Donatella e Trequanda un amore forte
20 anni di delusioni e successi alla Fattoria del Colle. Donatella racconta il cambiamento del territorio di Trequanda e le sue speranze per il futuro
In vent’anni la fatica è stata tanta e anche le delusioni, come quando cercai di convincere i produttori di terracotta, attività di cui Petroio, frazione di Trequanda, ha una tradizione che affonda fino al Rinascimento, di scegliere un marchio collettivo e puntare sul turismo come primo mercato. Ricordo che la presidente del consorzio della terracotta mi disse <<ma se devo stare aperta al pubblico la domenica come faccio a trovare marito?>>. E non fu l’unica reazione negativa. I produttori affissero anche un manifesto contro il sindaco che mi appoggiava e alla fine rinunciammo anche al contributo della Camera di Commercio. Perdemmo una cifra che potrebbe corrispondere a 100.000 Euro di oggi e che vent’anni fa avrebbe permesso di realizzare un’azione importante e probabilmente capace di salvare le fabbriche di terrecotte dal tracollo che hanno avuto negli anni seguenti.
TREQUANDA E LA DOC ORCIA PER UN FUTURO DA VIGNAIOLI
In altri campi invece la reazione positiva c’è stata anche grazie alla nascita della Doc Orcia, la denominazione che riguarda i vigneti sulle colline comprese fra i territori del vino Nobile e del Brunello. Oggi anche a Trequanda c’è la capacità e la volontà di coltivare le viti in modo impeccabile cercando ogni mezzo per accrescere la qualità dell’uva. Un enorme cambiamento rispetto ai primi anni in cui gli operai della Fattoria del Colle lasciavano la vendemmia per andare a cercare i funghi oppure per partecipare al “fierone di Sinalunga”. Nel Novecento la vendemmia arrivava sempre alla metà di ottobre e il fierone era il mio incubo <<ma come si fa a mettere a rischio l’uva migliore per andare al fierone?>>. Per una come me, cresciuta fra le botti di Brunello, era una cosa inconcepibile. Per fortuna adesso la trovano inconcepibile anche loro.
Attualmente esportiamo in 39 Paesi del mondo e, anche se il Brunello della cantina del Casato Prime Donne, ha fatto da traino ai vini della Fattoria del Colle ora questi ultimi hanno cominciato a brillare di luce propria e quest’anno hanno messo a segno un risultato spettacolare: 4 etichette oltre i 93 centesimi su Wine Spectator e Wine Advocate-Robert Parker.
LA GENTE DI TREQUANDA CON MOLTO TALENTO E POCHE OPPORTUNITA’ PROFESSIONALI
La gente di Trequanda è attaccata al proprio campanile. Ama la bellezza del paesaggio che qui è più intatto rispetto a ogni altra parte della campagna Toscana perché più armonioso e meno turisticizzato. I trequandini sono persone industriose e intelligenti ma, purtroppo, quasi tutti i giovani di talento sono costretti ad andare a lavorare fuori. Il paese attraversa una fase difficile: ha chiuso la macelleria del centro storico, il giornalaio, la banca… il negozio di alimentari stenta ad andare avanti. Tuttavia, fra la gente c’è una grande voglia di riscatto che ha solo bisogno di circostanze favorevoli, come quelle create alla Fattoria del Colle, per esplodere. Il paese è dominato da un castello medioevale di proprietà del Fondo Pensioni Cariplo, come l’immensa tenuta agricola intorno e molti immobili del centro storico. Quando finalmente il castello e le case del paese diventeranno un lussuoso albergo diffuso questo darà una spinta decisiva a tutta l’area.
MONTALCINO IN VALDORCIA E TREQUANDA IN VAL D’ASSO
Il confine di Montalcino dista 8 km dal paese di Trequanda e 3 dalla Fattoria del Colle. Una linea invisibile ma che diventa tangibile parlando con la gente. Io amo Trequanda anche se mi sento montalcinese nella mentalità e nei sentimenti, per questo spero che entrambi i territori riescano ad avere il successo che meritano e magari possano fare qualcosa insieme. Infatti Trequanda così come il municipio di San Giovanni d’Asso, fuso da due anni con quello di Montalcino, sono escluse dal Parco della Valdorcia benché siano affini ad esso per storia, cultura, paesaggio, caratteri morfologici, attività economiche prevalenti, tipologia degli insediamenti abitativi…. Affinità che potrebbero essere alla base di un cammino e un destino comune.
Lo strumento c’è perché i territori UNESCO, come la Valdorcia, hanno la possibilità di un border extension che consente loro di progettare insieme ai territori vicini affini.
Voglio sognare: perché non candidarsi tutti insieme, al ruolo di Capitale della Cultura Italiana, per il 2025?