Welcome to the Master of Wine party
Ecco per intero, nella versione integrale, gli articoli di Elena Mazzuoli – MarteComunicazione sul Symposium di Firenze dei Master of Wine
Visto per voi da Elena Mazzuoli
Avere l’opportunità di parlare con chi abita dall’altra parte del mondo porta sempre un grande arricchimento. Per me, giovane appassionata di vino, oltre ad ascoltare i più autorevoli protagonisti del settore, è stato interessante interagire con i partecipanti.
In particolare il racconto di un ragazzo cinese che parlando della sua storia mi ha fatto capire molto del mercato del vino nel suo paese. Con un grande rammarico mi confessa che per lui il suo amore per il vino è una battaglia da combattere ogni giorno.
Il mercato cinese da pochi anni interessato al vino, si dimostra ostile. A confermare questa chiusura è la rabbia dei genitori di Xing Wei che non sono felici del suo percorso intrapreso studiando per il WSET. Quando poi gli chiedo cosa deve fare l’Italia per trasmettere la propria cultura del vino Xing mi risponde che la cosa più importante è entrare in contatto diretto con il potenziale consumatore cinese, andando in Cina, organizzando eventi. Soddisfatta di una nuova amicizia mi sono poi fermata a pensare a quanto può essere profondo l’amore per il vino, di un giovane di 22 anni che, dall’altra parte del mondo, non abbandona il suo sogno anche se lo mette in contrasto con la sua famiglia.Welcome to the party!
Identità, innovazione e immaginazione.
Ma anche interazione intesa come voglia di conoscere, di incontrarsi, imparare dalle esperienze altrui e di fare sistema strutturando in uno scenario globale quelle che sono le linee guida che portano ad un obiettivo unico: l’amore e la conoscenza del vino.
Una mission, quella della condivisione che è sicuramente una priorità per l’Institute of Master of Wine. I gruppi per ogni cena o visita sono organizzati in maniera da favorire l’incontro di persone sempre nuove, valore che talvolta sembra sovrastare anche l’importanza dei contenuti dei dibattiti stessi.
“Share and Enjoy” diventa quasi una filosofia di vita, un metodo per approcciarsi agli altri senza pregiudizi e barriere dimenticando quelle gerarchie che in altri ambienti rendono inavvicinabili i guru del settore, ma che davanti a un buon bicchiere di vino rendono i MW degli “amici” decisamene interessanti.
Il futuro dell’Instite of Masters of Wine? Lavorare ancora per poter allargare la propria comunità ed educare un numero di persone sempre maggiore, proveniente da ogni parte del mondo. Per quel che riguarda il futuro del vino non sono state dati particolari spunti se non riflessioni sulla situazione attuale del mercato e del panorama vitivinicolo.
La miglior promozione del vino nel mondo consiste nel farsi portavoce di una passione profonda e pulita e nel rispondere con semplicità a chi dimostra di volersi avvicinare a questo magico universo… Welcome to the party!
Drink, Enjoy, Share!
Le tre parole del vino raccontate dai giovani partecipanti all’8^ Simposio dei Masters of Wine che ha radunato a Firenze i più autorevoli opinion leader del mondo del vino.
I partecipanti al Simposio di giovane e giovanissima età non erano molti se relazionati al numero totale. Emerge una eterogeneità di background, formazione, professione e obiettivi. Un Melting Pot voluto dalla mission dell’Insitute of Masters of Wine.
Ciò che accomuna questi giovani determinati a ricercare un proprio profilo lavorativo nel settore è la profonda passione per il vino, l’amore per la condivisione della conoscenza.
Entusiasmo, voglia di migliorarsi e di mettersi alla prova in un contesto stimolante e amichevole allo stesso tempo, dove autorità e gerarchie si appiattiscono davanti a un buon bicchiere di vino in pieno spirito MW.
