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CULT WINE ISTRUZIONI SU COME CREARLO

Impariamo da chi, in pochi anni, ha costruito un mercato mondiale per un’ampia gamma di etichette cult: Penfolds e i suoi due nuovi vini NFT Superblend

 

Superblend-Penfolds-Vini-CULT

Superblend-Penfolds-Vini-CULT

Di Donatella Cinelli Colombini

Non si legano a un vigneto, ma a un concetto produttivo e ad un team di esperti che cercano l’eccellenza in una sterminata superficie di vigneti. Questa è la prima e maggiore rivoluzione di Penfolds nel campo dei CULT WINES.
Grange, il vino simbolo dell’enologia australiana, si fonda su queste logiche. L’uva di Shiraz con cui è prodotto proviene da differenti lotti di molteplici vigneti anche molto distanti fra loro: Barossa Valley, McLaren Vale, Clare Valley & Magill Estate. A questo si aggiunge un modo nuovo di rapportarsi ai clienti collezionisti. Penfolds è la prima cantina ad aver creato una sorta di “servizio di assistenza” per i collezionisti con la re-corking clinic del Grange che organizza appuntamenti nei mercati più importanti del mondo per la certificazione della qualità e il cambio del tappo alla presenza del chief winemaker Peter Cago. A questo si associa il club che da diritto a ricevere inviti a eventi, offerte speciali e piccole istruzioni. In altre parole Penfolds ha una rete di fan collegati in modo digitale e da eventi reali come i club di chi ha la Ferrari oppure è tifoso di una squadra di calcio.

 

Brand del vino, valori che crescono

I marchi del vino valgono sempre di più a livello di territorio e di cantina. Intorno a loro si forma una community, una specie di fan club che li amplifica

 

Castiglion del Bosco, Massimo Ferragamo

Castiglion del Bosco, Massimo Ferragamo-

di Donatella Cinelli Colombini

Cresce l’importanza dei marchi delle cantine ma anche di quelli territoriali del vino. Un incremento di valore che corrisponde anche ad un incremento del business delle denominazioni enologiche.

 

IL VALORE DEI BRAND TERRITORIALI DEL VINO

Complessivamente il giro d’affari in Italia è di 16,6 miliardi, secondo il rapporto Ismea-Qualivita 2021 sulla Dop economy nazionale. Le DOP-IGP toscane, ad esempio, hanno un giro d’affari annuo di 1,15 miliardi (58 DOP-IGP con 6.900 operatori) e questa regione è fra le 5 in Italia che commercializzano più di un miliardo con i vini DOP-IGP.

Tempio-del-Brunello-Montalcino

Tempio-del-Brunello-Montalcino

Ponendo l’attenzione a “casa mia” nella provincia di Siena, vediamo che si colloca al 5° posto in Italia e genera quasi metà del business regionale del vino con denominazione: 540 milioni di cui 151 provenienti dal Brunello.

 

IL VALORE CRESCENTE DEI BRAND AZIENDALI DEL VINO

Cifre milionarie che rispecchiano anche valori immobiliari enormi come prova la vendita di Castiglion del Bosco dai Ferragamo a un gruppo di famiglie estere, per una cifra segreta ma oscillante fra 300 e 400 milioni di Euro. Al di là della bellezza del luogo, romanticamente circondato dai boschi di Montalcino, il nome Ferragamo fa da moltiplicatore.

 

Tappo a vite: anche Penfolds ha dei dubbi

“I don’t think screwcap is the future” non credo che il tappo a vite sia il futuro dice Peter Gago enologo capo di Penfolds, la cantina della re-corking clinics

tappo-a-vite-e-clinica-dei-tappi

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Di Donatella Cinelli Colombini

La dichiarazione trova perfettamente d’accorto tanti, come me, che preferiscono i tappo in sughero monopezzo per qualsiasi vino destinato rimanere in bottiglia per anni. Tuttavia la dichiarazione è stupefacente perché arriva da chi fa largo uso di tappi a vite fino dal 1971 e non solo per i bianchi ma persino su vini di alta gamma destinati a durare nel tempo.
Qualche mese fa ho bevuto un Penfolds BIN 389 del 2006 (prezzo oltre 60€) con tappo a vite, trovandolo eccellente. Infatti Gago sostiene che questo tipo di

Tappi-a-vite-Penfolds-collection

Tappi-a-vite-Penfolds-collection

chiusura teme più il caldo che il tempo. Secondo lui è quasi impossibile capire se la bottiglia è stata esposta al calore perché non avviene come con il tappo di sughero che tende a uscire per effetto della dilatazione del vino. In qualche modo si facilita la vita ai disonesti che, per guadagnare di più, usano container o magazzini non climatizzati dove le temperature salgono oltre i 40°C. Nessuno può accorgersi del loro imbroglio fino al momento in cui le bottiglie vengono aperte.

