I turisti del vino classici ecco come accoglierli
I veri turisti del vino sono quelli con un profondo interesse per il nettare di Bacco, quelli che degustano, leggono, studiano, consigliano e visitano il vino
Di Donatella Cinelli Colombini
Rispetto al totale dei turisti in Italia, i viaggiatori mossi da un interesse prevalente, ma non esclusivo, per il vino sono una quota minoritaria ma comunque consistente; sono stati stimati da Nomisma-WineMonitor (2014) nel 9% degli stranieri ( circa 4,5 milioni) e nel 4,5% dei connazionali (circa 13 milioni). Le percentuali cambiano se prendiamo i dati della Wine Tourism Conference elaborati dell’Università di Salerno per le Città del Vino nel XII Rapporto 2015 sull’Enoturismo. Questa fonte indica un flusso di 20 milioni di viaggiatori enoturistici nel mondo e fra di loro 3.000.0000 diretti in Italia. Una fetta del 7,9% dei flussi totali che conferma l’enorme importanza di questo segmento.
I foodie cioè i viaggiatori del gusto, quelli interessati solo a vini e eccellenze gastronomiche sono ancora di meno e, secondo Bankitalia (2012), si aggirano su 730.000 viaggiatori all’anno.
A questi vanno aggiunti gli escursionisti, cioè coloro che si spostano dalla mattina alla sera. Sono numerosissimi soprattutto fra i connazionali, infatti, nel nostro Paese si sta radicando l’abitudine ad andare nei territori del vino nel raggio di 100 km dal luogo di residenza. E’ considerato un modo divertente per impiegare il tempo libero specialmente se c’è in programma un bel pranzetto e se è possibile fare shopping di eccellenze enogastronomiche km 0. Per gli stranieri invece, l’escursionismo in cantina è il completamento della vacanza al mare oppure il diversivo rispetto ai musei e alle città d’arte che costituiscono il cuore del viaggio in Italia.