
Francigena una via per viaggiare con l’anima
I Lions diventano supporters dei pellegrini che percorrono la storica strada da Canterbury a Roma. Consegnato il totem al Lions Club Montalcino La Fortezza
Visto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Nel medioevo le strade romane andarono in rovina, ponti crollati, buche, frane …ben presto diventò impossibile percorrerle con i carri. Poi l’ostilità fra longobardi e i bizantini complicò la viabilità e diventò impossibile andare da Firenze a Bologna. Per questo, intorno al VIII secolo, nacque un percorso alternativo che lasciava le vie consolari a Nord di Siena e andava verso Luca traversando l’Appennino in direzione di Piacenza per poi saliva verso i valichi alpini. Si trattava di sentieri, spesso piuttosto stretti e anche non lastricati, che venivano chiamati via Francisca, Romea o Franchigena perché portavano in Francia.
Passavano eserciti, mercanti, sovrani ma soprattutto pellegrini desiderosi di salvare l’anima con un viaggio verso la tomba di San Pietro. La prima testimonianza scritta è del 990 quando il Vescovo Sigerico andò da Cantembury a Roma per ricevere il “pallium” segno del suo ministero. Indicò nel suo diario le 79 tappe del percorso che oggi vengono prese come indicazione per il pellegrinaggio moderno.
Un percorso rigenerante dello spirito, un viaggio dentro sé stessi prima ancora che verso il centro della cristianità. Perché aiuta l’uomo moderno a pensare in modo più alto, a ritrovare i valori e i significati del vivere. Per questo il cammino lungo la via Francigena è diventato importante anche per chi non crede, anche per chi cerca motivazioni e ha bisogno di interrompere la vita quotidiana riempiendola di una nuova ricchezza interiore.
Per dare una risposta a questi bisogni la Chiesa, il Ministero, il Consiglio d’Europa e soprattutto un’associazione di enti locali AEVF lavorano dal 2001 per organizzare l’accoglienza e segnalare il percorso con mappe e cartelli.
A Sud si Siena la Francigena attraversa il tratto più bello; quello più ricco di paesaggi,
arte e città d’arte. Percorrerlo a piedi è un modo per scoprire la parte più intatta della Toscana, rivivere l’esperienza di migliaia di uomini e donne che, nei secoli, hanno cercato risposte alle stesse ansie, sollievo alle stesse sofferenze e hanno visto, con stupore e ammirazione, la campagna capolavoro iscritta nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Non esiste un solo tracciato e, particolarmente a Montalcino le direzioni sono due: quella che passa da Torrenieri e si dirige a San Quirico d’Orcia a latere della via romana Cassia e quello che sale verso Montalcino e poi va vero Sant’Antimo e quindi traversa l’Orcia sbucando verso Castiglion d’Orcia e Bagno Vignoni. Il primo è un percorso impegnativo di 27 km da Ponte d’Arbia a San Quirico dove c’è un ostello e la possibilità di pregare sulla tomba di un antico pellegrino: Enrico di Nassau capostipite della famiglia regnante d’Olanda che morì lungo la via Francigena nel 1451 ed è sepolto nella Collegiata, una splendida chiesa in travertino con portali della fine del Duecento.
Chi invece percorre più lentamente la via Francigena con l’intenzione di fermarsi lungo il
cammino per capire i territori traversati, riflettere e (speriamo) pregare dovrebbe salire verso Montalcino. Presto sarà pronto un ostello nell’ex convento di Sant’Agostino, attualmente il luogo per pernottare è presso l’Abbazia di Sant’Antimo a 5 km da Montalcino in direzione della tappa successiva. Qui sarebbe importante fermarsi e arricchire il proprio spirito. L’abbazia è abitata da una comunità di frati che accolgono moltissimi giovani e persone desiderose di esperienze spirituali profonde.
Per questo il Lions Club Montalcino La Fortezza ha deciso di collocarci il totem che consente ai pellegrini in difficoltà di chiamare i Lions di Montalcino. Con l’iniziativa dei totem i Lions diventano supporter e quasi “ausiliari” della Via Francigena offrendo gratuitamente il loro aiuto a chi percorre la storia via.