E se la ritappatura del Brunello la facessimo tutti insieme?

Dall’esperienza della “Ricolmatura” del Brunello di Biondi Santi e dalla Penfolds Re-corking Clinics una nuova idea per promuovere i grandi vini di Montalcino

Brunello Biondi Santi Ricolmantura

Brunello Biondi Santi Ricolmantura

Di Donatella Cinelli Colombini
L’assistenza alla clientela – customer care – è fra i migliori strumenti di marketing che si conoscano: fidelizza, fa sentire il consumatore importante e lo lega emotivamente al prodotto e alla marca. Quando le multinazionali hanno capito che persino i guasti potevano servire allo scopo, i vecchi “uffici reclami” sono stati trasformati in “servizio assistenza” e assomigliano a trappole di fedeltà.
Anche nel vino c’è chi usa la stessa tattica, si tratta di Penfolds la cantina simbolo dell’Australia dove, dal 1951 nasce il mitico Grange <<one of the world’s most prestigious, critically acclaimed and iconic wines>> uno dei più prestigiosi vini classici del mondo, acclamato dalla critica. E’ frutto di una felice intuizione di Max Schubert capo enologo della Penfolds, dopo un viaggio in Europa durante il quale ebbe

penfolds-re-corking-clinic-china-world-summit-wing-beijing-with-peter-gago-2

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la rara opportunità di visitare Château Lafite Rothschild, Château Latour and Château Margaux, e di assaggiare vini di Bordeaux di 40 e 50 anni di età. L’idea di combinare lo stile enologico europeo e australiano per creare un vino di grande potenza e grande capacità di invecchiamento fu inizialmente stroncata dalla critica <<nessuno lo comprerà mai>> gli dissero. Negli anni successivi questo spettacoloso Shiraz ha bruciato le tappe: è stato incluso dal Wine Spectator fra i 12 vini simbolo del Novecento ed ha ricevuto 100 punti sia da Wine Advocate che da Wine Spectator. Grange è iscritto nel patrimonio del Sud Australia, una sorta di Unesco locale . Il “Wall Street Journal” ha pubblicato il Dow Jones Grange Index con questa frase di accompagnamento <<Wine lovers remember their first Grange the way they remember their first kiss!’>> gli appassionati di vino ricordano il primo Grange che hanno bevuto come ricordano il primo bacio.

Gucci insegna alle cantine come usare i social

Cosa può imparare il vino dalla moda? Aprite la pagina Facebook di Gucci – oltre 15 milioni di mi piace – e capirete cos’è uno storytelling per immagini

Gucci, dalla pagina Facebook

Gucci, dalla pagina Facebook

Letto per voi da Donatella Cinelli Colombini

Testi molto semplici in inglese, un post quasi tutti i giorni con splendide foto di borse, abiti, scarpe, cravatte, orologi, foulard … ma anche istantanee delle celebrità che sfoggiano abiti Gucci sul red carpet, piccole storie come quella della Principessa Grace e del disegno Gucci Flora oppure raccolta di fondi contro la violenza sulle donne e soprattutto tutti gli eventi Gucci ovunque nel mondo.
I mi piace sono in quantità mostruosa soprattutto sui video. Ne ho visti fino a 50.000 su un solo post. Annalisa Dimonte, di Gucci è intervenuta al quinto seminario sul marketing relazionale che si è tenuto alla Fondazione Mach di San Michele all’Adige ampiamente illustrato nel blog Cronache di Gusto (8 novembre 2014). Ha spiegato con questa frase la strategia adottata da Gucci nei social << I clienti non sono

