
Il vino è un affare di famiglia?
Gioie e dolori delle cantine di famiglia. Appartenere a una dinastia del vino offre maggiori prospettive di immagine e di durata nel tempo sempre che non si litighi

Lucia Buffo intervista Lunelli, Boscaini, Soldati, Nonino, Antinori
di Donatella Cinelli Colombini
Mi casca l’occhio su un articolo di Wine Searcher, il super portale neozelandese che pubblica i prezzi dei vini di tutto il mondo nelle migliori rivendite di tutto il mondo, insieme a articoli sempre interessantissimi. Il titolo è “Family Wine affair a Risky Business” ed è scritto da Margaret Rand.
FAMIGLIE DEL VINO STORIE DI NOBILTA’ E LITIGI
Io sono parte di una wine family, i miei vigneti sono sulla terra dei miei antenati almeno dalla fine del Cinquecento, e quindi la cosa mi riguarda. Leggendo il pezzo della Rand si capisce che

Gaja e Antinori a capo di due celebri famiglie del vino
la mia è una situazione privilegiata che ingenera un maggior apprezzamento del brand e del vino. Tuttavia il proverbio “parenti serpenti” si adatta alla lettera a moltissime dinastie del vino particolarmente conflittuali. Gli esempi nell’articolo sono espliciti e iniziano con i miei lontani parenti Biondi Santi, continuano con gli Alvarez di Vega Sicilia, per arrivare ai Mondavi dove Robert ha raccontato gli scontri, anche fisici, in un libro autobiografico.
LE ASSOCIAZIONI DELLE FAMIGLIE DEL VINO
Proprio la difficoltà nel creare coesione fra i membri dei casati storici del vino e il bisogno di consigliarsi a vicenda, li ha spinti a unirsi in sodalizi come la Primum Familiae Vini nato 25 anni fa e composto dal vero Gotha dell’enologia mondiale: Marchesi Antinori, Baron Philippe de Rothschild, Joseph Drouhin, Egon Müller Scharzhof, Famille Hugel, Champagne Pol Roger, Famille Perrin, the Symington Family Estates, Tenuta San Guido, Familia Torres, Vega Sicilia and Clarence Dillon. Ovviamente non è l’unico sodalizio, esistono aggregati con scopi eminentemente commerciali oppure legati da obiettivi comuni come le Famiglie dell’Amarone che si sono opposte al Consorzio della Valpolicella.
EREDI PER FORZA NELLE FAMIGLIE DEL VINO

Incisa della Rocchetta Tenuta San Guido Sassicaia Bolgheri
C’è poi un altro aspetto da considerare nelle imprese familiari del vino: fino a qualche anno fa imponevano ai primogeniti maschi di ereditare le vigne anche quando avevano voglia di fare tutt’altro. In Alto Adige il Maso Chiuso è forse l’espressione più dura di questa tradizione perché solo dal 2017, in base a una sentenza della Corte Costituzionale, i figli maschi e femmine hanno acquisito gli stessi diritti mentre prima il maso andava di diritto al figlio primogenito.
Il risultato era di mettere in mano la conduzione di questi beni anche a chi non desiderava dedicarsi ad essi e, nel caso del vino, finiva per produrre bottiglie mediocri. Pochi giorni fa Angelo Gaja mi diceva <<tanti mi dicono che in una cantina deve esserci un solo leader ma io che ho tre figli come faccio a sapere chi è più adatto per diventarlo? L’unica soluzione è che vadano d’accordo>> e in effetti scegliere il “predestinato” come avveniva un tempo, ha ingenerato più danni che benefici.
PERCHE’ LE FAMIGLIE DEL VINO PRODUCONO GRANDI BOTTIGLIE E GRANDI UTILI
Dopo aver esaminato gli elementi negativi guardiamo quelli positivi che sono più di quanti ci si aspetterebbe. Riguardano l’impegno il forte radicamento nel territorio per cui è frequente l’impegno delle famiglie storiche del vino, nello sviluppo locale e la progettualità a lungo termine che, rispetto ai manager delle Spa, pone meno importanza ai bilanci semestrali rispetto alle prospettive future di figli e nipoti.
E’ proprio questo che crea un’aurea intorno alle cantine di famiglia e il motivo del loro successo anche economico. Se infatti andiamo a vedere la classifica delle grandi cantine italiane redatta da Anna Di Martino ci accorgeremo che 17 delle aziende del vino più performanti sono proprio “affari di famiglia”.