ELEZIONI – L’ITALIA CHE VORREI

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ELEZIONI – L’ITALIA CHE VORREI

L’Italia che vorrei:  dà a tutti i giovani un’ottima formazione, mette alla pari uomini e donne, sceglie le persone capaci e oneste per i posti di comando…

 

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di Donatella Cinelli Colombini

Io sono uno degli “orfani” di Mario Draghi cioè sono fra gli italiani che fino all’arrivo del supermario vedeva il baratro avvicinarsi velocemente e nell’ultimo anno ha vissuto nella speranza che il nostro meraviglioso Paese potesse farcela.
Ora siamo davanti a una nuova tornata elettorale e possiamo permetterci di sognare l’Italia che vorremmo.
L’Italia è un Paese straordinario pieno di persone straordinarie e tutti speriamo che non affoghi nei debiti e nel malaffare. Con le elezioni c’è il sogno di un cambiamento, il sogno di creare un Paese migliore per le prossime generazioni.
Sono solo sogni? Temo di si. Ecco la mia lista di 8 sogni a cui non riesco a rinunciare.

 

L’ISTRUZIONE E’ LA BASE DEL NOSTRO FUTURO

Un sistema formativo che dia a tutti i giovani gli strumenti per mettere a frutto i propri talenti. Nelle città come nelle campagne. Dare quindi a tutti nozioni, capacità cognitive e senso del bene comune spingendo i migliori a accelerare. Soggiorni all’estero, possibilità di imparare musica, arte, sport e non solo matematica e letteratura …. Accrescere le opportunità formative non significa promuovere chi non studia e dare la laurea ai somari, perché questo crea ingiustizie e pregiudica il futuro di tutti. Significa mettere le basi per una maggiore mobilità sociale e scommettere sullo sviluppo sostenibile del nostro Paese.

 

LA PARI OPPORTUNITA’ PER LE DONNE CONVENGONO A TUTTI

Pari opportunità. Fine delle discriminazioni, delle molestie e degli abusi originati dal sesso, dall’aspetto fisico, dalla religione, dall’etnia …. Sarebbe un guadagno enorme. Attualmente la sola mancanza di pari opportunità delle donne costa all’Italia il 6% del PIL cioè oltre 90 miliardi.

 

MENO INQUINAMENTO E PIU’ FUTURO

Basta sprechi alimentari, pesticidi, impianti produttivi inquinanti … la tecnologia deve regalarci gli strumenti, la politica deve darci i programmi per la sostenibilità ambientale, sociale e economica, i cittadini devono vivere queste scelte nel loro quotidiano in modo consapevole. Meno fettine di vitello e più verdura di stagione. Cercare equilibri non vuol dire contrastare l’abbattimento dei cinghiali finché arrivano anche nel centro di Roma. Significa cercare un’armonia con l’ambiente.

 

BASTA CON I RACCOMANDATI

Le persone giuste nei posti giusti. Uomini e donne capaci e oneste nei posti di responsabilità invece dei raccomandati. Uno stato gestito bene costa meno e risponde ai bisogni dei cittadini. Ma perché funzioni bisogna puntare sul talento, sull’impegno e sull’etica invece che sull’appartenenza politica, la parentela o il clientelismo. In alcune regioni, come la Calabria, il 75% del Pil è legato a enti pubblici e partecipate. Complessivamente in Italia la “cosa pubblica” ha percentuali superiori alla Cina ma è gestita peggio perché nel gigante asiatico i manager di nomina politica devono portare buoni risultati mentre da noi basta che controllino i voti. Il risultato è la crescita del debito pubblico mentre ospedali, trasporti pubblici … funzionano male.

 

AZZERARE I POVERI MA ANCHE GLI SFATICATI

Dare dignità al lavoro e all’impegno sociale. Tutti possono contribuite a creare un mondo più bello, più pulito e più giusto. Sapere che in Italia ci sono 5 milioni e mezzo di poveri che non possono curarsi, comprare del buon cibo, avere una casa … è una vergogna. Penso agli anziani, ai disabili, ai profughi …. L’assistenzialismo non è una risposta, salvo che per chi è impossibilitato a lavorare. Il lavoro c’è e va regolato meglio anche punendo chi se ne approfitta.

 

METTERE IL TURBO AI PROCESSI

Processi veloci. Siamo fra i Paesi dove i processi civili e penali durano di più e questo crea ingiustizia. Tutti aspettano anni e anni: chi è stato truffato e non riesce a farsi risarcire, chi è in prigione in attesa del processo ma anche chi è a piede libero dopo essere entrato nella casa dei vecchietti, averli picchiati per rubargli la pensione. Apparentemente nessuno riesce a riformare la magistratura anche se sarebbe fra le riforme a cui sono legati i finanziamenti del PNRR. Ma tutti sappiamo non funziona.

 

MENO BUROCRAZIA

Basta burocrazia. In media la burocrazia toglie a ogni azienda 100 giornate lavorative all’anno, rallenta enormemente gli investimenti e colpisce soprattutto noi del vino che siamo “sorvegliati speciali”. La cosa triste è constatare che la maggior parte di queste procedure non servono a niente, sono solo fogli. Per favore non parlate di semplificazione perché tutti i provvedimenti decisi con questo fine hanno aumentato gli adempimenti dei cittadini e allungato la lista di chi deve mettere il timbro