
Cambia il vino o il gusto dei consumatori?
Matt Kramer del Wine Spectator e le sue opinioni sul cambiamento del gusto del vino. Vino + tempo + curiosità + flessibilità = EVOLUZIONE
Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne
Appena apriamo il Wine Spectator tutti andiamo a vedere la Baying Guide, i best buy e i recommened cioè i punteggi. Indubbiamente le chiavi per aprire i mercati esteri sono li, nei rating fra 90 e i 100 punti. Ma in realtà i contributi giornalistici, all’inizio della rivista, sono altrettanto interessanti e utili. Io leggo regolarmente le opinioni di Matt Kramer che collabora con WS dal lontano 1985 e, qualche volta, trovo delle vere e proprie chicche. Per esempio l’articolo intitolato “How a palate trasforms” come si trasforma il gusto del vino.
Il nocciolo dell’articolo è il racconto di un incontro con Julio Gallo avvenuto una decina di anni fa. Alcuni assaggiatori erano convinti che il vino Hearty Burgundy della Gallo stesse
diventando più dolce per assecondare un gusto più popolare e Kamer chiese a Julio, l’enologo dei due celebri fratelli Gallo, se questa opinione fosse vera. Lui si sorprese e negò energicamente <<non è vero>> rispose <<e ti spiego perché … Una volta stabilito un bland non lo cambiamo più. Ci creerebbe troppi problemi. … Noi non cambiamo. Voi cambiate>>.
Chiaro diretto e convincente!
Sono dunque i gusti, anzi le percezioni a cambiare. Ovviamente l’elemento decisivo è lo spostamento dei consumi verso Paesi e generazioni diverse dal passato.
Le nazioni che tradizionalmente bevevano vino –Francia, Italia e Spagna- vedono un crollo dei bevitori mentre aumentano le vendite in America e in Asia. Ormai gli Stati Uniti sono il primo Paese consumatore di vino con 30 milioni di ettolitri mentre la Francia è scesa a 27 e l’Italia a 20. Se aggiungiamo a questo elemento il ruolo da protagonista che stanno assumendo i Millennials, nell’acquisto delle bottiglie, dobbiamo immaginare un consumatore completamente diverso dal passato: multietnico, abituato a pasti destrutturati, amante del dolce e del morbido, salutista, ambientalista, contrario alla globalizzazione e molto attratto da ciò che non conosce.
C’è poi un altro elemento da valutare nel cambiamento del gusto del vino, l’aspetto soggettivo su cui si sofferma Matt Kramer e lo porta a enunciare l’equazione: vino + tempo
+ curiosità + flessibilità = EVOLUZIONE. A suo avviso il cambiamento nel gusto del vino è un elemento fortemente positivo perché deriva da due caratteristiche necessarie a ogni wine lover e degustatore: la ricerca di nuovi assaggi e la disponibilità a apprezzare le nuove scoperte. Senza questi due ingredienti: curiosità e flessibilità << noi confiniamo noi stessi in un ambito di gusti ristretti, in un processo che limita e impoverisce. Che c’è di bello in questo?>> . Verissimo. L’evoluzione più classica del wine lover è quella dal Bordeaux al Borgogna, dai vini giovani e potenti ai
vini vecchi ed eleganti ma ognuno compie un suo percorso e scopre nuovi bisogni e nuove suggestioni. E’ un processo indispensabile anche per noi produttori. Infatti pur tenendo fermo l’elemento terroir, per cui le caratteristiche dell’uva sono impresse dalla natura e vanno valorizzate così come sono, l’interpretazione del wine maker deve essere l’espressione della civiltà e del momento storico. Per questo possiamo affermare che il vino è cultura. Perché il produttore deve comportarsi come un direttore d’orchestra per cui la sinfonia n° 5 di Beethoven diretta da Toscanini e Muti sono espressioni di momenti culturali diversi. Ed è proprio questo il bello del vino e ovviamente di Beethoven.