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I depliant turistici delle cantine nell’epoca digitale

I depliant turistici delle cantine devono essere piccoli, con poco testo e molte immagini. Trasmettere valori, racconti, notizie e ciò che distingue

Violante-Gardini-col-depliant in cinese

Violante-Gardini-col-depliant-del-Brunello-in-cinese

Di Donatella Cinelli Colombini

Ricordate gli enormi depliant della fine del Novecento, quando le cantine cercavano di valorizzare il loro brand stampando brochure grandi quanto quotidiani in carta pesante? Quel tipo di strumenti di comunicazione oggi sarebbe controproducente. I buyer non prendono più neanche i biglietti da visita ma preferiscono fotografarli con il telefonino. Portarsi dietro un depliant ingombrante e pesante è impossibile per loro, specie nelle fiere e specie in viaggio quando il bagaglio è solo un trolley da dieci chili. Per non parlare dell’effetto negativo del maxi depliant su chi attribuisce alla difesa ambientale un’importanza prioritaria.

Depliant per la distribuzione nel territorio e in cantina

Ormai il digitale è protagonista; il turista del vino non ha più bisogno della brochure come souvenir della visita ma usa il suo telefono per fare i video e le foto che gli servono per ricordare e per mostrare agli amici la cantina e le

Doc Orcia insegne e depliants

Doc Orcia signs and brochures

persone che ha incontrato. Ancora il telefonino, attraverso i Qr-code apre le parti del sito che, di fatto, sostituiscono il vecchio depliant.  I flyer aziendali, da mettere in distribuzione nella sala d’ingresso della cantina, servono soprattutto per chi è più attempato e meno tecnologico, oppure per stimolare i visitatori rispetto ad altre offerte.

C’è quindi una radicale trasformazione della documentazione aziendale a disposizione dei turisti del vino. Per loro le cantine producono due tipi di flyer: quelli da mettere in distribuzione negli uffici turistici, nelle strutture ricettive, nei ristoranti della zona che contengono informazioni sulle particolarità e le attività dell’azienda, con orari, sistema di prenotazione e percorso di arrivo. Ci sono poi i depliant in distribuzione nell’area di accoglienza della cantina che devono incuriosire i visitatori rispetto alle altre offerte e spingere chi è arrivato solo per assaggiare e comprare qualche bottiglia eccellente, a pranzare davanti alle vigne, dormire in agriturismo, fare un corso di cucina, oppure una degustazione guidata dall’enologo.

Per le fiere e i tour operator la documentazione è ormai quasi solo digitale e quindi la stampa di depliant è sempre più rara.

Voce, espressione e linguaggio del corpo delle enoguide

Nell’accoglienza in cantina conta ciò che viene detto ma soprattutto come viene detto, cioè il tono di voce e i messaggi emessi da volto e corpo

 

Voce, espressione, linguaggio del corpo nell'accoglienza in cantina - Casato Prime Donne, Alessia e Sara

Voce, espressione, linguaggio del corpo nell’accoglienza in cantina – Casato Prime Donne, Alessia e Sara

Di Donatella Cinelli Colombini

 

VOCE: TONO, RITMO, ESPRESSIVITA’, BREVITA’

Bisogna trasformare emozioni in parole. La voce deve far entrare l’enoturista in un mondo di passioni, di valori, di sensazioni positive e di amore per la terra e il vino.
Ma innanzitutto è necessario che il visitatore ci senta, la guida che parla sottovoce mette in difficoltà chi lo ascolta.
Il tono di voce è fondamentale per trasmettere emozione. Parlare in modo monocorde, senza pause e senza cambi di ritmo crea disaffezione, annoia, fa calare l’attenzione e trasforma qualunque discorso in una lezione che si ascolta malvolentieri.

Fanno lo stesso effetto le guide prolisse. Meglio parlare poco. Superare i 5 minuti per ogni spiegazione significa vedere gli occhi dei turisti che vagano disperati alla ricerca di altro. Attenzione alle pause di silenzio troppo lunghe, perché possono risultare imbarazzanti e abbassare la temperatura emotiva dei nostri enoturisti.

 

Voce, espressione, linguaggio del corpo nell'accoglienza in cantina - Casato Prime Donne, Violante Gardini Cinelli Colombini

Voce, espressione, linguaggio del corpo nell’accoglienza in cantina – Casato Prime Donne, Violante Gardini Cinelli Colombini

IL LINGUAGGIO NON VERBALE DELLA COMUNICAZIONE

Riprendiamo l’insegnamento di Albert Mehrabian e le sue celebri percentuali relative all’impatto delle varie componenti della comunicazione fra le persone: 7%-38%-55%.