Una riflessione comune a tutti i nostri intervistati riguarda la complessità del vino italiano e la conseguente difficoltà a percepirne il vero valore. Il vino italiano all’estero risulta lontano, un universo affascinante ma al quale è davvero difficile avvicinarsi: innumerevoli denominazioni, territori vicini ma estremamente diversi, la varietà della nostre uve e dei vini rappresentano un mondo che all’estero sembra quasi impaurire. Spetta quindi a chi si occupa di comunicazione il compito di “filtrare” le giuste informazioni, inviare messaggi comprensibili e accattivanti senza però snaturare la nostra enorme diversità, una delle principali caratteristiche del vino italiano alla quale ha riconosciuto grande valore anche Gerard Basset, unica persona al mondo ad avere contemporaneamente il titolo di Master of Wine, Master Sommelier, Wine MBA e Miglior Sommelier del Mondo.
Mentre Jancis Robinson, firma tra le più autorevoli del vino mondiale, sostiene che la carta stampata sia destinata a perdere, secondo i giovani aspiranti MW una buona rivista resta pur sempre uno strumento di un fascino ineguagliabile, sicuramente meno rapida e aggiornata, può coesistere con il mondo del web mantenendo separati i target di riferimento e gli obiettivi, seguendo quindi binari separati ma paralleli.
Marjel Salo Quekel, 22 anni, olandese.
Adesso abito in Germania ma ho lavorato alcuni anni negli Emirati Arabi in una società di import-export. Durante la mia esperienza lavorativa ho scoperto il vino, un mondo per me nuovo ma assolutamente affascinante. Non mi è stato possibile raggiungere la laurea quindi adesso sono decisa a voler finire il corso WSET per poi provare ad accedere al MW. Credo che questo corso possa aumentare in maniera significativa le mie possibilità di trovare un buon lavoro, una sfida avvincente che non posso perdere.
Il Simposio rappresenta un momento molto importante soprattutto dal punto di vista dei contatti che si possono instaurare.
Credo che il vino italiano sia molto complicato, ma deve mantenere questa sua enorme varietà proprio perché costituisce la sua caratteristica principale. Chi si occupa di comunicazione deve necessariamente fare leva sulla cultura, l’amore per il vino e raggiungere l’anima delle persone e sensibilizzarle ad un uso consapevole e cosciente del vino.
Credo che il mezzo di comunicazione possa essere solo il web purché sia in grado di dare messaggi comprensibili. La carta stampata ha sicuramente più fascino ma richiede troppo tempo, un lusso che in questa epoca non abbiamo più.
Il vino italiano in tre parole:
diversità – amabile – seducente
Il vino del cuore:
Devo studiare molto, non ho ancora un vino del cuore, lo sto cercarlo.
Xing Wei, 23 anni, cinese.
Sto studiando finanza in Francia e attualmente sono un corsista WSET, non potevo quindi perdere un’occasione come questa del Simposio MW. Il mio obiettivo è trovare un lavoro nel settore e partecipare a quest’evento potrebbe cambiare del tutto la mia posizione attuale dato che a parer mio tutto inizia con le giuste relazioni. Il mio amore per il vino ha dovuto combattere e sopravvivere a molti attacchi, principalmente dei miei genitori che ancora oggi non sono contenti di questo mio interesse considerato troppo rischioso. La loro convinzione è dovuta al fatto che Cina è appena nata la tendenza di bere vino.
Nel mio Paese è una moda che però deve essere guidata, credo che in pochi anni i numeri del vino esportati in Cina saranno cresciuto in maniera esponenziale, anche se per adesso rimane un uso assolutamente diverso. I miei coetanei cinesi infatti non si immaginano nemmeno che in Italia bevete vino ogni giorno, per noi rimane l’accompagnatore delle grandi occasioni, forse anche a causa del costo mediamente più elevato. Le importazioni in costante aumento però riguardano principalmente i vini francesi, australiani e cileni. E’ infatti molto difficile trovare vini italiani in Cina se non direttamente nei ristoranti italiani. Credo che i vostro compito sia mandare messaggi semplici, che snelliscano quella che è una complessità di denominazioni e caratteristiche che spesso confonde e spaventa, il modo migliore sarebbe sicuramente organizzando eventi.
Il vino italiano in tre parole:
complesso – ricco – nascosto
Emanuele Menichetti, 26 anni, italiano.
