Gian Piero Staffa ci racconta di Vini buoni e veri falsi

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Gian Piero Staffa ci racconta di Vini buoni e veri falsi

Gian Piero Staffa, bolognese, grande velista, grande collezionista e commerciante di ottimi vini ci racconta dei vini falsi e dei falsi intenditori

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Ho preso il primo stipendio a 19 anni e la prima cosa che feci fu quella di cercare gratificazione avendo finalmente qualche soldo in tasca. Quindi me ne andai in enoteca ed acquistati due bottiglie per me, fino a quel momento inavvicinabili Erano due Brunelli di Montalcino, uno della Fattoria dei Barbi e l’altro di Biondi Santi. Perche’ proprio Brunello e non un altro vino? Perche’ per me, curioso di vino piu’ che appassionato, il Brunello era un vino mitico, costosissimo, inarrivabile, il vero oggetto del desiderio. Una cosa prima di tutto da possedere per uno che fino ad allora il vino lo consumava sfuso ed in osteria quando se lo poteva permettere. Aprii le bottiglie e fu una delusione per entrambe: troppo tannino, troppa acidita’ per uno abituato alla bonarda ed il lambrusco mantovano. Dovevo farne di strada per capire un vino d’eccellenza e chissa’ quanta ancora ne dovro’ fare. Adesso di vino in magazzino ne ho qualche decina di migliaia di bottiglie ( oh, badate bene, il vino lo vendo, mica me lo bevo tutto) ma nella mia cantina personale mantengo circa 2000 bottiglie, tutte diverse, tantissime annate e da molti Paesi del mondo. Su una scansia ci sono anche alcune bottiglie di Romanée Conti, Petrus, Chateau Lafite e Penfolds Grange. Ancora un modo di esorcizzare una adolescenza all’insegna delle privazioni? Macché, le ho acquistate pochi anni

Gian Piero Staffa

Gian Piero Staffa

fa in Cina, al confine con Hong Kong e sotto gli occhi dei doganieri. Una ostentazione ilare per impressionare gli amici che spesso sono più attratti dal valore dell’etichetta piuttosto che dalla bontà del contenuto. Guardate la fotografia: Le bottiglie sulla sinistra sono rigorosamente autentiche. Quelle sulla destra sono quelle acquistate in Cina e sono dei falsi. Cosa ci sara’ dentro? Ma poi sara’ vero che quelle sulla sinistra sono autentiche? Io le comprate in enoteca in Italia e pagate un botto ( viste anche le annate) ma fino a che non le apro non lo sapro’ mai. Ma basterebbe la degustazione per validare un Allegrini del 85 o un Mouton del 92? Io non sono un grande esperto. E se al posto del Trebbiano di Valentini del 2003 ci fosse un pecorino ossidato di simile annata?

Il punto e’ che molto spesso grandi bottiglie finiscono nelle mani di collezionisti del lusso e ‘bevitori di etichette’ che acquistano certe tipologie di vino perché non sanno dove mettere i soldi. Finisce anche che poi le bottiglie non vengono mai aperte ma rimangono ostentazione di lusso. E qui i falsari ci sguazzano e spesso ci cascano anche case d’asta famose. Qualche sequestro c’e’ ma i Produttori ( giustamente) si guardano bene dal darne pubblicità altrimenti chi consuma e colleziona il prodotto originale va nel panico e di quei vini non ne acquista più. Vi ricordate, alcuni anni fa di un mega sequestro di Sassicaia? Un acquirente contattò la Tenuta San Guido per chiedere spiegazioni su alcune bottiglie acquistate ad un prezzo bassissimo. Le bottiglie furono analizzate ed erano dei bellissimi falsi.

