Coldiretti Tag

Il turismo interno riparte dai peccati di gola

Il 92% delle eccellenze alimentari Dop e Igp, così come il 79% delle denominazioni del vino sono in 5.498 piccoli Comuni italiani prevalentemente piccoli

 

Cammini-d'Italia-Francigena-sopralluogo del Comune di Siena

Cammini d’Italia – Francigena – sopralluogo del Comune di Siena

Di Donatella Cinelli Colombini

Fondazione Symbola ed Ifel (Istituto per la Finanza e l’Economia Locale dell’Anci) cercano di fotografare le caratteristiche di queste aree dove la produzione di eccellenze enogastronomiche e il turismo aveva creato una nuova economia arrestando persino il calo demografico. L’occasione è la presentazione del Rapporto sui “Piccoli Comuni e Cammini d’Italia” da parte di Ermete Realacci.

 

PICCOLI COMUNI E CAMMINI D’ITALIA CON TANTE DOP E IGP

Francigena, cammini e piccoli comuni in Italia

Francigena, cammini e piccoli comuni in Italia

I 44 cammini, 15.400 chilometri di itinerari a piedi  aiutano a capire le potenzialità dei piccoli insediamenti che, in occasione dell’epidemia covid, si sono rivelati il buen retiro di chi scappava dalle città per lavorare on line. Proprio lo smart working potrebbe essere lo strumento di ripopolamento e rivitalizzazione di queste aree, a patto che ci siano investimenti strutturali come la banda larga e che l’agroalimentare di eccellenza qui prodotto, con il turismo del gusto che ha generato, sia adeguatamente promosso e organizzato.
L’idea è grandiosa e parte da un’intuizione di Carlo Azelio Ciampi, ex Presidente della Repubblica, che Realacci sviluppa in una nuova proposta politica i cui i borghi rurali diventano un esempio di <<un’economia più a misura d’uomo che punta sull’intreccio fra tradizione e innovazione, fra vecchi e nuovi saperi>>.
Una ragione in più per difendere i piccoli comuni dando loro il ruolo di locomotore turistico dei territori interni <<in un mondo globalizzato se innoviamo senza indebolire la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia>>.

 

I giovani tornano ad amare l’agricoltura

Al nono posto fra i mestieri amati dai giovani fra i 17 e i 30 anni c’è il vignaiolo con il 17% delle preferenze. Coltivare la terra diventa di moda

Giovani in agricoltura Fattoria del Colle

Giovani in agricoltura Fattoria del Colle

Di Donatella Cinelli Colombini, fattoria del Colle, Toscana

Nella classifica stilata da Klaus Davi ci sono tre professioni di tipo creativo (stilista 41%, designer di occhiali 36% e di interni 27%) e tre lavori artigianali: sarto, orafo e calzolaio oltre al project manager. Scelte molto diverse dal posto fisso impiegatizio a cui aspiravano la maggioranza dei giovani italiani fino a vent’anni fa, scelte che appaiono collegate alla convinzione del primato del Made in Italy, in termini qualitativi, e alla possibilità che esso generi stabilità di lavoro e guadagno.
Riflessione giusta ma che forse sottostima la difficoltà di lavori creativi o artigianali che richiedono anni di preparazione oltre che doti artistiche innate non proprio diffusissime.

giovani in agricoltura Fattoria del Colle Toscana

giovani in agricoltura Fattoria del Colle Toscana

Il confronto fra l’entusiasmo dei giovani e i dati diffusi da CNA e Confartigianato sulle piccole imprese in grandissima difficoltà balza agli occhi e evidenzia la distanza che separa la realtà dai sogni delle nuove generazioni. Ma è forse l’ esigenza di lavori con orari più flessibili, maggiore possibilità di esprimere la propria personalità e in rapporto con la natura, è più diffusa di quanto ci si aspettasse.
All’inizio di settembre, alla Fiera del Levante, la Coldiretti ha sottolineato alcuni dati <<fra i 30mila giovani sotto  i 40 anni che nel 2016-17 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura dei Piani di Sviluppo Rurale dell’Unione Europea, ben il 61% è concentrato nel Meridione e nelle Isole>>; questo significa che 18mila giovani del Sud vedono nelle campagne un’opportunità di lavoro e realizzazione personale.

