
I 5 VINI ITALIANI PIU’ CERCATI ONLINE
Pochi vini calamitano l’attenzione – Sassicaia e Tignanello – ma la ricerca online delle bottiglie italiane è in calo del 23%, frenano anche Toscana e Piemonte

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di Donatella Cinelli Colombini
I 5 vini che acchiappano l’attenzione dei wine lovers sono nell’ordine Sassicaia della Tenuta San Guido, Tignanello dei Marchesi Antinori, Ornellaia e Masseto dei Frescobaldi, poi ancora Antinori con Solaia. Un predominio toscano che si conferma scorrendo fino al decimo posto dove ci sono solo due piemontesi: Conterno Monfortino e Gaja Barbaresco.
CLASSIFICA DEI 5 VINI PIU’ CERCATI ONLINE
Nome del vino Punteggio
Tenuta San Guido Sassicaia Bolgheri 94
Marchesi Antinori Tignanello Toscana IGT 93
Ornellaia Bolgheri Superiore 94
Masseto Toscana IGT 95
Marchesi Antinori Solaia Toscana IGT 95

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La classifica viene da Wine Searcher il portale fondato nel 1999 con base in Nuova Zelanda, in cui sono pubblicate 6 milioni di offerte commerciali provenienti dai wine shop di tutto il mondo. Insieme ai prezzi c’è una sorta di enciclopedia vitivinicola online, che esplora tutta le regioni vinicole e le varietà d’uva. Wine-Searcher fornisce anche statistiche sull’utilizzo della piattaforma e per questo viene considerato un punto di osservazione privilegiato e attendibile sulle tendenze e l’evoluzione del mercato del vino.
LE DUE FACCE DELLA FAMA: CRESCONO I GIA’ NOTI CALANO LE RICERCHE SUL VINO ITALIANO
L’articolo sui vini italiani più cercati on line è frutto di una di queste statistiche. L’autore Don Kavanagh inizia chiedendosi <<L’Italia torna a volare alto tra gli amanti del vino, ma rischia di perdere la sua diversità?>. La frase riguarda le due facce della medaglia molto diverse, che emergono delle statistiche sulle ricerche online nel portale WineSearcher. Da un lato la faccia sorridente delle cantine più popolari. I top wine italiani non sono mai stati così in alto come negli ultimi 5 anni << Appassionati, collezionisti e critici hanno riversato plausi, amore e denaro sui vini provenienti dallo stivale d’Europa>>. L’altro lato della medaglia è triste perché il resto dei vini italiani sta perdendo smalto. <<Nel suo mercato di esportazione più importante, gli Stati Uniti, le ricerche di vini italiani sono leggermente diminuite rispetto all’anno precedente. Alcune delle regioni più colpite hanno subito brusche frenate: la Toscana ha ridotto la sua quota di ricerche totali del 9,2 %, mentre il Piemonte è scesa dell’11,2 %. Il Veneto ha perso l’11%, mentre la Sicilia ha un calo del 30 % della sua quota di ricerca di vini rossi e del 20% sui rosati. I bianchi friulani scivolano giù dell’11 %, mentre le ricerche frizzanti venete (Prosecco, in sostanza) perdono il 23 %>>.
CHI SONO LE CELEBRITA’ DEL VINO ITALIANO
I primi cinque della lista non sono cambiati dal 2018. Otto dei primi dieci sono toscani. Sette di essi sono Supertuscan o nascono come Supertuscan (Sassicaia) per il resto ci sono il Barolo Monfortino, il Barbaresco di Gaja e il Brunello Biondi Santi. Nell’insieme la lista è composta dai <<soliti noti>>cioè le celebrità del vino che ogni appassionato conosce. Da questa apparente immobilità nasce la provocazione di Don Kavanagh. Secondo lui l’Italia del vino deve riuscire a illuminare tutta la sua migliore produzione spostando i riflettori che ora sono puntati sui vini di stile bordolese e sulle denominazioni forti di Piemonte e Toscana.
I PREZZI DEI VINI DELLA LISTA SONO ALTI
Personalmente spero di no, ma capisco la logica del suo ragionamento che vuole anche “democraticizzare” il grande vino italiano valorizzando le bottiglie dal prezzo più accessibile. Infatti i 10 vini della lista costano molto ed hanno aumentato parecchio il loro cartellino negli ultimi 10 anni. Il Barolo Monfortino di Conterno ha un prezzo medio di 1328 Dollari ed ha avuto un incremento del 165%. Il secondo più caro è il Masseto Frescobaldi che è cresciuto solo del 35% e costa 967 $. La rivalutazione più forte è il 218% del Montevertine che ha una quotazione media di 280$.
Un fenomeno speculativo che riguarda soprattutto il brand e che, secondo Don Kavanagh, assomiglia a una bolla destinata a scoppiare. Non so se sia vero ma certo la capacità di creare ricchezza, da parte del marketing, allontana sempre di più i valori reali da quelli percepiti e dai prezzi. Qualcosa di simile sta avvenendo in tutta l’economia con dinamiche speculative che riguardano soprattutto la finanza e i beni di lusso di cui il vino fa parte.