Il paradosso della scelta nel vino

bottiglie di vino

Il paradosso della scelta nel vino

Meno tipologie di vino per vendere più vino” ecco l’applicazione di una nota legge del marketing che, secondo alcuni, non funziona sulle bottiglie

bottiglie di vino

bottiglie di vino

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

L’enorme numero di etichette rischia di disincentivare gli acquisti soprattutto davanti ai sovraffollati scaffali dei supermercati

Nel mondo ci sono 6,8 milioni di bottiglie censite da Wine Searcher quindi distribuite oltre l’ambito locale. Consumandone una al giorno servono oltre 18mila anni per assaggiarle tutte. C’è da chiedersi se un così grande numero di etichette serva oppure sia decisamente dannosa. E’ questo il punto di partenza di un

Rebecca-Gibb

Rebecca-Gibb

interessantissimo articolo di Wine Searcher che vi suggerisco di leggere. La base teorica è la celebre legge del marketing chiamata “paradosso della scelta” secondo la quale l’abbondanza di opzioni deprime i consumi perché innesca la paura di sbagliare. Una regola che ha trovato numerose conferme in sperimentazioni effettuate nei supermercati: il banco con 24 barattoli di marmellata attrae di più, serve molti più assaggi ma vende meno del banco con 6 marmellate (Sheena Iyengar, Mark Lepper).

Bottiglie di vino

Bottiglie di vino

Ecco che, il proliferare di piccole cantine imbottigliatrici e, all’interno di ciascuna di esse, di tante etichette per piccolissime serie, diventa un reale problema. Per questo Rebecca Gibb, autrice dell’artico che stiamo commentando, consiglia di riduzione i vini di ogni azienda a un massimo di 5. Altra riflessione, della Gibb, riguarda la possibilità di diminuire e ruotare i vini negli scaffali dei supermercati oppure dotare gli spazi del vino, all’interno della grande distribuzione, di personale capace di orientare le scelte dei consumatori in base alle loro esigenze. Vale la pena di ricordare, a questo proposito, che una ricerca

Rebcca Gibb

Rebcca Gibb

Technomic del 2014 dice che una persona su tre sceglie il vino in base ai consigli degli addetti al punto vendita. Potrebbe essere questa una possibile soluzione all’eccesso di etichette in offerta e in questa ottica diventa importante puntare sulla formazione dei sommelier dei supermercati, anche e soprattutto perché il GDO è il canale commerciale primario delle bottiglie.
Stessa situazione nei ristoranti che sfoggiano liste dei vini molto, molto lunghe, senza dei bravi sommelier in sala la loro ricca bottiglieria potrebbe diventare un problema. Molto meglio allora ridurre la scelta con i <<vini della settimana>>.

Ma c’è chi la pensa in modo completamente opposto. “Wine Economics” pubblica una ricerca realizzata in collaborazione con Douglas Zucker, delle enoteche “Stew

Hilton Roma La pergola Cellars

Hilton Roma La pergola Cellars

Leonard’s Wines”. Secondo questo studio la soddisfazione del cliente, per la grande varietà di vini in vendita, annulla la “Choice overload” cioè la sovrabbondanza di opzioni. In effetti la grande concorrenza ha spinto le cantine a qualificare i prodotti con il risultato di un ottimo rapporto qualità prezzo. Ma c’è inoltre un altro fenomeno ottimamente evidenziato da WineNews: la ricerca di cose nuove da parte dei consumatori più appassionati. << Anche i clienti abituali vogliono bere qualcosa di diverso>> ha dichiarato Marco Reitano Sommelier de La Pergola dell’Hilton di Roma << ha voglia di un confronto per bere cose nuove>> gli fa eco il collega dell’Osteria Francescana di Modena. Un bisogno di stimoli diversi che tuttavia va gestito magari snellendo la carta dei vini come fa Peck di Milano. Ed è forse questa la quadratura del cerchio che mette d’accordo favorevoli e contrari all’applicazione del “paradosso della scelta” nel vino: coniugare nuove opportunità con un numero di proposte contenuto.