LE CONTRADDIZIONI DEL SANGIOVESE SEMPRE DIVERSO

Daniele Cernilli e Donatella Cinelli Colombini

LE CONTRADDIZIONI DEL SANGIOVESE SEMPRE DIVERSO

C’E’ CHI CHIEDE LA ZONAZIONE PERCHE’ VEDE TROPPA DIVERSITA’ NEL SANGIOVESE DELLA STESSA DENOMINAZIONE E CHI PENSA CHE IL SANGIOVESE SIA UGUALE IN TUTTE LE DENOMINAZIONI

 

uva Sangiovese Donatella Cinelli Colombini

Sangiovese Donatella Cinelli Colombini

Di Donatella Cinelli Colombini

Seguo Daniele Cernilli in un ragionamento sul Sangiovese che lui inizia con la sua consueta ironia pungente <<si parla tanto di territorio di zone, di sottozone, di vigne e altri concetti del genere ma poi si leggono tanti articoli e giudizi che riguardano il vitigno o, ancora peggio, la personale interpretazione di quel vitigno, che viene trasposta in ogni territorio in una modalità autoreferenziale che rasenta il ridicolo>>.

 

DANIELE CERNILLI E IL SANGIOVESE

Il ragionamento del mio amico Daniele sul Sangiovese parte da un paradosso: la presenza contemporanea di due estremi. Da un lato l’esaltazione del piccolo e diverso con la richiesta, dei giornalisti, di dividere le denominazioni in tante zone delimitate, oppure il bisogno di distinguersi che porta molti produttori al “famolo strano”. Dall’altra la difficoltà dei consumatori a capire anche le macro differenziazioni di un vitigno come il Sangiovese che ha 108 cloni e assume caratteri specifici in ogni terroir.Forse per questo le vecchie generazioni dettero nomi specifici al Sangiovese di Montepulciano che si chiama Prugnolo gentile, a Montalcino dove diventa Brunello oppure a Scanzano dove lo chiamano Morellino. <<All’epoca si parlava di Sangiovese solo riferendosi alla Romagna e non ad altro>>, commenta Daniele Cernilli.

 

LA TOSCANA DEI BLAND E DEL SANGIOVESE IN PUREZZA

La storia del vino in Toscana si basa sui blend di uve diverse presenti già nel vigneto. Basta guardare la ricetta del Chianti, creata da Bettino Ricasoli nel 1872 <<riceve dal Sangioveto la dose principale del suo profumo (a cui io miro particolarmente) e una certa vigoria di sensazione; dal Canajuolo l’amabilità che tempera la durezza del primo, senza togliergli nulla del suo profumo per esserne pur esso dotato; la Malvagia, della quale si potrebbe fare a meno nei vini destinati all’invecchiamento>>.
Solo più tardi, con i Supertuscan, molte cantine cominciano a inserire Cabernet, Merlot, Syrah, nell’uvaggio dei loro vini oppure puntarono sul puro Sangiovese in zone diverse da Montalcino. Uno stravolgimento della tradizione che, tuttavia, mise le ali al vino nei mercati esteri
Ancora più di recente si è diffuso, sospinto da una parte della critica, la richiesta di marcare le differenze del Sangiovese in purezza, sulla base dei territori sempre più piccoli.

 

VALORIZZARE LE DIFFERENZE NEI TERROIR DEL SANGIOVESE SENZA INTACCARE L’IDENTITA’ DELLE DENOMINAZIONI

Ed ecco la proposta di Daniele Cernilli per uscire dal “paradosso del Sangiovese”. Emarginare chi, dall’esterno, pretende di usare le proprie preferenze personali come fossero un metro di giudizio oggettivo. Questo approccio appare pericoloso per i produttori e soprattutto per i territori.
Valorizzare le differenze che caratterizzano ogni zona da secoli inchinandosi al volere della natura, dei terroir e delle tradizioni <<l’acidità e l’eleganza del Chianti Classico, il tannino e l’austerità del Nobile di Montepulciano, la fittezza e la potenza del Brunello di Montalcino, il calore e la solarità del Morellino di Scansano>>.
Infine, arriva un monito per le aree giovani a confine delle denominazioni blasonate. Un monito particolarmente appropriato per la Doc Orcia, tanto cara al mio cuore, in cui si trova la Fattoria del Colle.
Il grande vino, oltre ad essere buonissimo, deve possedere i tratti caratteristici della sua denominazione altrimenti non può essere considerato un degno rappresentante di quella zona.
Concludo con un applauso a queste sagge parole. Il patrimonio di saperi e sapori che caratterizza ogni distretto enologico è un bene collettivo che va tutelato e deve avere la precedenza sugli interessi individuali. E’ un’espressione del terreno, del clima e del talento umano che si evolve con il tempo diventando un’espressione culturale della civiltà umana. Per questo è prezioso e per questo va difeso.