Toscana cinghiali la strana alleanza di animalisti e cacciatori

Toscana 400.000 cinghiali, daini e caprioli: un esercito affamato che neanche la politica riesce a fermare e trasformerà il paesaggio e la vita in campagna

Toscana-cinghiali-un-problema-enorme

Toscana-cinghiali-un-problema-enorme

Di Donatella Cinelli Colombini

La fauna selvatica ha una densità 4 volte superiore alla media nazionale Un milione di Euro di danni alle colture, ogni anno. La cosa più grave sono i feriti e i morti sulle strade. Secondo Stefano Tesi, nella sola provincia di Siena, ci sono stati nel 2015, circa 1.000 incidenti stradali alcuni dei quali mortali. Ebbene il 75% di essi è stato provocato dalla fauna selvatica.
Le pressioni degli animalisti insieme a decisioni politiche sbagliate, hanno finito per trasformare la regione in una specie di “Kruger Park” quello con i leoni e gli elefanti. La differenza è che nel parco c’è un recinto in Toscana i caprioli entrano anche

Toscana-cinghiali-manifestazione-Coldiretti

Toscana-cinghiali-manifestazione-Coldiretti

nelle strade a 4 corsie e i cinghiali si avvicinano alle case attratti da orti e giardini …. Ormai è ’ pericoloso fare passeggiate nei boschi, dopo il tramonto è pericoloso viaggiare in auto e soprattutto in moto ma, per fortuna, nessun bambino è stato ancora aggredito. Una circostanza del genere, soprattutto se riguardante un bambino straniero, andrebbe sui giornali di tutto il mondo e farebbe collassare il turismo in campagna.
Ma come è potuto succedere un simile scompenso fra la dimensione dei boschi e il numero degli ungulati? E soprattutto c’è una soluzione? Apparentemente no.
La politica, dopo essere rimasta per anni sotto scacco da parte degli animalisti, promette di portare il numero dei cinghiali a 150.000 in tre anni ma dopo aver approvato una legge con questo obiettivo non riesce a farla funzionare per l’opposizione di chi, in realtà, non la vuole: i cacciatori. Quelli che hanno costruito autentici business con i cinghiali mediante l’organizzazione di cacciate, la richiesta di quote ai partecipanti e la vendita della carne.

A 30 anni dal metanolo come cambiano il vino e i consumatori

L’identikit del consumatore di vino italiano a 30 anni dal metanolo: è un wine lovers che beve poco, bene, rosso, regionale, fuori casa e visita le cantine

30-anni-dal-metanolo

30 anni da metanolo

Di Donatella Cinelli Colombini, Brunello, Casato Prime Donne

I 30 anni dal metanolo hanno rivoluzionato la produzione, i consumi e persino quelli che, in Italia, producono vino.
I consumi sono al minimo storico: 37 litri all’anno cioè la metà del 1986 (68 litri), l’anno tragico del vino al metanolo che fece 23 morti e decine di intossicati. Oggi il vino italiano consumato all’estero è più di quello bevuto dentro i confini nazionali. In effetti il 2015 ha segnato il record dell’export con 5,4 miliardi e un incremento del 575% dal 1986 quando l’Italia era la terra dello sfuso a buon mercato e vendeva all’estero per soli 800 milioni di Euro. Attualmente una bottiglia su cinque fra quelle esportate nasce nelle cantine italiane e per oltre la metà contiene vini DOC e DOCG.
Negli stessi 30 anni dal metanolo anche la produzione italiana di vino si è contratta enormemente passando da 76,8 milioni di ettolitri a 47,4. Un volume che tuttavia ci pone al primo posto nel mondo, davanti ai francesi.

