
La ricerca del tartufo è un patrimonio Unesco
La ricerca del tartufo, come l’arte dei pizzaioli napoletani, diventa Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità tutelato dall’Unesco

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di Donatella Cinelli Colombini
Le terre dei grandi vini rossi da invecchiamento – Langhe e Montalcino – possono ora fregiarsi di due riconoscimenti Unesco: uno per il paesaggio modellato dalla mano dei contadini e dei vignaioli nel corso dei secoli e l’altro per la “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, cioè i “trifulau” e i loro cani. Parliamo di circa 150.000 cercatori di tartufi sparsi ovunque in Italia e custodi di una cultura tramandata oralmente generazione dopo generazione. Una tradizione millenaria, che affonda le sue radici fino ai Sumeri.
LA RICERCA DEL TARTUFO DIVENTA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ NELL’ANNO CON I PREZZI ALLE STELLE

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L’iscrizione Unesco arriva in un anno particolarmente scarso per la produzione dei tartufi che, a causa della bassa produzione, hanno raggiunto quotazioni commerciali altissime che WineNews, usando come fonte Centro Nazionale Studi Tartufo, ha indicato in 4.800 Euro al chilo (per pezzature da 15-20 grammi) per il tartufo bianco di Alba, tra 2.100 e 4.000 Euro al chilo ad Acqualagna e tra i 3.500 ed i 5.500 Euro al chilo, a seconda della pezzatura, a San Giovanni d’Asso – Montalcino.
IN ITALIA 150.000 CERCATORI DI TARTUFI
Ovviamente l’iscrizione nella lista ufficiale dei patrimoni dell’umanità da parte dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, riguarda tutti i territori tartufigeni italiani da Acqualagna a San Miniato, fino a Norcia con il suo tartufo nero. Tuttavia la zona più famosa nel mondo per le trifole è sicuramente Alba, in provincia di Cuneo, seguita dalle Crete Senesi che fanno capo a San Giovanni d’Asso nel comune di Montalcino. Michele Boscagli Presidente dell’Associazione Nazionale Città del Tartufo, è appunto di questo piccolo ma bellissimo borgo toscano. Dopo 8 anni di lavoro <<costoso e faticosissimo, però grande soddisfazione>> ora può davvero brindare al successo.
LE LANGHE E MONTALCINO I TERRITORI CON I TARTUFI BIANCHI PIU’ CARI
Potremmo dire che la valorizzazione del mestiere dei tartufai si intreccia con quella dei vignaioli dei distretti di Barolo-Barbaresco e Brunello. Infatti i territori capaci di produrre l’uva italiana più pregiata sono capaci di produrre anche il tartufo bianco con pochissima aglina, trifole che sprigionano i profumi più fini ed inebrianti per cui sono anche i più costosi.
Forse non è così ma apparentemente, le terre dei grandi rossi hanno virtù straordinarie in tutta la loro superficie: dalle vigne ai boschi e ai fossi dove nascono le trifole. Un motivo in più per salvaguardarli interamente e con grande impegno.
LE RISERVE TARTUFIGENE TOSCANE ESEMPIO DI DIFESA AMBENTALE
Da noi, nelle Crete Senesi, le zone tartufigene sono delimitate, segnalate e oggetto di particolari cure, da parte dei tartufai.

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Nelle 150 riserve tartufigene del Comune di Montalcino, non si può fumare e soprattutto non si possono buttare i mozziconi per terra. Non vengono usati prodotti chimici di alcun genere e il bosco viene periodicamente pulito dalle ramaglie.
Noi abbiamo 5 riserve tartufigene alla Fattoria del Colle e proprio per gustare il tartufo bianco abbiamo creato uno spumante brut rosè metodo classico ottenuto da uve di Sangiovese.
Da Parigi arriva anche il suggerimento di usare la ricerca del tartufo come uno strumento di sviluppo economico e di difesa del paesaggio attraverso una oculata politica turistica. Insieme, c’è l’indicazione di una cura del benessere dei cani e di diffusione del mestiere di tartufaio negli altri Paesi produttori come l’Istria.
IL RICONOSCIMENTO UNESCO COME TUTELA DELLE AREE MARGINALI E DEI CANI
Il Comitato <<ha invitato l’Italia a prestare attenzione al rischio di una potenziale eccessiva commercializzazione e a garantire la sorveglianza e la buona gestione delle attività turistiche. Il Comitato raccomanda inoltre di tenere in considerazione il benessere del cane sia nell’ambito delle attività di cerca e cavatura del tartufo che durante la pianificazione e l’attuazione delle misure di tutela. L’ultimo suggerimento dato è la condivisione delle esperienze di tutela con altri Stati con caratteristiche simili>>.