Una strana coppia all’ inaugurazione di Expo
Marzia Morganti enogastronoma di lunga esperienza, Niccolò Tempestini ex nazionale di Rugby e new entry del giornalismo alla conquista dell’Expo
Scritto per Donatella Cinelli Colombini da Martecomunicazioni
L’odore è quello del cemento fresco e del legno appena tagliato, il colore quello dell’arcobaleno come il padiglione dell’ Ecuador e i costumi del Turkmenistan, il sapore sarà quello del cibo del mondo. Sì sarà perché almeno il primo giorno diversi ristoranti nei padiglioni non erano ancora pronti a conquistare i visitatori di Expo 2015 con i loro cibi. Poco male c’è sempre Eataly e Mac Donald, dove invece tutto era pronto. La prima sorpresa è stata la facilità con la quale si arriva ad Expo almeno da Firenze, Eurostar diretto, che ti scende a poche centinaia di metri dall’ingresso, trovato
libero e passati dai tornelli senza neanche un minuto di sosta. L’emozione di essere finalmente ad Expo ti prende ancora prima di arrivare quando il treno costeggia parte dei 6 km di rete perimetrale che racchiude i Padiglioni lasciandoli intravedere.
Saltiamo il Paglione 0 perché occorre dedicargli del tempo e lo lasciamo per ultimo. Il primo obiettivo è il Nepal, un omaggio ad un Paese oggi fatto di macerie, ad accogliere i visitatori un gruppo di scultori di legno. Poi 1700 metri di Decumano su cui si affacciano i Padiglioni, un guazzabuglio di forme e colori che racchiudono culture e storie di 145 Paesi distribuiti su una superficie di 1.100.000 di metri quadrati. La sensazione più forte è quella di una mostra di architettura, affascinante, divertente, ci si sente abbracciati dal mondo che sembra sia stretto, e fa strano ad esempio vedere le pagode del padiglione della Cina, bellissimo, con un giardino di fiori arancio accanto alla Columbia e all’Uruguay, come se un folletto birichino avesse giocato a scombinare la geografia del mondo.
Divertente il Padiglione del Brasile, in cui si può scalare una rete per accedere al primo piano, o quello dell’Azerbaijan dalla cui sommità si domina tutto Expo.
Ognuno ha interpretato il tema nutrire il pianeta energia per la vita secondo la propria storia, cultura ed economia. Di Palazzo Italia possiamo dire poco, aspettiamo di vederlo quando sarà aperto anche il secondo e terzo piano, mentre affascinante il racconto del vino interpretato dall’architetto Italo Rota per conto di Vinitaly nel piano terra del Padiglione del Vino, il primo voluto per la prima volta nella storia dell’Expo. Peccato che tutto questo dopo il 31 di ottobre sarà spazzato via. Uno spreco che lascia senza parole. Ma Expo con le sue contraddizioni resta un momento centrale di discussione sul futuro del pianeta, sui temi del cibo, dell’energia. E’ un opportunità esserci e cercare, utilizzando questa occasione, di capire meglio quel mondo che ci è lontano.
Un’occasione davvero da non perdere. Molte sono le criticità di questo sistema utile nell’Ottocento quando è stato pensato, meno utili oggi nel tempo di internet, ma pur sempre un momento di accrescimento culturale se vissuto con l’umiltà di voler conoscere e imparare. Per viverlo in pieno occorre informarsi, capire esattamente dove si va e non aspettarsi una sagra del cibo di tutto il mondo perché in tal caso si rimarrebbe con la fame… Ma finalmente tra le gente si parla di cibo, e se si creerà una maggiore coscienza di scelta in ognuno di noi, Expo non avrà fallito e potremo capire lo spreco e le molte anomalie che si portano dietro i grandi eventi e soprattutto questo grande evento.