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Tiziano Gaia, la Guida dei vini d’Italia vista dal di dentro

Un racconto pieno di aforismi e di retroscena anche imbarazzanti sulla Guida dei Vini del Gambero rosso, Slow Food, Saloni del Gusto, Terra Madre e Pollenzo

Di Donatella Cinelli Colombini

Tiziano-Gaia-Stappato-un-libro-dissacrante-e-rivelatore-del dietro-le-quinte-delle-guide-dei-vini

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Tiziano Gaia è stato assaggiatore e vicecuratore della Guida ai Vini d’Italia fino alla scissione con Slow Food nel 2009 anno in cui anche Gaia decise di lasciare Bra e gli “assaggi seriali”.
Il libro Stappato – un astemio alla corte di re Carlo ( Baldini Castoldi pp. 327 € 18) è il racconto di questa esperienza da parte di chi l’ha vissuta dal di dentro. Un racconto sincero, forse anche troppo, un racconto che fa vedere il mondo del vino italiano da un punto di vista diverso e alla fine sorprende. Per questo vi consiglio di leggerlo.

TIZIANO GAIA E I SUOI AFORISMI SUL VINO

Trabocca di parole, un fiume di parole che spesso cercano di stupire, affascinare e (permettetemi la cattiveria) autocompiacersi in un italiano bello, ricco e iperbolico. Gli aforismi sono spettacolari e susciterebbero l’invidia di Oscar Wilde. Eccone alcuni. Sull’effetto liberatorio del vino <<più Supertuscan, meno super io>> sul nuovo sentimento ecologista <<il bio presto si è arrogato il compito di smacchiare tutti i peccati dell’epoca enologica precedente>> cioè di un ambiente viticolo <<violato da decenni di massacri sistemici e

Tiziano-Gaia-Stappato-Un-astemio-alla-corte-di-re-Carlo

Tiziano-Gaia-Stappato-Un-astemio-alla-corte-di-re-Carlo

sistematici>>.
Su sé stesso e la sua esperienza di assaggiatore per la guida dei vini più importante d’Italia, con la coda di inviti esclusivi e personaggi celebri <<com’è possibile non smarrire il senso comune del vivere, vivendo tanto fuori dal comune?>>. Sul fenomeno Prosecco <<da bollicina a bolla non v’è che un passo>> ….

IL RACCONTO DEL BAROLO E DELLO SLOWFOOD COME NON LI AVETE MAI LETTI

Il racconto è decisamente divertente all’inizio quando descrive la storia del Barolo e la community di via della Mendicità Istruita sede di Slow Food con gli “inBranati” cioè la componente autoctona che faceva riferimento diretto a Carlin Petrini perché condivideva con lui l’origine di Bra e i “brastardi” cioè le seconde schiere che mal sopportavano la sudditanza rispetto alla razza pura slowfoodiana.

LA GUIDA DEI VINI D’ITALIA DEL GAMBERO ROSSO RETROSCENA AGRODOLCI

La parte relativa al dietro le quinte della “Guida dei Vini” del Gambero Rosso è sconvolgente. Tiziano Gaia passa da astemio a giudice della più importante guida dei vini d’Italia in un anno. Colpisce la contiguità con alcuni produttori << i problemi sono insorti quando abbiamo smesso di rivolgersi “a” e iniziato a parlare “con” i viticultori, annullando la necessaria distanza che dovrebbe separare chi giudica da chi è giudicato>>.
Una distanza che ho sempre rispettato ma che leggendo il libro di Gaia mi ha fatto sentire una cretina perché mentre i miei colleghi facevano serate esagerate creando forti legami con i curatori delle guide io mi limitavo a contatti molto rispettosi quanto inutili. Si perché l’effetto moltiplicatore di profitti innescato dai tre bicchieri è quantificato da Gaia nella cifra astronomica di 20 milioni di Euro a edizione e corrisponde all’aumento del prezzo dei vini premiati.

Lettera di Cernilli a Petrini ed è grande polemica

Bastano 30 righe di Cernilli a Petrini e scoppia una tempesta, tutta l’Italia del vino ne parla. Anche se, nella lettera, c’era più nostalgia che critica

Daniele Cernilli e Donatella Cinelli Colombini

Daniele Cernilli e Donatella Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini

Daniele Cernilli scrive a Carlo Petrini <<cos’è ora la guida SlowFood ?>>. Ma se Carlo Petrini scrivesse a lui chiedendo <<cos’è ora la guida dei Vini d’Italia del Gambero Rosso>> potrebbe rispondere? Questo è il punto, perché i due grandi patriarchi delle guide enologiche italiane hanno lasciate orfane le loro creature Gambero Rosso e Slow Food – Slowine. Entrambi hanno preso strade diverse e per questo suona strana la domanda di Cernilli <<io temo, Slow Food, di non capirlo più>>. Potrebbe infatti fargli la stessa domanda Carlin e concludere con la stessa frase <<Però volevo dirtelo, anche se non mi aspetto risposte>> .

