Da mesi, se non da anni, ci sono due scuole di pensiero in contrapposizione: da un lato i proibizionisti del semaforo a punti NutriScore, delle azioni punitive contro carne, formaggi, salumi, alcolici, zucchero…. Dall’altro chi dice che il proibizionismo ha effetti deleteri sul sistema nervoso e conduce a “vivere da malati per morire da sani”. Primo fra tutti David Khayat, oncologo di fama mondiale, che ha pubblicato il saggio “Arrêtez de vous priver” proprio in opposizione al proibizionismo.
Mostrare il vino come una minaccia per la salute è offensivo per noi produttori. Noi cerchiamo l’eccellenza per regalare felicità di chi apre le nostre bottiglie
I sostenitori del proibizionismo alimentare ci faranno vivere da malati per morire da sani. Una tavola piena di divieti è talmente deprimete da spingere verso gli antidepressivi. E diventa sempre più vera la frase de “La Revue du Vin de France” <<mentre chiudono le osterie aprono sempre più farmacie>> diventa necessario ascoltare l’appello di David Khayat, ex presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori francese, che ha titolato il suo libro <<Arrêtez de vous priver!>>.
La moderazione come guida a una vita felice e sana dove trovano posto gli affetti, le amicizie e la socialità, il lavoro, lo sport e anche la buona tavola.
LA COLPEVOLIZZAZIONE DEL VINO METTE UBRIACONI E CONSUMATORI MODERATI SULLO STESSO PIANO
Basta con gli attacchi al vino che mettono noi produttori sul banco degli imputati come fossimo attivi nel narcotraffico. Mi offende che Serge Hercberg, padre del Nutriscore, cioè del semaforo per gli alimenti, si eriga a paladino contro le lobby alimentari e tratti il vino come un veleno.
Dove sono le lobby del vino e dov’è il veleno?
Ma basta.
Quando ero giovane ho visto la diffusione dell’eternit sui tetti, la pubblicità che diceva di usare l’olio di semi perché era più salutare di quello d’oliva. Ho visto madri dare il latte in polvere e gli omogeneizzati ai propri neonati nella convinzione che fossero meglio del seno materno e delle pappe della nonna. Per non parlare della mucca pazza, le microplastiche e degli erbicidi la cui cancerosità è una specie di segreto internazionale.
LA SCIENZA E CERTE SCELTE INCAUTE
Nel corso degli anni la scienza ha fatto una serie di passi falsi. Non voglio pensare che dietro certe scelte ci sia sempre la sete di guadagno, forse ha agito in buona fede, basandosi sulle prime risultanze delle ricerche ma senza sapere cosa sarebbe successo a lungo termine con le “innovazioni”.
Dei disastri che hanno portato ad una fobia diffusa verso ciò che manipola la natura. Parlo della massaia cinquantenne ma anche del giovane laureato che usa il telefonino più tecnologico ma vuole mangiare BIO. Per questo l’interesse dei giovani per il vino e soprattutto per il vino sostenibile, è cresciuta: le scimmie capaci di alimentarsi con frutta fermentata sono un anello dell’evoluzione che ha dato origine all’uomo e l’umanità consuma vino da 8.000 anni …. Evidentemente è il vino è un prodotto naturale e non fa così male!
LA RISOLUZIONE UE BECA SUL CANCRO E IL CONSUMO DI ALCOL
Ecco perché la risoluzione della commissione europea sul cancro BECA ha lasciato tutti sconcertati, e non solo i produttori di vino, quando dice <<Non esiste un livello sicuro di consumo di alcol e se ne dovrebbe tenere conto nel progettare le politiche di prevenzione Ue contro i tumori>> quindi chiede all’UE di contrastare ogni consumo di alcol e non solo l’abuso.
Se il vino fosse realmente dannoso per la salute ogni altra considerazione di tipo economico e sociale andrebbe messa in second’ordine. Il punto è che non ci sono prove in tal senso.