Sono laureato in economia e non ho mai avuto una particolare passione per il vino. Da qualche anno mio padre, imprenditore tessile, ha deciso di diversificare il suo settore di attività acquistando una tenuta di 70 ettari nel cuore del Chianti Classico. Quindi io mi trovo a dover decidere se intraprendere questo percorso nel mondo del vino gratificando la lungimiranza della mia famiglia. Partecipando a quest’evento spero di poter approfondire la mia conoscenza del mercato visto da una visuale globale e non ancora alla mia esperienza legata soltanto al panorama toscano.
Leonardo Benucci, 40 anni, italiano.
Sono stato dieci anni in Giappone come giocatore di pallavolo poi come agente e non ho mai avuto il tempo per coltivare questo interesse. Il vino è sempre stato una mia passione ma non ho mai pensato potesse diventare un lavoro fino a quando mi sono accorto che parlare di Italia in Giappone fosse molto facile, soprattutto per quel che riguarda il food and wine. Ho inizito a studiare diventando prima sommelier AIS, poi Degustatore ufficiale AIS, ma non sentendomi ancora soddisfatto della mia conoscenza ho deciso di proseguire anche con la mia formazione e aspirare a diventare un MW è sicuramente una sfida importante. Faccio radio, televisione e eventi per un importatore giapponese e adesso mi sento l’ambasciatore del vino italiano in Giappone.
Credo che la comunicazione del vino sia troppa, dia troppi stimoli a diversi livelli. L’attenzione che le persone dedicano all’informazione viene suddivisa su un ampio spettro di media che talvolta rischiano di confondere il lettore. Io sono favorevole ad ogni strumento di comunicazione sia via web che cartaceo, credo che l’unica caratteristica a fare la differenza sia la solidità del contenuto.
Il vino italiano in tre parole:
personalità – costanza – calore
Il vino del cuore:
Massa Vecchia, Grosseto.
Julien Boulard, 32 anni, francese.
Le mie origini sono ma francesi dopo dieci anni che vivo in Cina ho quasi dimenticato di avere radici europee. Il mio amore per il vino e la mia determinazione nello studio mi hanno portato a raggiungere una posizione lavorativa che non avrei mai sperato. Credo che studiare sia un obbligo più che un diritto, in ogni contesto e ad ogni età; infatti per anni ho studiato cinque ore al giorno per avere una padronanza perfetta della lingua cinese e una conoscenza approfondita del vino. Oggi sono un educatore ufficiale del WSET e ho una società che gestisce i social di molte aziende vinicole che hanno un interesse ad avere visibilità sul mercato cinese.
Sono sempre pronto ad accogliere nuove sfide e l’idea di poter diventare MW mi ha dato una forza incredibile. Sono al primo anno e già mi rendo conto che il corso è veramente duro, richiede costanza e determinazione ma sono sicuro che se dovessi riuscire a raggiungere la qualifica il mio profilo professionale subirebbe un cambiamento enorme sia come insegnante che come imprenditore.
Per quel che riguarda la comunicazione sono convinto che il canale web sia l’unico mezzo possibile e l’unico strumento che un’azienda possa avere per essere presente a livello globale, principalmente a causa della velocità con la quale possono essere passate le informazioni. Inoltre permette di interfacciarsi direttamente con il consumatore finale che è sempre curioso e che vuole vedere chi è il produttore e come lavora. La stampa cartacea ha sicuramente uno spessore diverso e un fascino maggiore, manterrà una posizione nel mondo della comunicazione magari impattando soltanto sul mercato locale o nazionale. Sono strumenti diversi che possono coesistere in maniera parallela, raggiungere obiettivi e target diversi.
Il vino italiano in tre parole:
coinvolgente – ricco – caotico
Andrea Andreotti, 30 anni, italiano.
Quando sono all’estero mi dichiaro italiano ma in realtà mi sento a tutti gli effetti australiano. Da dieci anni vivo a Perth dove svolgo la professione di Restaurant Manager. Il Simposio MW per me è una splendida occasione per incontrare produttori e conoscere aspetti specifici dei vari mercati e delle differenti dinamiche che muovono il consumo del vino nei vari paesi. Eventi come questo rappresentano un networking meeting tra persone di diverse culture che condividendo una solita passione si possano arricchire reciprocamente.
Il vino italiano in tre parole:
drink – share – enjoy