Carlin Petrini

Carlin Petrini

Tanto tempo è passato dal periodo eroico in cui lottavano fianco a fianco <<contro il vino che odora di merda di pollo>> come tuonava Carlin Petrini a Vignale Monferrano nel 1995 o giù di li, contro <<chi considera tipicità quella puzza>>. Ricordo benissimo quel giovane idealista che trascinava con i suoi discorsi carichi di passione e convinzione. In quel momento il suo messaggio era qualcosa di nuovo, di coraggioso, esprimeva la voglia di sprovincializzarsi e andare per le vie del mondo con la speranza di farcela.
Ricordo anche Daniele Cernilli, con la giacca, il gilè e la cravatta. Filosofico e professorale. Era riflessivo e sottile nel ragionamento quanto l’altro era irruento. Paradossalmente sembrava più piemontese Cernilli, che invece era romano. Eppure sono stati le due metà di uno stesso progetto, quello di dare alle cantine italiane il coraggio di puntare verso la qualità.

Dove mangiare in terra di Siena

Smart, con un design fresco e pronta per i nostri ospiti: ecco la Mappa Golosa, dove mangiare in terra di Siena

di Alice Bracciali, Fattoria del Colle

Dove mangiare in terra di Siena

Dove mangiare in terra di Siena

Qualità gastronomica  e Toscana vanno a braccetto come il pane col pomodoro, il cacio con le pere,  il Vin Santo con i cantuccini. È proprio la qualità la carta vincente della Toscana che, con 26 prodotti certificati DOP e IGP, 465 prodotti alimentari tradizionali e 23 presidi Slow Food, richiama sempre più  turisti stranieri e italiani nelle tavole imbandite dei ristoranti della regione. 2.875 gli esercizi di ristorazione premiati da Trip Advisor e la leadership nazionale con 533 esercizi premiati Hall of Fame (ovvero i 5 volte vincitori consecutivamente dei certificati di eccellenza). Insomma in fatto di ristorazione e gastronomia la Toscana è una vera fuoriclasse. Ma qual è il segreto di questo successo? Sicuramente la presenza sul territorio di aziende medio-piccole che curano con molta attenzione l’intera filiera e la possibilità per i ristoranti di poter accedere a cibi genuini e prodotti vicino al luogo di consumo, rendono l’offerta toscana quasi imbattibile. La ricchezza della produzione regionale è poi affiancata a location spettacolari, panorami mozzafiato e a quell’autenticità che hanno esportato il sogno-toscano in tutto il mondo.

La disobbedienza civile dei coraggiosi vignaioli FIVI

Con la FIVI–Federazione italiana Vignaioli Indipendenti contro il divieto di scrivere nei siti e nei depliant delle cantine il nome della propria regione

Matilde Poggi Presidente Fivi

Matilde Poggi Presidente Fivi

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Per chi ha anche agriturismo o turismo del vino è la catastrofe
Questa è una novella inventata ma spiega bene la realtà: c’era una volta una famiglia contadina che con tanti sacrifici ha comprato il podere Albabella a Cinigiano. Ha piantato la vigna e ha trasformato il fienile e la stalla in appartamenti agrituristici con bellissimo panorama. Pian piano il podere Albabella vince dei premi e inizia la commercializzare il suo vino DOC Montecucco con il proprio marchio. Ma ecco il Regolamento Europeo 1308/2013 recepito dall’articolo 53 (titolo III) del Testo Unico della vite e del vino che impedisce di scrivere la parola Toscana nel sito, nei depliant e in ogni altra comunicazione del podere Albabella.
Risultato: L’azienda Albabella va in rovina.
Quanti conoscono il paese di Cinigiano o la denominazione Montecucco? Il turista che vuole andare in vacanza in Toscana verrà attratto dagli agriturismi delle aziende che non producendo vino, possono scrivere il nome della regione nel loro sito internet e dunque sono rintracciabili con internet. Albabella invece diventa un desaparecido cioè sparisce.
Assurdo?

