I veri professionisti lo fanno due volte

Matt Kramer

I veri professionisti lo fanno due volte

Matt Kramer uno dei “Contributing editor” del Wine Spectator spiega cosa distingue un produttore fortunato da uno grande: la capacità di ripetersi

Matt Kramer

Matt Kramer

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Il punto di partenza è un’affermazione di Dizzy Gillespie, compositore, trombettista e pianista degli anni quaranta, una delle figure chiave del Jazz moderno. Gillespie diceva <<il professionista è la persona che lo sa fare due volte>>
Si tratta, Secondo Kramer, di una verità che viene troppo spesso dimenticata nel mondo del vino sempre alla ricerca di nuove scoperte. Egli spiega come i critici del vino siano letteralmente bombardati da sollecitazioni a provare vini delle più diverse provenienze, fatti con i vitigni più rari e le tecniche produttive più estreme come le anfore di terracotta…. Novità seducenti in una giungla di assaggi dove gli esperti procedono cercano gioielli enologici da celebrare. Questa caccia al tesoro enologica ha bisogno di verifiche prima di sbandierare una nuova scoperta. A questo proposito racconta di essere rimasto folgorato dalla qualità di un Cabernet di Napa e di essere poi andato in cantina scoprendo che gli altri vini non avevano lo stesso livello di eccellenza.
Ecco che certi atteggiamenti snobistici nei confronti dei mostri sacri del vino, le cantine reputate da

Lafite

Lafite

secoli comeLafite Rothschild oppure Romanée Conti assumono un significato diverso: ovviamente non sono nuovi ma il fatto di produrre vino ad altissimo livello da tre secoli varrà pure qualcosa. <<Sure, plenty of other wines might be as good or ever better than the standard-bearers. But how often?>> Certamente altri vini possono essere allo stesso livello e persino meglio del prodotto medio delle cantine di fama, ma quanto spesso?
Ovviamente, dice Kramer, l’esperto deve avere la mente aperta e celebrare la qualità del vino ma questo elemento non è l’unico parametro, solo quando la cantina riesce a ripetersi possiamo chiamarla grande.
Concludo condividendo questa opinione e facendo un commento: lo stesso criterio vale per le denominazioni, solo quando un territorio riesce ad esprimere un alto livello qualitativo con continuità può chiamarsi grande. E’ il caso del Brunello che arriva ad alti livelli quasi tutti gli anni.