Ripartenza: ristoranti e centri storici a rischio di morte

Ristorazione in Italia progettare la ripartenza

Ripartenza: ristoranti e centri storici a rischio di morte

Avevamo 3 volte i locali da ristorazione della Francia con meno abitanti e meno turisti. Ora sono vuoti. Possiamo permetterci di improvvisare la ripartenza?

Di Donatella Cinelli Colombini

Alberto Lupini Italia a Tavola progettare la ripartenza

Alberto Lupini Italia a Tavola progettare la ripartenza

Ogni grande crisi, come una guerra o l’epidemia covid, produce un cambiamento permanente con Paesi, economie, imprese … che crescono e altre che affondano. In altre parole, finita l’epidemia tutti ci ritroveremo in una posizione diversa rispetto al passato e non è detto che sia migliore.

LA NECESSITA’ DI UNA RIPARTENZA BEN PROGETTATA

Ora il problema sono gli alberghi chiusi, i ristoranti vuoti, i disoccupati …. Lo shopping di attività da parte di network criminali che sta allarmando Prefetti e Sindaci….
Il prossimo inverno, le imprese con le casse vuote, si chiederanno cosa hanno davanti.
Una buona gestione della ripartenza e delle risorse UE potrebbe spingere l’Italia verso una riduzione dell’overtourism e l’intercettazione di un bel turismo, rispettoso del nostro patrimonio e disposto a spendere. Diversamente potremmo perdere terreno e diventare la destinazione delle masse e dei piccoli prezzi.

LE ANOMALIE DELLA RISTORAZIONE IN ITALIA E IL DISASTRO COVID

Alberto Lupini e Donatella Cinelli Colombini

Alberto Lupini Direttore di Italia a Tavola e Donatella Cinelli Colombini

Traggo da Alberto Lupini di Italia a Tavola una lucida e dettagliata fotografia di quello che era, quello che è e quello che potrebbe essere il comparto ristorativo in Italia. << Va rivisto un modello economico sbagliato e accettare l’idea che dobbiamo “asciugare” il comparto. È amaro doverlo scrivere, ma l’Italia in queste situazioni non può avere quasi 3 volte più dei locali della Francia>>.
Una divisione della torta dei consumi autdoor che non trova giustificazioni perché la Francia ha più abitanti e arrivi turistici dell’Italia (loro 66,9 milioni di abitanti e 86,9 milioni di arrivi turistici, noi 60,3 milioni di abitanti, 58,3 milioni di arrivi).

Poi è arrivato il covid e la situazione è diventata tragica. <<Fra bar e ristoranti almeno uno su dieci non ha riaperto…. per non parlare degli hotel che, salvo qualche località al mare o in montagna, hanno riaperto in non più di 3 casi su 10>>.
Nei centri storici si sommano la scomparsa dei turisti alla mancanza di chi lavora da casa in smartworking: statali, universitari e bancari in primis..
Una situazione che mette a rischio persino i 215 locali storici italiani veri “musei dell’ospitalità” che hanno scritto al Presidente Conte chiedendo aiuto.

LA CRIMINALIZZAZIONE DEI LOCALI HA EFFETTI A LUNGO TERMINE

<<A incidere pesantemente è il clima di paura dopo che per mesi tv e internet hanno martellato contro il mondo dell’accoglienza e dell’ospitalità, quasi fossero questi i locali del contagio. Salvo poi scoprire che i focolai sono scoppiati negli ospedali e nelle Rsa>>
E’ comprensibile che i consumatori reagiscano al clima di paura tagliando i consumi. Atteggiamento che, secondo gli esperti internazionali, durerà per altri 12 mesi (5 Learning from Lockdown & Our Covid-19 Impact Report”, Wine Intelligence ).
<< E in questa crisi drammatica, che vede molte mense aziendali chiuse o con forti riduzioni, insieme al blocco del mondo del catering e degli eventi, cosa si inventano i politici italiani? L’apertura delle sagre, il simbolo degli assembramenti e in genere di un’igiene sommaria e di evasione contributiva>>. Una decisione davvero poco condivisibile che aggrava una situazione già problematica prima del covid perché in Italia <<persino nelle boutique si è arrivati a vendere cibo. In casa si inventano gli home-restaurant o si affittano in nero le camere da letto>>.

GLI STATI GENERALI DELL’ECONOMIA E LA PROGETTAZIONE DELLA RIPARTENZA

Ed ecco il suggerimento di Alberto Lupini <<Si deve valorizzare la professionalità, la qualità e la sicurezza>> attivare quindi una strategia coraggiosa e difficile ma capace di salvaguardare anche i centri storici da << un ulteriore degrado socio-economico in cui solo la criminalità avrà da guadagnare>>.
Per progettare la ripartenza il Governo ha indetto gli “Stati Generali dell’economia”. C’erano 7 Ministri: il premier Giuseppe Conte e poi Lucia Azzolina Ministra dell’Istruzione, Dario Franceschini Ministro della Cultura, Roberto Gualtieri Ministro del Bilancio, Stefano Patuanelli Ministro dello Sviluppo Economico e Roberto Speranza Ministro della Salute.
La cosa che lascia sconcertati è il parterre che doveva fornire idee per la ripartenza al nostro Governo. Forse il settore meglio rappresentato era il vino con il Presidente della Fondazione Italiana Sommelier Franco M. Ricci accanto al quale c’erano  relatori come Alessandro Baricco Scrittore, Stefano Boeri Architetto, Massimiliano Fuksas Architetto, Monica Guerritore Attrice, Stefano Massini Scrittore, Elisa Toffoli Cantante e Giuseppe Tornatore Regista
Con tutta franchezza e con il massimo rispetto per gli illustri personaggi speaker agli Stati Generali non so quanto essi possano aiutare a progettare la ripartenza, argomento complesso che richiede una conoscenza profonda dei problemi infrastrutturali, sociali e produttivi del nostro Paese.
E concludo con la stessa domanda che anche Alberto Lupini si poneva alla fine <<ce lo possiamo permettere?>>