Brunello di Montalcino: storie, ettari e tanti tanti euro
Una stella rossa tra premi Nobel, scandali e miliardari. Il Brunello di Montalcino è molto più di un vino, è l’anima di una terra con una specialissima forza di gravità
di Sara Mazzeschi
Forza di gravità. Il Brunello ne ha una tutta sua ma cos’è che attrae così tanto le persone? E’ da anni sulla cresta dell’onda, chiunque beva vino, dunque non necessariamente un appassionato, lo conosce e ne ha letto su riviste, siti web e anche su qualche muro ma nonostante ciò l’interesse non cala, al contrario. Il fatto è che il Brunello non è solo un grande vino, è l’essenza stessa di Montalcino, entrambi legati da sempre al territorio e chi lo vive creano –penso- una speciale attenzione per il prodotto finale, per la gente e per l’origine di tutto.
La storia e la leggenda del vino sono piene di personaggi, il più antico sembra essere stato Carlo Magno, certo è che il Brunello non ha avuto né un solo padre né una data di nascita precisa: era un’uva diffusa nel “Monte del Leccio” ottenuta da viti poco rigogliose con acini piccolissimi. Da qui l’unione di alcuni colti e ricchi ilcinesi per sperimentare e fare ricerche sul vitigno fino ad arrivare al 1865, quando Clemente Santi e Tito Costanti riuscirono nella prima vinificazione in purezza. Dopo alcuni anni e molti soldi fu presentato alle esposizioni di Siena un vino che prendeva il nome dall’uva, di alta qualità e che invecchiava in modo strepitoso. Furono i membri della famiglia Santi, poi divenuta Biondi Santi, a lottare con più tenacia e lungimiranza per l’affermazione del vino di Montalcino e va loro riconosciuto il grande merito di averne fatto un patrimonio collettivo dell’intera comunità locale. Fino alla metà del 900 il Brunello rimase una rarità destinata a pochi poi il boom e la consacrazione a simbolo del Made in Italy, nel 1999 Wine Spectator inserisce, proprio il Brunello Biondi Santi, tra i 12 migliori vini del XX°secolo.
Ho letto che i discendenti dei pionieri del Brunello hanno rovistato ovunque e per anni alla ricerca di una bottiglia del 1865, nulla da fare, la più vecchia ad oggi è di Biondi Santi del 1888 ma divertente è la pergamena che Ernesta Carli Giannelli ha trovato nella cavità di un muro. Il messaggio era di tale Costanza Costanti, squattrinata, che non potendo lasciare nulla agli eredi, aveva preparato il biglietto da usare in caso di necessità. Adesso è giustamente appeso in bagno perché…non si sa mai.
Dalla gente comune ai Capi di Stato vogliono il Brunello non solo perché è buono ma anche per ciò che rappresenta: convivialità raffinata, eleganza, cultura. Si dice che lo scrittore Saul Bellow preferì perdersi la festa in onore di premiati del Nobel per una vacanza a Montalcino e che il famoso baritono Renato Bruson volle essere pagato in bottiglie per il concerto all’Abbazia di Sant’Antimo, offendendo i dirigenti del Mps che con i loro assegni, a quanto pare, non potevano competere!
Dal 1967 ad oggi il valore dei vigneti è aumentato ben 2153 volte, la quotazione dello sfuso sfiora i 1000 euro al ql e 1 ettaro a Montalcino oscilla tra 300 e 500 mila euro. E’ incredibile! Oggi nel comprensorio comunale di Montalcino ci sono 3.500 ettari di vigneto di cui 2.100 per la produzione di Brunello. Nel 2015, annata 5 stelle, sono state prodotte oltre 9.800.000 bottiglie, per il 70 % destinate all’estero, Usa e Europa in prima fila seguite da Canada e Asia che stanno sgomitando sempre più…sembra impossibile ma spesso capita che i produttori, quelli più piccoli e inseriti in un mercato di nicchia, debbano dire no o centellinare le bottiglie per gli importatori tanto la domanda supera l’offerta. Altro dato interessante riguarda proprio le cantine: sono più di duecento ma solo poche superano i dieci ettari di vigneto.
Inevitabilmente Montalcino attrae investitori esteri, tra i nomi più noti compare il
finanziere brasiliano Andreas Esteven, proprietario di Argiano, finito nel 2015 nello scandalo petrolifero Petrobras, Richard Parson, consulente di Obama, i re del caffè: Riccardo Illy – Cantina Mastrojanni- e Francesco Illy – Podere Le Ripi- il creativo di famiglia, ideatore della cantina aurea e del vigneto bonsai. Poi ancora Ferragamo e Sandro Chia, genio della transavanguardia ma sicuramente è stato l’acquisto della Fiorita da parte della pornostar Savanna Samson ad aver destato più scalpore.
Di fianco ai Vip, le famiglie storiche di Montalcino, le grandi come Biondi Santi: Franco, morto nel 2013 e la moglie Maria Flora hanno trasformato la Tenuta il Greppo in un centro attrattivo di ricchi e appassionati e credendo nell’eccellenza del Sangiovese hanno tenuto alto il nome del Brunello. Non troverete nessuno in tutto il territorio che non provi stima e riconoscenza nei loro confronti. Altra cantina storica è quella dei Barbi, dalla quale proviene Donatella Cinelli Colombini e dove nel ‘93 ha inventato la giornata Cantine Aperte diffondendo l’enoturismo in tutta Italia e trasformando le cantine da luoghi inaccessibili a destinazioni per milioni di turisti e wine lover.
E’ divertente quando, nei giorni precedenti Cantine Aperte, veniamo contattate per sapere se noi partecipiamo…e come potemmo non farlo? Chi se non noi?
Il turismo e la valorizzazione del territorio sono legati indissolubilmente al vino, mezzo secolo fa i produttori già sapevano che per far crescere il brand bisognava
promuovere Montalcino e oggi non è possibile pensare all’uno senza l’altro. Da qui la prima mappatura interattiva dell’area ilcinese. il Consorzio sa che non deve “sedersi” ma al contrario è fondamentale stare al passo con i tempi. Un esempio? Negli ultimi anni lo sforzo organizzativo ed economico di incoming di giornalisti internazionali ed importatori è raddoppiato. Far loro vivere la realtà delle cantine e del territorio, il contatto con chi lavora e produce il Brunello non ha valore, anzi ne ha moltissimo!
Si impara dal passato, dagli errori fatti e si cresce, Brunellopoli è stata un vero e proprio shock che ha travolto produttori e comunità nel 2008 ma è stata anche la spinta per la rinascita, ha stimolato l’impegno a promuovere l’eccellenza del prodotto partendo dall’uva di Sangiovese. Un crescente numero di aziende produce in modo biolobico ed è nata anche un’associazione che si chiama Montalcino BIO. Da poco è avvenuto il rinnovo delle cariche all’interno del Consorzio, iniziano a fare capolino le nuove generazioni che con la loro freschezza ed esperienza dei mercati internazionali saranno in grado di far brillare ancor di più la stella Brunello.