Staffa Cento Vigne

Staffa Cento Vigne

Ma mettiamo da parte i ricchi collezionisti del lusso e parliamo degli appassionati ed aspiranti tali come quel ragazzo che 38 anni fa acquistò due bottiglie di Brunello senza molta conoscenza specifica della tipologia. Sono la categoria di consumatori che più facilmente possono essere vittime dai falsari ma ci sono poi appassionati più evoluti che anche a costo di sacrifici, ricercano prodotti d’eccellenza come quelli nella foto allegata. Allora, io mi compro una bottiglia di Sassicaia, per esempio, a 60 euro. Certo un prezzo basso ma che non fa insospettire subito. Io il Sassicaia non è che lo bevo tutti i giorni, qualche volta alle degustazioni e servito invariabilmente appena aperto e troppo freddo. Se al posto del vino vero il falsario ci ha messo dentro un vino di Bolgheri dignitoso stessa annata e stesso uvaggio sarei in grado di accorgermene? Siccome mi piace scherzare con gli amici appassionati, una sera abbiamo fatto una degustazione alla cieca: Sassicaia 2003 contro stesso uvaggio stessa annata di un vino del volterrano da 15 euro che ha vinto la sfida a mani basse. Ma ne ho fatte altre con Dom Perignon contro un piccolo produttore della Val de Marne. Rapporto prezzo 1 a 4 e l’artigiano le ha suonate al Monaco di brutto.

Quindi abbiamo davanti due tipi di falsari: Quello che gabba il riccone, gli vende una bella etichetta a qualche

Gian Piero Staffa

Gian Piero Staffa

centinaia se non migliaia di euro, e dentro la bottiglia c’e il San Crispino. Poi c’è il falsario più furbo che se la prende con vini dal valore di mercato medio ( ma sempre in fascia alta) mette nella bottiglia un vino dignitoso e vende il prodotto ad un prezzo relativamente alto per non insospettire il cliente.

Il fake è, a mio avviso un fenomeno difficilmente contrastabile e controllabile e questo vale non solo per il vino. Io ne sono stato danneggiato e la mia esperienza è che nei Paesi Occidentali è possibile intervenire severamente una volta individuata la partita dei falsi ( che però è la cosa più difficile) e l’effetto deterrente serve a qualcosa. Se parliamo della Cina, allora io non vedo soluzioni perché di fake il paese ci vive con il bene placito delle autorità. Si può solo pensare di circoscrivere il fenomeno, ma come? Mettendo in guardia il collezionista che il 70% dei grandi bordolesi che circolano in Cina sono dei falsi? Già Bordeaux qualche problemino di mercato in Cina ce l’ha, se poi apriamo il vaso di Pandora?….

Morale della favola: A Montalcino e’ una vita che fanno un lavoro splendido per elevare la qualità percepita del vino e sulla base di un prodotto di reale eccellenza ma succede anche in altre zone d’Italia, Langhe in primis ma più recentemente anche sulle pendici dell’Etna dove enologi eroici come Salvo Foti hanno creato, ( anzi ricreato, visto che l’Associazione dei Vigneri esisteva già nel 1400) una scuola di vini d’eccellenza straordinari. Stessa storia con le sperimentazioni di Piero Cella in Sardegna ma potremmo aggiungere decine di esempi. Lo ho già detto, e’ difficilissimo arginare il fenomeno dei falsi in Cina ma nel mondo civilizzato le opportunità di aumentare la percezione di un territorio/prodotto di qualità esistono. La rete mette a disposizione livelli di comunicazione inimmaginabili fino a qualche anno fa. Opportunità online che possono servire magnificamente le attività offline come l’enoturismo, le visite in cantina ed in sintesi il più grande momento di socializzazione del vino che è la degustazione del prodotto con chi il vino la fa con le proprie mani. Educazione al consumo, all’assaggio guidato dal vignaiolo, degustazioni slegate dalle logiche dei punteggi di certi santoni del vino, e magari i ventenni al primo stipendio che assaggiano la loro prima bottiglia di Brunello di Montalcino non solo non si lamenteranno del tannino ma saranno anche in grado di riconoscere se stanno bevendo un vino da supermercato magari segnalandolo alle autorità.