Vino vino delle mie brame, qual è il tappo migliore del reame?

Una costante delle discussioni del mondo del vino è la spinosa questione del tappo, tra sostenitori del sughero e dello screw cap.

Letto per voi da Bonella Ciacci

tappo di sughero vs. tappo a vite

tappo di sughero vs. tappo a vite

Seguendo Marilena Barbera (@marilenabarbera) e il produttore proprietario di Cascina Garitina, Gianluca Morino (@gianlucamorino) su Twitter, leggo alcuni giorni fa di un’interessante ma accesa discussione che si è scatenata sul social network per via di un articolo di Slow Food dove si riportano le idee di Robert Parker. Il celebre e stimato esperto di vino del Wine Advocate sostiene che entro il 2015 il tappo di sughero sarà in minoranza sul mercato mondiale.

Da queste poche parole, quasi lapidarie per il povero tappo tradizionale, si scatena una guerra a colpi di posizioni forti, sostenute da una parte da chi protende per abbracciare le nuove tecnologie, come lo screw cap, che garantiscono l’eliminazione di rischi come l’ossidazione, e dall’altra chi invece difende tradizione, gestualità, poesia e “rischi naturali da mettere in conto”. L’articolo di Slow Food, che ha anche un programma per sostenere la produzione del sughero, si schiera nettamente dalla parte del tappo tradizionale, riportando i dati di uno studio dall’Associazione portoghese del Sughero (Apcor): l’85%  dei 2001 intervistati vede nel tappo di sughero simbolo di alta qualità e prestigio. Idea comune e anche condivisibile, visto che i più grandi vini del mondo (da un Brunello Biondi Santi ad un Pétrus, sono rigorosamente tappati in sughero), ma il punto è forse un altro. Per sostenere strenuamente questa immagine, non stiamo perdendo di vista la qualità e la preservazione del vino?

Con un calice di vino ed il naso all’insù

10 Agosto 2014, Calici di stelle, tante animazioni “Nel blu dipinto di blu” a Castiglione d’Orcia: tasting di grandi Orcia, Sala d’Arte e dolci appena sfornati

Calici di stelle Orcia Doc Castiglion d'Orcia

Calici di stelle Orcia Doc Castiglion d'Orcia

Sarà la parola “degustazione” il fil rouge che accompagnerà l’evento Calici di Stelle 2014, organizzato dal Comune di Castiglione d’Orcia in collaborazione con il Consorzio e la Strada del Vino Orcia .
Dalle ore 18:00 fino a tarda notte, il centro storico dell’antico castello della famiglia Aldobrandeschi si animerà di grandi degustazioni con inizio nei banchi di assaggio dei vini DOC Orcia. <<Un’occasione imperdibile per conoscere i produttori che serviranno personalmente i loro vini, illustrandone le caratteristiche e la passione che contraddistinguono queste eccellenze del nostro territorio>> spiega il Presidente del Consorzio Vino Orcia, Donatella Cinelli Colombini. Ecco le cantine partecipanti: Marco Capitoni, Il Pero, Az. Agr. Trequanda, Val d’Orcia Terre Senesi, OLIVI – Le Buche, Poggio al Vento, Bagnaia, Donatella Cinelli Colombini, Campotondo, Sasso di Sole e La Canonica.
Da non perdere l’iniziativa “Arte, vino e dolcezze” promossa da Fondazione Musei Senesi tramite i Museum Angels; le prelibatezze della Pasticceria Scheggi e i vini Orcia, nella Sala d’Arte San Giovanni, accompagneranno la visita alle splendide opere di Simone Martini, Pietro Lorenzetti e Vecchietta, il pittore che nacque a Castiglione nel 1412.

C’è MalvaziJa e Malvasia! Alla scoperta del vino dell’Istria

Istria, dove il Refosco diventa Terrano e la Malvazija istriana ha profumi raffinati, complessi e diversi della modesta Malvasia coltivata in Toscana

Novigrad Istria Convento benedettino

Novigrad Istria Convento benedettino

Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’Istria croata non confina con l’Italia eppure in nessun luogo estero ti senti così a casa. Per arrivarci bisogna superare Trieste, comprare la vignetta (15€ per una settimana), traversare in autostrada 30 km di Slovenia e entrare in Istria con direzione Pola.
Gli abitanti sono belli e alti come i friulani e altrettanto ospitali. Parlano italiano con noi e veneto fra loro. La costa è una sequenza di penisole, insenature con porticcioli pieni di pescherecci, spiagge e piccoli paesi costruiti intorno ad altissimi campanili che svettano come birilli appuntiti, quasi a ricordare la dominazione della Serenissima Venezia. Paesi di piccole case e stradine serpeggianti, osterie e mercatini all’aperto. In campagna ci sono tantissimi oliveti di cultivar leccino che danno oli profumati di altissimo livello. I vigneti sono tanti: vecchi, molto vecchi e nuovi. Sono piantati su terre bianche per dare vini giovani di grandi profumi e su terre rosse per vini più potenti e adatti all’invecchiamento.

