
I Millennials UK come quelli USA bevono solo buon vino
Carpe vinum fotografa il giovane consumatore inglese attratto più dalla storia delle bottiglie che dagli sconti e incuriosito dal nuovo come i coetanei USA
Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
Il Regno Unito è il << principale Paese di importazione al mondo in termini di volumi (760 milioni di litri nel 2013) e il secondo, dopo gli Usa, in termini di valore (circa 3,5 miliardi di dollari nel 2013) >> scrive Fabio Piccoli nel blog “Wine Meridien”. Si tratta dunque di un mercato enorme che compra per se ma anche per rivendere, soprattutto in Asia. La London Wine Fair rispecchia questo orientamento al trade e quest’anno ha presentato con un’indagine sul più giovane segmento dei consumatori, quello sotto i 35 anni – la così detta generazione Y o millennials – scoprendoli infedeli, curiosi e propensi a spendere. L’analisi è stata realizzata da “Wine Intelligence” su un campione di 4.000 utenti e si intitola “Carpe vinum”.
Il 56% dei sudditi di Sua Maestà consuma vino almeno una volta al mese ma con delle differenze nette fra le persone sopra e sotto i 35 anni. Gli adulti si orientano su bottiglie fra le 5 e le 6 Sterline mentre i più giovani arrivano a 8 “prezzo scaffale”. E’ una differenza sostanziale e sostanziosa visto che, nota sempre Fabio Piccoli, in UK il valore medio del vino importato dall’Italia, nel 2013 << è stato di 2,05 Euro/litro, il prezzo più basso per i nostri vini tra i primi 15 mercati mondiali>>.
Insomma, come in USA sono i consumatori giovani quelli più orientati sui vini cari. Bevono vino più raramente ma quando lo fanno si orientano su cose migliori di quelle scelte dai genitori. Non per altro il 44% delle bottiglie di Champagne Krug vendute nel mercato a stelle e strisce va nei bicchieri dei millennials. Come i coetanei americani anche i britannici sono affascinati da ciò che è diverso, quindi meno fedeli e più aperti a nuove esperienze anche perché viaggiano più dei genitori. E’ la generazione che prenota on line e viaggia low cost. Basta andare agli aeroporti di Ciampino, Pisa e Bergamo per rendersene conto. Ovviamente la loro cultura enologica è spesso elementare ma la voglia di imparare e di interagire c’è, specialmente via web. Per questo Richard Halstead Capo dell’ufficio operative di Wine Intelligenceha commento << la nostra ricerca mostra che il mondo del vino ha la grande opportunità di coinvolgere la nuova generazione dei consumatori inglesi. La Generation Y ama l’autenticità, le belle storie e cerca opportunità di conoscenza e di esplorazione. Sfortunatamente ci sono altre bevande che stanno lavorando meglio del vino (per soddisfare le loro esigenze) e per questo che mi sento di sottolineare il rischio di perdere il rapporto con i consumatori del futuro>>
Giustissima riflessione che apre per noi produttori italiani enormi opportunità e una grande minaccia. L’opportunità è quella di raccontare storie autentiche di luoghi e personaggi del vino, talmente belle e affascinanti da sembrare fiabe. Il rischio è di farsi sfuggire, ancora una volta, questa occasione per l’incapacità di usare efficacemente i social network, curare in modo insufficiente l’accoglienza in cantina e soprattutto sottostimare i nuovi luoghi e modi di consumo fuori dai pasti, in occasioni conviviali e persino nei pub dove il vino rosicchia spazio alla birra,