C’è MalvaziJa e Malvasia! Alla scoperta del vino dell’Istria
Istria, dove il Refosco diventa Terrano e la Malvazija istriana ha profumi raffinati, complessi e diversi della modesta Malvasia coltivata in Toscana
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’Istria croata non confina con l’Italia eppure in nessun luogo estero ti senti così a casa. Per arrivarci bisogna superare Trieste, comprare la vignetta (15€ per una settimana), traversare in autostrada 30 km di Slovenia e entrare in Istria con direzione Pola.
Gli abitanti sono belli e alti come i friulani e altrettanto ospitali. Parlano italiano con noi e veneto fra loro. La costa è una sequenza di penisole, insenature con porticcioli pieni di pescherecci, spiagge e piccoli paesi costruiti intorno ad altissimi campanili che svettano come birilli appuntiti, quasi a ricordare la dominazione della Serenissima Venezia. Paesi di piccole case e stradine serpeggianti, osterie e mercatini all’aperto. In campagna ci sono tantissimi oliveti di cultivar leccino che danno oli profumati di altissimo livello. I vigneti sono tanti: vecchi, molto vecchi e nuovi. Sono piantati su terre bianche per dare vini giovani di grandi profumi e su terre rosse per vini più potenti e adatti all’invecchiamento.Il nostro mentore nella scoperta del vino istriano è Glauco Bevilacqua un friulano con passato in Australia
che anima lo Slow Food in Croazia e a Cittanova è il punto di riferimento della comunità e della cultura italiana. E che comunità … qui ha la sua casa al mare anche Riccardo Illy. Con Glauco facciamo grandi assaggi, incontri e cene degustazione memorabili, oltre a visite nelle vigne e nelle cantine. Insomma un viaggio nel vino a tutto tondo.
La protagonista dell’enologia istriana è la Malvazija, un bianco che negli ultimi 10 anni ha avuto una crescita qualitativa verticale. Da giovane ha aromi primari inebrianti e in bocca, nelle migliori tipologie –come quelle del Presidente dei viticultori Moreno Ivancic, si esprime con intensità, armonia e un finale di mandorla amara che, sebbene forse troppo pronunciato, è apprezzato dai consumatori croati. Dopo un anno o due la Malvazija si arricchisce di aromi balsamici di grandissima finezza e, dopo cinque, dimostra una spettacolare tenuta.
Più complicato il Terrano che molti considerano una varietà del nostro Tefosco. Al naso richiama un amarone
giovane giovane mentre in bocca, la tannicità troppo pronunciata e quasi verde, fa sperare in qualche ripensamento sui processi produttivi. A tavola però il Terrano accompagna magnificamente gli straordinari salami istriani fatti a mano. Che salumi, solo nell’infanzia ho gustato qualcosa di simile: maestria artigianale, lunga stagionatura, personalità …. Stupendi! Siamo in una terra ricca di tartufi bianchi e asparagi selvatici … due prelibatezze che, da sole, valgono il viaggio. A tavola la cucina istriana si manifesta con pochi fronzoli e molta sostanza, ecco due esempi del ristorante Atelier di Buje: risotto con funghi finferli e salsiccia, fagiano con prugne, fichi e carote sulla polenta. Due piatti straordinari che rendono onore a una tradizione gastronomica i cui esponenti più celebri sono Lidia e Joe Bastianich.
Io e mio marito Carlo Gardini ripartiamo innamorati di questa terra che ha cambiato nazionalità quattro volte in cento anni e forse per questo ha l’orgoglio di essere prima di tutto Istria.