Oscar Farinetti il visionario e suo figlio Eataly

“La gallina fa l’uovo e poi dice coccodè: è lei che ha inventato il marketing” questo è il punto di partenza del libro in cui Oscar Farinetti racconta Eataly

Jovanotti e Farinetti

Jovanotti e Farinetti

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Leggendolo si è indecisi se chiedergli di allenare la nazionale di calcio o candidarsi alla Presidenza della Regione Piemonte. Ora, che le elezioni sono alle porte, propenderei per la seconda ipotesi. Se c’è uno che può trasformare il Piemonte in una regione “avanti” che ama il nuovo e lo cavalca, è lui. Anche se indossa sempre un maglione girocollo, come quello di Marchionne, non gli assomiglia affatto. Anzi direi che, se  Sergio suscita preoccupazione, il simpatico Oscar emana entusiasmo.
Il libro Coccodè ( Giunti pp. 263 € 28) è il racconto di come e perché ha creato Eataly. Non dice che prima aveva fatto UniEuro e l’esperienza dei suoi 100 negozi gli ha permesso di concepire Eataly, non dice che si chiama Natale e non Oscar, insomma è tutt’altro che un libro autobiografico. Spiega invece che i valori etici, condivisi e universali sono alla base di ogni progetto rivoluzionario e soprattutto del successo.

Bambini e Millennials cambiano i consumi nel vino

I bambini spingono i genitori verso scelte ambientaliste, i Millennials disertano i supermercati e le grandi marche e lo shopping del vino torna in cantina 

Millennials

Millennials

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
A 3 anni il bambino fa le prime richieste, a 4 riesce a farsi comprare quello che vuole. In un’epoca di crisi economica la capacità dei piccoli di influenzare le scelte dei genitori arretra di fronte al bisogno di risparmiare. Tuttavia sono proprio i giovani che spingono le famiglie verso scelte ambientaliste, come il km 0 e questo finisce per influenzare anche gli acquisti del vino. Ma la vera svolta riguarda i Millennials. Uno studio di Jefferies e Alix Partners ha rivelato che la generazione nata dopo il 1980, adotta uno stile di consumo diverso dalle precedenti. Insomma dopo decenni di spesa al supermercato e predominio delle marche si cambia strada. Maggiore attenzione all’ambiente e alla salute, uso continuo del web e acquisti in campagna o al negozio bio che vende solo alimenti fatti in zona. La grande marca è presa in considerazione solo quando c’è una promozione oppure la ricarica del telefonino.

Forza Susanna ti vorrei in Parlamento

Susanna Cenni è stata un grandissimo assessore regionale al turismo e poi all’agricoltura, come Deputato si è occupata di donne e Toscana

On. Susanna Cenni e Marzia Tempestini

On. Susanna Cenni e Marzia Tempestini

Giovane, corretta, instancabile e generosa, questa è Susanna Cenni, la persona che vorrei tornasse in Parlamento a rappresentare la terra senese.
Ha 49 anni, è una bella donna, minuta e sorridente. Veste in modo semplice ma colorato, ha un modo di gestire e parlare pacato ma deciso. Adora viaggiare, anche da sola, in Paesi di antica civiltà dove il turismo di massa non è ancora arrivato. Se hai bisogno e le telefoni non ti lascia mai sola.
Le sue radici sono a Montalcino anche se vive a Poggibonsi. Dal 2000 al 2008 è stata assessore regionale al turismo e poi all’agricoltura. Gli operatori turistici e i consorzi dei vini toscani ancora la rimpiangono.
Gli anni del suo assessorato sono quelli in cui la Toscana vinceva i premi internazionali come TOP destination. Susanna Cenni ha puntato sull’identità forte, un mix di unicità e eccellenza: cultura, paesaggio, luoghi e tradizioni ma anche filiera corta, sostenibilità, prodotti DOC-DOCG-IGP-DOP e presidi Slow Food … E’ l’immagine che ha sfondato e ancora trascina il brand Toscana nel mondo.