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Obiettivo da conquistare: i giovani d’oltreoceano

I racconti – seri ma non troppo – di Elena Mazzuoli  Marte-comunicazione sui millennials USA alle prese con cibo e vino all’ University of California Davis

Pranzo a San Francisco

Pranzo a San Francisco

Viaggiando per le strade della California si è colpiti dalla bellezza di paesaggi inaspettati e quasi irreali, estremamente diversi dai nostri. Ma quello che più mi ha incuriosita e divertita è stato testare, giorno dopo giorno, le usanze molto diverse da quelle europee.
Un viaggio in America è interessante per chi si occupa di vino in Italia.
Studiando all’Università di UC Davis, prestigioso polo riconosciuto a livello internazionale per il marketing del vino, ho avuto modo di osservare i giovani alunni ed “esaminarli” soprattutto nella mensa del campus. Il loro rapporto con il gusto mi ha sorpresa, sembrano mangiare quasi incuranti della qualità ma decisi principalmente a tornare al tavolo con un piatto stracolmo di pietanze impossibili da abbinare, a parer di italiana. E se gli chiedi <<ti piace il cibo che hai nel piatto? >> non sanno rispondere o almeno devono pensarci molto. Ovviamente la mia osservazione è riferita solo al target dei Millennials, i 70 milioni di americani di un’età compresa fra i 20 e i 36 anni, quella fascia di popolazione che rappresenta il 37% degli interessati al mondo del vino, ma che secondo dati Nielsen sembra promettere una grande crescita. Una fascia di consumatori che acquista il 39% dei non-essentials goods ma che per il settore beverage preferisce la birra, sia da consumare in casa che durante il tempo libero.

Sommelier e Campioni Sommelier, la chiave del successo

L’emozione del neo vincitore  del consorso di Miglior Sommelier della Toscana, Lorenzo Scapecchi, cresciuto nella scuola concorsi più forte d’Italia

Di Elena Mazzuoli

Osvaldo Baroncelli e Lorenzo Scapecchi

Osvaldo Baroncelli e Lorenzo Scapecchi

Un giovanissimo Lorenzo Scapecchi al suo secondo palco, il 28 giugno ha conquistato il premio Miglior Sommelier della Toscana davanti a una giuria di tutto riguardo. Attualmente “arruolato” nel ristorante L’Ora d’Aria di Firenze, e appartenente alla delegazione di Arezzo, Lorenzo ha dedicato il riconoscimento anche a Luca Martini, il campione del mondo in carica della Sommellerie WSA che per primo ha creduto in lui facendolo lavorare nel ristorante di famiglia Osteria Da Giovanna.

“Ci vuole tanto studio e passione, i concorsi richiedono sicuramente impegno e pratica sul campo ma la piacevolezza della materia che trattiamo non fa che snellire la pesantezza di un carico di lavoro importante. Quando poi si è sul palco anche un po’ di fortuna e la giusta carica non guastano” ammette Lorenzo. “Continuerò a studiare per una costante crescita professionale e non soltanto per concorrere al nazionale; i concorsi sono un’emozione ma vanno presi con lo spirito giusto. Da buon toscano i miei vini preferiti sono quelli prodotti nella mia regione: non per campanilismo ma perchè hanno un’identità molto marcata e adesso che sono il Miglior Sommelier della Toscana li racconto con ancora più orgoglio. Principalmente vini a base sangiovese: Brunello di Montalcino e Chianti Classico su tutti.

La cantina di Obama? Top Secret

E’ piccola e risparmiosa la cantina della Casa Bianca. Ma se le dimensioni non contano è la passione per il vino che parla

Obama brindisi vino

Obama brindisi vino

di Elena Mazzuoli

Ognuno di noi darebbe per scontato che l’uomo più potente del mondo, sempre impegnato in cene di stato e rapporti diplomatici, capace di decidere le sorti dell’intero globo possegga una collezione di vini inesauribile, uno di quei sogni che noi comuni mortali possiamo soltanto immaginare.
In realtà la Casa Bianca in epoca Obama ha una cantina piccolissima che addirittura sembra gestire vini secondo una logica Just In Time. A svelare il segreto non è il Sommelier ufficiale della Casa Bianca ma Jennifer Simonetti-Bryan, Master of Wine, che ha visitato la cantina più volte fino a definirla simile ad una “cabina armadio” per le dimensioni ridotte.

