
Il mito del vino continuerà a costruirsi al ristorante?
Il lockdown e le misure sanitarie hanno dato uno scossone all’uso dei ristoranti come palcoscenico dei grandi vini facendo forse nascere un’alternativa

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Di Donatella Cinelli Colombini
Due indagini a confronto: Panbianco e Wine Intelligence per capire l’effetto del Covid sui vini di alta fascia e come forse esiste una strategia di marketing alternativa per valorizzare le bottiglie di pregio.
PANBIANCO E LE GRANDI CANTINE ITALIANE: BENE CHI VENDE VINI ACCESSIBILI
Panbianco ha analizzato i fatturati delle grandi cantine italiane arrivando alla conclusione che <<Nel 2020 i produttori di vini accessibili hanno fatto meglio della categoria premium>>. In pratica spostando i consumi dentro le mura domestiche le bottiglie care ma non carissime hanno avuto il sopravvento. <<Il risultato è che i primi dieci gruppi di fascia media sono cresciuti del 3% mentre le top 5 di fascia alta mostrano una flessione a doppia cifra pari al 12%>>. Nello stesso Magazine, qualche pagina dopo, Giovanni Geddes da Filicaja AD del Gruppo Frescobaldi dichiara una perdita del 10% ma ammette che a giugno 2020 la situazione era grave e poi il mercato è ripartito per cui alla fine dell’anno << posso dire che ci siamo più che difesi>> ha detto un un’evidente soddisfazione.
IL VINO PREMIUM DANNEGGIATO DALLA CHIUSURA DEI RISTORANTI ITALIANI

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Insomma le grandi cantine di vini premium hanno faticato ma hanno tenuto testa alla crisi. Certamente meglio delle piccole eccellenti che vendevano tutto nei ristoranti italiani. Infatti Geddes ha commentato la performance 2020 con la frase <<ci ha aiutato il fatto di essere molto internazionalizzati>>. Forse avere un brand forte e essere presenti in GDO ha aiutato e arriviamo dunque al secondo articolo che ci interessa.
Wine Intelligence ripreso da Wine News ci propone un’indagine che sembra sovvertire l’opinione secondo cui il mito e le vendite dei grandi vini sono strettamente legati alla ristorazione. C’è una possibile alternativa.
IL MITO DEI GRANDI VINI HA BISOGNO DEI RISTORANTI?
Lo studio riguarda il Portogallo, un Paese piuttosto anomalo perché i suoi abitanti sono i primi consumatori di vino al mondo con 49 Litri pro capite all’anno. Più dei francesi e degli italiani. In Portogallo bar e molti ristoranti servono il vino senza neanche mostrare l’etichetta al cliente. La scelta diventa più consapevole in enoteca o al supermercato. Per questo le cantine di punta hanno scelto di lavorare proprio sul wine lover nel momento in cui si avvicinano allo scaffale di vendita. E’ una rivoluzione rispetto a quello che succede nel resto del mondo ma potrebbe essere anche l’inizio di una nuova strategia di marketing che punta sui consumi domestici di grandi vini e, se la moda dell’home cooking continua dopo il covid, non è detto che sia sbagliata, soprattutto usando molta tecnologia.