Antinori dalla pagina Facebook

Antinori dalla pagina Facebook

più materia astratta. Noi facciamo vivere a loro un’esperienza che li coinvolge direttamente, li facciamo partecipare in parte al processo di creazione del prodotto>>. In effetti l’attenzione e il numero dei “mi piace” su ogni post forniscono indicazioni utilissime al marketing Gucci. Poi ci sono i messaggi che in certi casi sfiorano il migliaio. Ha ragione la Dimonte c’è una community di fan emotivamente molto coinvolti che collaborano alla diffusione del brand e dei prodotti in tutto il mondo attraverso le condivisioni ….. gratis. Spettacolare!
Nello stesso convegno,  che ha avuto luogo l’autunno scorso, c’era MCC Management Consulting che ha anticipato qualche notizia sul database con i profili dei wine lover studiato con l’Università di Cambrige. I wine lovers sono il 4,5% dei frequentatori italiani dei social, maschi, con un’età fra i 19 e i 45 anni. L’algoritmo dovrebbe dare molti dati sulla personalità, le aspettative e gli stili di vita definendo 1.500 categorie.
Il problema è che le cantine italiane non hanno ancora gli strumenti per utilizzare questi dati.

<< Tutte queste informazioni sulla famiglia, il prodotto, il territorio, sempre le stesse, tutte uguali alla fine non sono altro che un rumore di fondo. Bisogna dire qualcos’altro>> ha ammonito Enrico Chiavacci, direttore marketing di Antinori parlando dei siti italiani del vino. 

Penfolds il re del Shiraz australiano

Quello che forse non sapete della Penfolds: i vini sperimentali BIN, la corking clinics e la storia affascinate di questo canguro gigante e innovativo

Penfolds visita principe Carlo

Penfolds visita principe Carlo

Letto per voi da Carlo Gardini (Cinellicolombini partner)
In Italia non c’è ancora l’abitudine di bere vini “stranieri” ad eccezione dello Champagne per il quale siamo uno dei principali mercati mondiali, e questo nonostante i nostri ottimi spumanti.
Ecco perché ho scoperto i vini di alcune delle più importanti aziende vinicole australiane nei periodi di vacanza trascorsi a Malta e poi ho continuato a berli anche in Italia incuriosito da sapori e profumi molto diversi da quelli della nostra produzione

Penfolds Bin 389 Australia 6

Penfolds Bin 389 Australia 6

Qualche tempo fa abbiamo ricevuto in regalo dai nostri importatori ed amici australiani Caroline ed Alan un vino della Penfolds, senza dubbio una delle più conosciute cantine australiane. Fondata nel 1844 da Christopher Rawson Penfold che acquistò i suoi primi 500 acri di buon terreno a Magill, nel sud dell’ Australia. E’ qui che Christopher Penfold inizia a piantare una vigna utilizzando viti di provenienza francese che aveva portato con sé. Alla sua morte, vent’anni dopo, la conduzione dell’azienda passa alla moglie Mary che la gestisce per altri 25 anni fino quasi alla fine del 1800… ed a quei tempi un’azienda agricola gestita da una donna era veramente un caso straordinario.
La Penfolds è sempre stata un’azienda aperta alle nuove idee ed ha giocato un ruolo fondamentale nella creazione di uno “stile” tipico del proprio Paese.

Ecco i “Most Admired Wine Brands” del mondo

Sul podio Concha y Toro, Torres e Penfolds cioè Cile, Spagna e Australia, il primo degli italiani è Antinori al 32° posto

Cantina cilena Concha y Toro

Cile Concha y Toro

Questa è la classifica delle griffe vinicole più ammirate del mondo redatta da “Drinks International”, il magazine inglese che periodicamente pubblica gli elenchi delle cantine e delle personalità che contano. Nell’esame ci aiutiamo con gli acuti commenti di Wine News.
Ecco dunque i vincitori: prima, per il terzo anno consecutivo, la cilena Concha y Toro forte di un fatturato di 20 milioni di casse. Segue il colosso del vino spagnolo Torres. Medaglia di bronzo Penfolds quello del Chiraz più famoso del mondo dell’australiana a Treasury Wine Estates.
I francesi brillano ma non più di tanto con Michel Chapoutier al quarto posto e il gruppo LVMH al sesto. Soprattutto questo sorprende visto lo strapotere della multinazionale del lusso di Bernard Arnault che vanta un fatturato di 23 miliardi di Euro e pare intenzionata a diventare la monopolista degli Champagne che contano. Sorprende soprattutto perché al 5° posto c’è Cloudy Bay, un brand con anche vini dal prezzo decisamente abboradabile ma che ha il merito di aver diffuso nel mondo lo stile distintivo dei vini bianche neozelandesi . Evidentemente è questo che crea ammirazione  più del lusso, infatti i Domaine de la Romanée-Conti sono solo al decimo posto.