7% è l’effetto dei contenuti, 38% quello della voce e 55% del linguaggio del corpo.

Donne e vino fra seduzione e razionalità

Donne e vino: affascinate dal vino e persino dagli uomini che lo bevono, preferiscono gli autoctoni e il consiglio del contadino a quello degli esperti

Donne e vino Fattoria del Colle Toscana brindisi con candele

Donne e vino Fattoria del Colle Toscana brindisi con candele

Di Donatella Cinelli Colombini Montalcino
Il profilo delle donne consumatrici di vino, che emerge dalla ricercaDonne e vino” curata dal Professor Gabriele Micozzi e realizzata dallo spin off dell’Università politecnica delle Marche su incarico del Consorzio Vini Piceni, ci rivela un personaggio a due facce: quella razionale della diplomata o laureata (85%) che vorrebbe etichette più esplicative su abbinamenti e storia del vino, l’altro lato c’è il carattere sempliciotto che mette fra i marchi più seducenti la Ferrero e il Campari, così come fra i brand alimentari più apprezzati Barilla e Parmigiano Reggiano. Infine c’è il

Gabriele Micozzi e suoi collaboratori Donne e vino

Gabriele Micozzi e suoi collaboratori Donne e vino

carattere più istintivo che giudica gli uomini bevitori di vino, colti (32%) interessanti (26) e divertenti (24%) mentre gli astemi risultano noiosi anche se salutisti. Infatti nella classifica <<secondo lei è più interessante l’uomo che beve: vino, birra, cocktail, acqua …?>>il vino vince con il 70% di preferenze.
In altre parole se il 84% delle donne sarebbe disposta a approfondire la conoscenza del vino con un corso, per cui dimostra vero interesse, è poi più affascinata dallo story telling del contadino (22%) che dalle spiegazioni dei giornalisti e dei sommelier (rispettivamente 13 e 12%) per cui la qualità intrinseca passa in secondo piano rispetto al contesto emozionale suscitato dal racconto.

Addetti all’accoglienza in cantina 1° parte

Piccoli segreti per diventare dei perfetti addetti all’accoglienza in cantina: gli abiti, la prima impressione, le notizie negative, i discorsi noiosi …

Addetti all'accoglienza in cantina Bolgheri

Addetti all’accoglienza in cantina Bolgheri

Di Donatella Cinelli Colombini, Montalcino, Casato Prime Donne

ABBIGLIAMENTO
E’ vero che <<l’abito non fa il monaco>> ma, vedendo qualcuno con indosso il saio, siamo portati a pensare che sia un frate. Questo perché la prima impressione fa leva sugli stereotipi e sulle cose più evidenti. Come dice il proverbio qualche vota inganna ma, in ogni caso, si imprime nella memoria con forza. Per questo, chi lavora al pubblico a contatto con persone mai viste prima dovrebbe trasmettere, al primo colpo d’occhio, un’impressione più possibile coerente con il proprio personaggio e con l’azienda che rappresenta. Nel caso degli addetti all’accoglienza in cantina, all’estero,

Violante Gardini CinellicolombiniJr al Casato Prime Donne Montalcino

Violante Gardini CinellicolombiniJr al Casato Prime Donne Montalcino

soprattutto in California, risolvono il problema imponendo una divisa. Magliette o felpe e grembiuli rossi da cantiniere con stampato il brand rendono immediatamente riconoscibili i membri dello staff. Sono efficaci ma, forse, poco adatti alla realtà italiana composta di tante piccole imprese familiari dove l’accoglienza turistica è spesso fatta da dipendenti che hanno anche altre mansioni. Per questo, la stragrande maggioranza di quelli che ricevono i turisti del vino in cantina hanno normali abiti da ufficio, non giacca e cravatta, che in campagna sembrano piuttosto fuori posto, quanto piuttosto qualcosa di casual e country. Abiti comodi che tuttavia devono essere curati per non apparire sporchi e trascurati. Soprattutto fra i turisti italiani c’è la convinzione diffusa che gli abitanti della campagna siano arretrati e di basso livello culturale: è opportuno quindi manifestare l’opposto al primo colpo d’occhio.