistico in cantina 1
Come creare un itinerario turistico in cantina capace di essere ricordato per sempre: percorso, punti di sosta, accessori, luci, odori, arredi …
Di Donatella Cinelli Colombini, Fattoria del Colle
ITINERARIO DELLE VISITE
C’è una regola da cui partire: i luoghi e le spiegazioni possono essere fredde o calde cioè tecniche o emozionanti. La tinaia dove avviene la vinificazione è, in genere, un ambiente freddo con tanto acciaio, tecnologia, ordine, igiene. La bottaia per la maturazione del vino nei fusti di legno è normalmente un ambiente caldo per il carattere stesso del rovere, la forma armoniosa delle botti, le luci meno forti e gli ambienti più piccoli. Ebbene, anche se questo può causare problemi nella chiarezza delle spiegazioni sul processo produttivo del vino, è sempre meglio iniziare la visita dalle zone della cantina più belle e emozionanti, per creare nei visitatori un atteggiamento entusiasta che li predispone a un legame emotivo con i luoghi e le persone.
Evidentemente l’itinerario turistico in cantina deve essere predisposto in anticipo, se possibile nel momento della progettazione della struttura, perché ha bisogno di diverse aree ampie dove un gruppo di 20-25 persone possa sostare intorno alla guida. Ho scritto 25 persone perché i gruppi di numero superiore sono difficili da gestire da una sola persona e ancora più difficile è instaurare una vera sintonia con i partecipanti. Questo elemento è molto importante perché i turisti in gruppo hanno spesso interessi e competenze diseguali e quindi vanno coinvolti in modo diverso, questo è impossibile se troppi. Ci sono gli “enoturisti per caso”, attratti da aneddoti, e i super esperti di vino desiderosi di sapere tutto sulle sperimentazioni effettuate in cantina. Questi ultimi sono gli unici con cui conviene iniziare la visita dalle zone più tecnologiche. In ogni caso le aree ampie in cui sostare lungo il percorso vanno predisposte e attrezzate in anticipo, con le cose che agevolano la spiegazione.
Esemplifico questo concetto: se la guida vuole mettere in evidenza la bassa produzione dei vigneti, è bene che spieghi questo concetto in un punto dove è possibile vedere le vigne, magari usi una frase semplice sostituendo quella <<i vigneti hanno una densità di 5.500 ceppi ettaro con una resa di 1.200 grammi a pianta>> con una spiegazione che tutti possono capire << nei nostri vigneti ogni vite produce circa quattro grappoli l’equivalente di una bottiglia di vino, questo significa che un ettaro di vigna, cioè una grandezza poco superiore a un campo di calcio, produce solo una sessantina di quintali d’uva>>.
Oltre ad adattarsi agli interessi prevalenti dei diversi tipi di gruppi, il percorso nella cantina deve essere progettato per offrire la comprensione degli elementi che distinguono quella azienda da tutte le altre. Ovviamente questo non sarà così necessario se la cantina ha caratteri di straordinaria unicità e fama ma, nella stragrande maggioranza dei casi, il problema di distinguersi è primario. E’ bene sottolineare che una gran parte di turisti, soprattutto italiani, giudica le cantine <<tutte uguali>> perché, finora, le visite guidate fra le botti si sono concentrate sulle cose che omologano invece che su quelle che distinguono, in altre parole c’è stato poco impegno nel caratterizzare i luoghi e le spiegazioni riguardano soprattutto le specificità produttive delle denominazioni. A Montalcino tali argomenti sono comuni a tutte le 208 cantine produttrici di Brunello. Per questo, quando ho organizzato il percorso turistico al Casato Prime Donne, ho intercalato botti e dipinti con la storia del nostro territorio, cosa che, precedentemente, nessuno aveva mai fatto. Durante la visita la guida spiega la battaglia di Monteaperti e il miracolo della Madonna del Soccorso oltre al rovere dei tonneaux prodotti artigianalmente in Francia e i 2 lieviti
indigeni selezionati nella tinaia del vento. Ne è scaturita una visita diversa da quella proposta dalle altre aziende e sicuramente più divertente, alla quale poi, in 4 punti del percorso, si è aggiunta la musica che accompagna gli assaggi durante le degustazioni itineranti.
Per offrire un’esperienza turistica emozionante bisogna concentrarsi su quello che distingue senza mai, assolutamente mai, dire che gli altri produttori sbagliano a fare diversamente. Criticare il prossimo manda un’ombra negativa anche su chi parla mentre è bene mantenere un clima emotivo favorevole
nei visitatori parlando in termini positivi delle proprie scelte e mettendo in evidenza l’eccezionalità di averle fatte.
Il contenuto delle spiegazioni deve essere dunque un misto di argomenti generali e particolari per offrire una panoramica sulla denominazione e sull’azienda. Nel totale degli argomenti a disposizione della guida, questa deve scegliere i più adatti al gruppo con cui sta lavorando e proporne solo alcuni. Il tempo di attenzione dei turisti è contenuto e diminuisce con la loro competenza: i veri wine lovers ascoltano più a lungo ma gli enoturisti per caso cominceranno a muoversi e a fare fotografie dopo pochissimi minuti. Per questo è sempre opportuno, a ogni tappa del tour fra le botti, proporre per prime le informazioni più utili a caratterizzare l’azienda e per ultimi gli aneddoti. Le spiegazioni, dunque, devono essere ben dosate, precise e concise ma anche coinvolgenti. Il giusto mix fra professionalità e calore è valutabile dalle vendite alla fine della visita. Spesso infatti l’eccessiva espansività porta solo a buoni commenti su TripAdvisor ma non accresce il fatturato aziendale mentre la freddezza non crea un legame emotivo capace di trasformare i turisti del vino in repeaters che tornano e scelgono il brand della cantina prima di ogni altro.
Avere molte informazioni fra cui scegliere rende meno alienante il lavoro degli accompagnatori e evita loro di sentirsi come dei dischi rotti che ripetono incessantemente le stesse cose.
(Continua domani)