Guanxi, Xieèxie, Kanpai galateo del wine business in oriente

Bon ton degli affari in Cina, Giappone e Corea, Paesi dove un comportamento corretto significa vendere più vino e instaurare relazioni commerciali stabili

Giappone saluti

Giappone saluti

Di Elena Mazzuoli

Se vi sentite pronti ad affrontare un viaggio di lavoro in oriente soltanto perché sapete di dover mettere la parola “San” dopo il nome del vostro interlocutore, credo sia utile informarsi su alcune piccole curiosità che possono evitare di trasformare la vostra permanenza in un’ interminabile figuraccia.

Cina il numero dei piatti è in relazione con l'importanza dei commensali

Cina il numero dei piatti è in relazione con l'importanza dei commensali

Conoscere la filosofia dello Guanxi può essere un buon punto di partenza.
“Guanxi” letteralmente significa “Relazione”, un concetto importantissimo secondo la export manager di Frescobaldi, Erica Ribaldi.  In realtà si tratta di un concetto più ampio e fondamentale per la cultura asiatica, identificativo dell’importanza di un vero e proprio fenomeno culturale che si basa sulla costruzione di “reti di relazioni”. Noi occidentali, per cultura, vediamo la relazione come un legame tra individuo e individuo, l’ asiatico ha un approccio di una comunità con un’altra comunità. Un sistema di reciproche obbligazioni che porta ogni cinese ad avere attorno a sé un’aurea di contatti – Guanxi-wan- potenzialmente permanenti e legati da una ferrea onorabilità. Ognuno di voi che si recherà in Cina per lavoro dovrà cercare di costruirsi il proprio Guanxi-wan ad esempio organizzando wine dinner mirati, per pochi invitati ai quali concedere di portare un ospite per poter instaurare legami stretti. Creare branding in un mercato così vasto è impossibile, dovete puntare sul rapporto personale!

Cuochi si nasce, ambasciatori di diventa

Sogno, passione e determinazione, 3 storie di giovani chef italiani di successo: Tommaso Gonfiantini, Lorenzo Belli, Alessandro Taddei

Lorenzo Belli

Lorenzo Belli

Di Elena Mazzuoli di MarteComunicazione 

Cuochi si nasce, non c’è che dire! In un Paese come il nostro, con una tradizione gastronomica così ricca e variegata non si può che avere innata la passione per la cucina. Chiunque di noi da piccolo si incantava a guardare la nonna impastare, affettare, rosolare e mescolare. Ma da qui a renderla una vera e propria professione la strada è lunga.
Tommaso Gonfiantini, italiano d’origine indonesiano d’adozione, ci ha raccontato che la curiosità per la cucina, dopo i primi passi mossi nei ristoranti, diventa un vero e proprio amore travolgente che richiedere però determinazione e sacrificio. Un po’ di fortuna poi non guasta mai, l’idea del nuovo concept di ristorante-bar-shop che lo vede impegnato adesso a JaKarta nasce da un’incontro fortunato con una ragazza per le strade di Manhattan. “Non mi sento un ambasciatore delle cucina italiana, mi trovo a contatto con persone di nazionalità sempre diversa e gli indonesiani hanno una cultura completamente diversa dalla nostra. Preferisco dire che le solide basi che mi sono costruito lavorando in Italia, mi sono poi servite per aprirmi ed imparare ogni altro tipo di cucina, non metto il ketchup sulla pasta ovviamente ma voglio soddisfare la voglia di sperimentare cose nuove dei miei clienti offrendo una cucina internazionale”.

