Fra le 10 professioni del futuro c’è il contadino cittadino
In un mondo sovraffollato con tanta tecnologia e poca terra per sfamare tutti potrebbero essere i contadini i nuovi protagonisti delle città
Di Donatella Cinelli Colombini Fattoria del Colle
Niente sfera di cristallo, parlano i futurologi: Graeme Condrington della Tomorrow Today Global e Joe Tankersley della Unique Visions. I 10 lavori che nasceranno nel futuro sono quasi tutti in relazione con la tecnologia e rispecchiano uno stile di vita nuovo in città immense dove le persone saranno sempre più sole davanti agli schermi accesi. Saranno richiesti designer della stampa 3D, progettisti delle case intelligenti ipertecnologhe e specialisti in “protesi neurali” quei congegni
che, per esempio, permettono ai ciechi di percepire il mondo circostante. Ci saranno i professori on line, anzi questo comparto crescerà così tanto da rivoluzionare l’attuale sistema formativo. Altri nuovi professionisti saranno il triber che crea aggregazione via internet, il medico a distanza con il paziente a casa collegato da sensori e il senior carer una sorta di “badante” evoluto per anziani.
All’8° posto, fra le professioni del futuro, c’è il personaggio che ci interessa: il coltivatore urbano. Precede il sex coach e il creatore di realtà virtuali.
Soffermiamoci dunque sul contadino fra i grattacieli. La moda dell’orto nel terrazzo, dei pomodori coltivati nel sacchetto di terra appeso in cucina è in piena espansione anche se le analisi degli ortaggi nati in mezzo al traffico urbano sono tutt’altro che buone, soprattutto riguardo al contenuto di metalli. Tuttavia è probabile che le produzioni domestiche continuino anzi che aumentino nel futuro, ma ci saranno forme di coltivazioni urbane meno artigianali, più estese e tecnologiche.
Se infatti attualmente, le produzioni agricole cittadine, rispecchiano un bisogno di naturalezza, di manualità, di ritorno alla terra, quasi come un antidoto al cemento e all’alienazione del vivere in città, nel futuro i problemi da risolvere saranno altri e molto più grossi.
Nel 2030 la popolazione mondiale supererà gli 8 miliardi quadruplicandosi in un solo secolo (era 2 miliardi nel 1930) mentre le superfici coltivabili si sono progressivamente ridotte anche per effetto del riscaldamento globale e della conseguente desertificazione. Solo in Italia abbiamo perso 5 milioni di ettari coltivabili negli ultimi 3 anni. Una situazione preoccupante e problematica che trova nei nuovi contadini di città una piccola ma importante risposta. Anzi è probabile che questi
professionisti siano fra i più richiesti nei prossimi 10 anni. Non pensiamo solo al nonnetto che andrà in città con la sua Ape carica di zappe e piantine di pomodori per insegnare a ingegneri, medici e avvocatesse come coltivare l’orticello in mezzo ai grattacieli. Accanto alla rivalutazione del contadino “scarpe grosse e cervello fino” immaginiamoci ingegneri-agronomi capaci di coltivare campi verticali simili a quelli del padiglione USA all’Expò di Milano.
Sogno un futuro in cui noi contadini arriveremo in città accolti come rock star … impossibile? Staremo a vedere!