Quello che dicono i dati epidemiologici è che bere ogni giorno più di un quarto di bottiglia per le donne, e mezza bottiglia per gli uomini, diviso fra i due pasti, fa male.
La prossimità si allarga a 800 km, meno repeaters e più esploratori, visite con degustazione più care ma anche più richieste, forte legame online da casa
La prima considerazione è negativa: i tempi del ritorno alla normalità si allungano. Il settore “aviation” prevede un completo recupero nel 2024 ma comincia a serpeggiare il timore di varianti del virus covid capaci di resistere ai vaccini e creare una nuova crisi. La variante Epsilon che resiste agli anticorpi generati dal vaccino e da una precedente infezione è la prima ma forse non la sola a suscitare il timore di una nuova ondata pandemica.
La considerazione positiva riguarda invece la tenuta del turismo enogastronomico. Secondo Roberta Garibaldi, il 71% delle persone sceglie la meta del viaggio tenendo conto dell’attrattiva golosa (era il 59% solo nel 2019) rivelando un incremento del bisogno di benessere anche psicofisico. In altre parole la filosofia proibizionista di stampo anglosassone sembra spazzata via dall’approccio più liberista che ha in David Khayat e nel suo “Arrêtez de vous priver !” i cardini scientifici e culturali. Dopo mesi di lockdown e di ingrassamento domestico causato dalla scarsa capacità ai fornelli della stragrande maggioranza degli smart workers, l’idea di escursioni in zone verdi, dove concedersi assaggi di grandi vini e cucina tradizionale … appare come una cura antidepressiva.
TURISTI DEL VINO 2021: MENO REPETEARS E PIU’ ESPLORATORI
Nel 2021 i turisti delle cantine e dei territori del vino sono cambiati pur rimanendo prevalentemente italiani: se lo scorso anno fu quello dei repeaters cioè dei viaggiatori che tornavano nei luoghi in cui erano già stati perchè la familiarità dava loro anche un senso di sicurezza, quest’anno domina il bisogno di cambiamento e di azione.
Secondo me i divieti non servono. Anzi, sui giovani, fanno l’effetto del drappo rosso davanti al toro. Purtroppo lo stress causato dal lockdown è visibile anche nell’aumento del consumo deviato di alcolici e delle violenze domestiche sulle donne. Il coprifuoco ha dato la spinta finale alle bevute accelerate.
I dati diffusi dal Ministero della Salute sono brutti: il “binge drinking”, cioè le quattro – sei bevute in successione veloce, riguarda 3,8 milioni di consumatori italiani (2,8 milioni maschi e un milione di femmine). Di questi 830mila hanno fra gli 11 ed i 25 anni (21,8 % del totale). Per molti di questi giovani l’effetto negativo è psicologico e fisico, infatti, prima dei 18 anni il corpo non produce gli enzimi capaci di metabolizzare l’alcol che quindi causa una sorta di avvelenamento. Chi fa binge drinking prima della maggiore età rischia immediatamente il ricovero al pronto soccorso e poi di ammalarsi e dover rinunciare per sempre a ogni tipo di bevanda alcolica prima dei 30 anni. I dati ci mostrano invece che ci sono 750.000 minorenni a rischio, soprattutto nell’età 16-17 anni.
COS’E’ IL BINGE DRINKING E COME VIENE CONTRASTATO
In genere il binge drinking avviene usando cocktails fatti mischiando un distillato molto forte, una bevanda effervescente, ghiaccio e succhi.
L’azione per contrastare questi abusi è diversa a secondo dei Paesi. In UK si punta sul dry January, in Francia c’è una sorta di rivolta ai divieti capitanata da David Khayat che ha scritto il libro “Arrêtez de vous priver!” Quindi l’idea è di anteporre all’abuso un consumo responsabile. <<Chiudono le osterie e aprono le farmacie>> era il grido di allarme della stampa specializzata, qualche anno fa, per l’esponenziale aumento dell’uso di antidepressivi a seguito della chiusura dei luoghi di incontro e di socializzazione.
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