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Brunello di Montalcino: storie, ettari e tanti tanti euro

Una stella rossa tra premi Nobel, scandali e miliardari. Il Brunello di Montalcino è molto più di un vino, è l’anima di una terra con una specialissima forza di gravità

di Sara Mazzeschi

I love brunello di Montalcino

I love brunello di Montalcino

Forza di gravità. Il Brunello ne ha una tutta sua ma cos’è che attrae così tanto le persone? E’ da anni sulla cresta dell’onda, chiunque beva vino, dunque non necessariamente un appassionato, lo conosce e ne ha letto su riviste, siti web e anche su qualche muro ma nonostante ciò l’interesse non cala, al contrario.  Il fatto è che il Brunello non è solo un grande vino, è l’essenza stessa di Montalcino, entrambi legati da sempre al territorio e chi lo vive creano  –penso- una speciale attenzione per il prodotto finale, per la gente e per l’origine di tutto.

Vernaccia di San Gimignano, il bianco di Toscana

Le 16 torri di San Gimignano vegliano sui filari di Vernaccia, il vino bianco che migliora invecchiando e sa di pietra focaia

di Sara Mazzeschi

San_Gimignano e vigne di vernaccia

San_Gimignano e vigne di vernaccia

Ricordo bene la mia prima degustazione orizzontale, a Siena l’Enoteca Italiana aveva riunito nelle esclusive sale sotteranee molti produttori di San Gimignano e per me, appena uscita dal 2°corso AIS, era un’incredibile occasione per conoscere meglio il vino bianco toscano per eccellenza, la Vernaccia Docg.  Che delusione! Al sesto assaggio già i vini mi sembravano tutti uguali ed in più la beffa, quel bianco asciutto dal retrogusto amarognolo e minerale proprio  non “andava giù”! Ho impiegato un po’ di tempo e numerosi bicchieri per apprezzarlo ed oggi, come spesso accade nel mondo del vino, non solo ho cambiato idea ma  ne sono diventata un’appassionata estimatrice, soprattutto della versione Riserva.

Chianti Classico ma non troppo

Il Chianti Classico , vino rosso della Toscana tra i più famosi, non è poi così “classico” anzi, quest’anno 300 candeline per lui ma in realtà è una Docg giovane e alla moda

Di Sara Mazzeschi

Chianti Classico Collection 2016

Chianti Classico Collection 2016

Lo scorso febbraio  si è svolta a FirenzeChianti Classico Collection”, presentazione delle nuove annate ed occasione per festeggiare un  compleanno importante, 300°annivesario dall’emanazione del bando di Cosimo III de Medici che fissò, per la prima volta nella storia, i confini delle zone di produzione del Chianti. Aveva capito l’importanza di tutelare un vino che secoli dopo sarebbe diventato il Chianti Classico e per questo creò anche delle Congregazioni di Vigilanza, veri e propri antenati dei Consorzi che oggi controllano e promuovono le denominazioni.  Nel 1932 viene

Mappa Chianti Classico

Mappa Chianti Classico

aggiunto il suffisso “classico” proprio per distinguere  quei Comuni, tra Siena e Firenze, delimitati nel 1716 da Granduca di Toscana.

Il Consorzio del Chianti Classico è prodotto oggi con uve Sangiovese  per almeno l’80%, nel restante 20% possono andare altri vitigni a bacca rossa – dal 2006 sono state vietate uve bianche – sia autoctoni come Canaiolo o Colorino sia internazionali come Merlot e Cabernet.  La produzione media annua si aggira sui 270 mila ettolitri che in termini di bottiglie equivale a circa 35 milioni, vendute in oltre 100 Paesi.  Questo vino ha caratteri simili a quelli del Chianti ma più eleganti e raffinati, i profumi che lo contraddistinguono richiamano giaggiolo, mammola e frutti di bosco, grazie poi ad un affinamento in legno di minimo 11 mesi (24 per la Riserva), note speziate e balsamiche rendono il rosso toscano particolarmente complesso ed armonico.

Il wine lover abbandonato

Girando per enoteche, se non si è un po’ scaltri, si rischia di comprare un vino che non corrisponde alle nostre richieste. Un buon enotecario è giusto sia correttamente informato su ciò che vende.

Visto per voi da Bonella Ciacci

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Lavorando in una delle due cantine di Donatella Cinelli Colombini, mi è capitato più volte di avere a che fare con vini che non sono della nostra produzione, magari per guidare una degustazione con degli ospiti. E’ mio dovere in questi casi informarmi sulla cantina e sul vino che propongo, se non lo conosco, per dare le giuste indicazioni ai clienti. Così facendo, e anche per una curiosità personale, la mia conoscenza su cantine e vini sta crescendo, e non manco mai di coltivarla ulteriormente, provando vini diversi quando sono a cena fuori, o comprando qualche bottiglia interessante quando sono in giro in vacanza.
Ecco che, e non solo una volta, mi sono imbattuta in ristoratori e soprattutto enotecari “colti alla sprovvista”.

La dinamica è sempre più o meno la stessa: entro in un’enoteca, mi guardo un po’ intorno, mi incuriosisco di qualche bottiglia, e poi chiamo il gestore per avere più informazioni a riguardo. Altre volte invece chiedo direttamente di propormi qualcosa di insolito e particolare. Sul momento, il più delle volte, ricevo risposte esaustive su composizione, affinamento, descrizione del vino… Poi vado a casa e, perdonatemi la malafede, controllo online, cercando il vino e la cantina che ho comprato. Ed ecco l’amara sorpresa: molte mi sono state dette un sacco di bugie!