BaroloBrunello 2014 Barolo Ceretto

Vino italiano a 30 anni dal metanolo BaroloBrunello alleanze al vertice

Accanto al segno meno sulla produzione c’è tuttavia il segno più sulla qualità che traspare anche dalle percentuali del vino con denominazione: era il 10% nel 1986 ed oggi è il 35% (73 Docg, 332 Doc e 118 Igt).
Il Dossier “Accadde domani” presentato da Coldiretti e dalla Fondazione Symbola fotografa la contraddizione di un Paese con 35.000 sommelier ma un consumo del vino in progressivo calo. Insomma se da un lato crescono i wine bar, le visite in cantina e la capacità di degustazione, dall’altro il vino sembra diventare più un argomento di conversazione che di consumo.
IL tracollo dei consumi sembra riguardare il 73% del vino che è bevuto in casa, prevalentemente durante i pasti, cioè i consumi tradizionali, perché quello servito al ristorante è previsto in aumento di oltre l’8% nei prossimi due anni. Crescerà soprattutto il consumo al bicchiere, dominato, nel 94,5% dei casi, dalle etichette locali o regionali.

L’ intraprendenza dei giovani batterà la crisi? In agricoltura forse si

4.200 di nuove imprese agricole di giovani sotto i 35 anni nei primi nove mesi del 2013 e moltissime basate su idee nuove e carattere innovativo

Agricoltura e giovani

Agricoltura e giovani

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini
L’Italia è un Paese dove il potere è geriatrico: il corpo docente universitario più anziano del mondo (1/3 dei professori oltre i 60 anni) l’età media dei presidenti delle banche è 67 anni e quella dei direttori generali della pubblica amministrazione 57. Anche nell’impresa siamo una nazione guidata da vecchi: solo l’11% dei 6milioni di aziende italiane ha un titolare sotto i 35 anni.
Vista la disastrata situazione della nostra amatissima Italietta c’è chi pensa che un ringiovanimento farebbe benissimo al nostro Paese. Questa è l’opinione di Coldiretti che ha presentato un dossier intitolato “Svolta generazionale nell’economia italiana” accanto al primo salone del “Made in Italy che batte la crisi”. L’idea è quella di incentivare idee innovative e capaci di creare nuovo business. Qualche esempio: il “caviale” di lumaca fatto in Sicilia, gli ecofunghi dai fondi di caffè, gli agrimobili – complementi d’arredo realizzati con fibre di fico d’india, il vino di giuggiole dell’Odissea (assaggiato da Ulisse nell’isola dei lotofagi), le spugne per i trattamenti di bellezza ricavate dall zucche sarde,  infine le piume di struzzo per il burlesque.

Vero o falso il localismo nel bicchiere

I veneti bevono Cabernet e Merlot, nelle Marche il Verdicchio, i campani amano la Solopaca …. Gli italiani bevono local? 

Alto Adige assaggio in piazza

Alto Adige assaggio in piazza

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Cominciamo dai dati Symophonyiri group sul 2012, che ci rivelano un’Italia con i bicchieri molto regionalizzati; ecco che in Piemonte i preferiti sono Barbera e Dolcetto, in Toscana Chianti e Morellino, in Sicilia Nero d’Avola e Alcamo.
Piccola eccezione per i liguri che sconfinano leggermente con le loro preferenze per la Bonarda dei Colli Piacentini e la Barbera. Per il resto i vini del territorio dominano incontrastati: il Lambrusco in Emilia Romagna, il Montepulciano in Abruzzo, il Primitivo in Puglia e il Cannonau in Sardegna….
Applaude la Coldiretti, prima sostenitrice dei “Km 0” e collega questo localismo enologico al turismo del vino che ha fatto riscoprire le cantine e le specificità dei territori.