IL TURISMO CANNIBALE E GLI HOTSPOT CHE SI RIBELLANO

Overtourism gli hotspot si ribellano

IL TURISMO CANNIBALE E GLI HOTSPOT CHE SI RIBELLANO

GLI HOTSPOT TURISTICI SONO QUELLI DEGRADATI E SOMMERSI DAL TURISMO DI MASSA DOVE I RESIDENTI VIVONO MALE E IL TURISMO MIGLIORE SCAPPA. TURISMO CANNIBALE

 

Venezia assediata dai turisti gli hotspot si ribellano all'overtourism

Venezia assediata dai turisti gli hotspot si ribellano all’overtourism

Di Donatella Cinelli Colombini #winedestination

Nel gergo dei surfisti lo “SPOT” è il punto dove il mare crea condizioni ideali per cavalcare le onde ma, generalmente la parola “hotspot” indica i centri di prima accoglienza dei migranti e le destinazioni che ricevono enormi flussi di viaggiatori.
Sia gli uni che gli altri sono sovraffollati e suscitano immagini di grande disagio.
Quello che segue è il condensato dell’articolo diffuso da Booking uno dei principali players mondiali del turismo. Riguarda la ribellione contro il turismo di massa. Se la voce di Booking parla di questo problema il segnale di allarme è davvero forte e andrebbe ascoltato.
Il turismo è l’unico settore economico maturo che continua a crescere. L’Organizzazione Mondiale del Turismo (World Tourism Organization) prevede che entro la fine di questo decennio il flusso di turisti internazionali supererà la sorprendente cifra di due miliardi. Ha varcato il miliardo nel 2013 dunque, nonostante la pandemia, i viaggiatori raddoppieranno in meno di vent’anni.

LA REAZIONE DEGLI  HOTSPOTS STRANIERI  AL TURISMO DI MASSA

Questo significa che il turismo cresce tanto, al punto da soffocare, stravolgere, degradare le sue destinazioni. Sono gli hotspot che si stanno ribellando e cominciano a studiare come allontanare il turismo di massa. Ecco che Venezia, la città capolavoro, la più straordinaria al mondo ha ricevuto un avviso dall’organismo culturale delle Nazioni Unite che l’ha messa sotto sorveglianza. Una decisione che suona come un allarme: basta.
Non ci sono altre parole da dire: basta.
La parola basta va detta anche per le tante località prese d’assalto dal turismo di massa e che non avendo l’eccezionalità di Venezia verranno consumate e poi abbandonate come un prodotto usa e getta.
Indubbiamente il turismo arricchisce hotel, ristoranti, negozi, agenzie di servizi …. E c’è chi pensa che “i turisti verranno sempre” oppure che “è un successo perché i turisti sono aumentati” come se l’unica cosa importante fosse far crescere i numeri. Manca un piano organico per qualificare, destagionalizzare, decentrare i flussi sia a livello nazionale che regionale. Ed ecco che il mordi e fuggi progressivamente sostituisce la clientela migliore e le giovani coppie di residenti non trovano casa perché gli alloggi sono commercializzati da Airbnb a scopo turistico. “Il turismo di massa sta trasformando le destinazioni in semplici sfondi per i selfie”.
Tra le città che stanno maggiormente contrastando il turismo di massa e allontanare quelli che viaggiano solo per “sballarsi” c’è Amsterdam che ha vietato l’ingresso alle navi da crociera al porto principale e proibisce di fumare marijuana all’aperto nel quartiere a luci rosse.
In Francia, a Nizza, la tecnica è più creativa e divertente. Lo street artist TooLate ha installato, in luoghi molto frequentati, trappole per topi giganti con l’obbiettivo di scoraggiare i turisti. C’è comunque un più serio dibattito politico sui ritardi delle azioni di contrasto al turismo di massa e un piano governativo per regolare i flussi che affliggono le maggiori destinazioni.
Sono troppi persino i pellegrini e in Spagna, a Santiago di Compostela dove arrivano 300.000 viaggiatori all’anno, si pianifica l’introduzione di una tassa turistica contro l’overtourism.
Nessun luogo è escluso dal problema e le misure per tutelare il decoro e i residenti si moltiplicano, anche nelle spiagge. In Portogallo, in alcuni lidi la musica ad alto volume è sanzionata con multe da €200 a €36.000, è vietato giocare a pallone, campeggiare fuori dalle aree attrezzate, pescare e persino il sorvolo di aerei a meno di 1.000 piedi.

IL CONTRASTO ITALIANO ALL’OVERTOURISM

In Italia la “sorvegliata speciale” è Venezia ma Roma adotta delle misure per limitare l’accesso alla Fontana di Trevi, a Piazza di Spagna e ha introdotto una multa di €250 per chi siede sulla scalinata di Trinità dei Monti. Firenze, già da giugno 2023, ha vietato gli affitti turistici brevi nel centro storico e messo un divieti di mangiare snack all’aperto in quattro strade centrali. A Portofino l’amministrazione locale ha introdotto una norma per scoraggiare i turisti che si attardano per scattare selfie con “zone di divieto di sosta” e multe fino a €275.
Queste prime misure di contrasto non bastano ad arginare l’overtourism ma servono a suscitare la consapevolezza del problema e la ricerca di un equilibrio tra i guadagni turistici e la protezione della vita dei residenti e del loro patrimonio culturale. Misure che servano a preservare il fascino delle mete turistiche affinchè siano godibili da residenti e turisti oggi e nel futuro.

 

 

 

 

 

 

I BORGHI NON SI SALVANO DALL’OVERTOURISM ANZI SONO I PIU’ VULNERABILI

Lo studio Coldiretti -Ixè diffuso da WineNews  sulle ferie degli italiani dice che il 72% dei connazionali intende visitare uno dei 5.000 borghi italiani. Complice il portafoglio più sgonfio di sempre molti hanno deciso di rinunciare a città d’arte e spiagge scegliendo destinazioni anche meno costose. Si tratta dei borghi con meno di 5.000 abitanti che, tuttavia hanno a disposizione il 54% dell’intera superficie italiana e la maggioranza dei 5.547 prodotti alimentari tradizionali. Promettono quindi di godere di due bene preziosi: spazio e cibi identitari. Per accogliere i visitatori c’è un’offerta di 25.400 aziende agrituristiche italiane con 294.000 posti letto e 532.000 coperti per la ristorazione.
Un patrimonio da salvaguardare dove risiede il 92% delle produzioni tipiche nazionali, secondo l’indagine Coldiretti/Symbola. Ma anche un patrimonio fragile. Perché i borghi e soprattutto quelli del vino, possiedono tutti gli elementi che accelerano il degrado turistico: bassa popolazione, redditi modesti e una stagione turistica di 9 mesi. Per questo il carico turistico va gestito senza farsi affascinare dalla sirena del guadagno veloce e della crescita illimitata dei flussi.
E’ difficile, è politicamente rischioso ma l’alternativa è quella di veder declinare velocemente il proprio successo, travolto dal mordi e fuggi. Anche per le città del vino con le denominazioni più blasonate corrono questo pericolo. I turisti sono amanti infedeli e quelli buoni non amano le folle.