Master of Wine e la Toscana del vino mostra i muscoli

Share and enjoy – Elena Mazzuoli della MarteComunicazione ci fa conoscere alcuni dei più giovani partecipanti al Symposium dei Master of Wine

Master of wine dinner a Palazzo Corsini

Master of wine dinner a Palazzo Corsini

L’8° Symposio dei Master of Wine, che si è svolto a Firenze dal 15 al 18 maggio, è il più grande mai realizzato con 400 partecipanti. Fortemente voluto dall’Istituto Grandi Marchi e da Piero Antinori che ha visto in questo evento un’enorme opportunità per il vino italiano e soprattutto toscano, è andato oltre ogni previsione diventando l’appuntamento  enologico più importante dell’anno e una vetrina come nessun altra prima. Insomma il vino italiano ha mostrato i muscoli e la bellezza. 

L’Institute of Master of Wine è stato fondato a Londra nel 1955 su un primo nucleo nato due anni prima e include 366 importatori, commercianti, giornalisti, sommelier, enologi e persino vignaioli di 24 differenti nazionalità.

Leonardo Benucci e Gabriele Gorelli

Leonardo Benucci e Gabriele Gorelli

Al Symposium di Firenze avevamo una nostra inviata di eccezione: Elena.
Visto per voi da Elena Mazzuoli – MarteComunicazione
Identità, innovazione, immaginazione ma anche voglia di incontrarsi e imparare dalle esperienze altrui uniti dall’amore per il grande vino. La condivisione è sicuramente una priorità per l’Institute of Master of Wine che nel Symposium di Firenze si manifestava nei gruppi sempre diversi per ogni cena o visita “Share and Enjoy” quasi una filosofia di vita e un metodo per approcciarsi agli altri dimenticando le barriere gerarchie.
Avere l’opportunità di parlare con chi abita in Paesi lontani porta sempre un grande arricchimento. Io, giovane comunicatrice di vino, oltre ad ascoltare i più autorevoli protagonisti del settore, mi sono concentrata sui miei coetanei, che da tutto il mondo sono venuti al Symposio . Non erano tanti ma ciò che li accomunava era la profonda passione per il vino e la voglia di mettersi alla prova in un contesto stimolante e amichevole allo stesso tempo.

Welcome to the Master of Wine party

Ecco per intero, nella versione integrale, gli articoli di Elena Mazzuoli – MarteComunicazione sul Symposium di Firenze dei Master of Wine

Marte-Comunicazione-Elena Mazzuoli e Marzia Morganti Tempestini

Marte-Comunicazione-Elena Mazzuoli e Marzia Morganti Tempestini

Visto per voi da Elena Mazzuoli
Avere l’opportunità di parlare con chi abita dall’altra parte del mondo porta sempre un grande arricchimento. Per me, giovane appassionata di vino, oltre ad ascoltare i più autorevoli protagonisti del settore, è stato interessante interagire con i partecipanti.
In particolare il racconto di un ragazzo cinese che parlando della sua storia mi ha fatto capire molto del mercato del vino nel suo paese. Con un grande rammarico mi confessa che per lui il suo amore per il vino è una battaglia da combattere ogni giorno.
Il mercato cinese da pochi anni interessato al vino, si dimostra ostile. A confermare questa chiusura è la rabbia dei genitori di Xing Wei che non sono felici del suo percorso intrapreso studiando per il WSET. Quando poi gli chiedo cosa deve fare l’Italia per trasmettere la propria cultura del vino Xing mi risponde che la cosa più importante è entrare in contatto diretto con il potenziale consumatore cinese, andando in Cina, organizzando eventi. Soddisfatta di una nuova amicizia mi sono poi fermata a pensare a quanto può essere profondo l’amore per il vino, di un giovane di 22 anni che, dall’altra parte del mondo, non abbandona il suo sogno anche se lo mette in contrasto con la sua famiglia.