I depliant per i turisti delle cantine
Depliant piccoli, con molte immagini e poco testo, capaci di raccontare ai turisti del vino ciò che distingue una cantina da tutte le altre dando emozioni
Di Donatella Cinelli Colombini Brunello Casato Prime Donne
Comincio con l’ammettere un difetto: siccome sono toscana fino al midollo, sono sobria. All’ apparenza preferisco sempre la sostanza e mi infastidiscono quelle manifestazioni di lusso che confondono la percezione vera della realtà aziendale, insomma i castelli vanno lasciati a chi ce l’ha davvero mentre chi è un vignaiolo appassionato con dei vini meravigliosi non si esponga al ridicolo presentandosi come un marchese o un miliardario. Non ne ha bisogno, basta quello che è e quello che fa per affascinare i turisti delle cantine.
Prima regola quindi: niente bugie perché, come tutti sanno, hanno le gambe corte e producono più danni che benefici.
I depliant turistici delle cantine sono di due tipi: quelli da lasciare negli uffici turistici, negli alberghi, nei ristoranti … della zona e quelli da distribuire in azienda. Soprattutto i primi devono essere piccoli al punto da non ingombrare, altrimenti difficilmente verranno esposti. Conterranno una brevissima spiegazione delle particolarità dell’azienda, l’orario di apertura della cantina, il pagamento, il calendario degli eventi, i vini principali, wine tour e le degustazioni a pagamento e gli altri servizi offerti, il percorso stradale per raggiungere la cantina e le coordinate GPS. Poche notizie e molte foto. I flyers distribuiti in azienda servono invece per dare ai turisti del vino una panoramica dell’offerta: ristorante, scuola di cucina, soggiorni …. corsi di avvicinamento al vino, mountain bike, animali, orto didattico ….. in altre parole devono far venire voglia di rimanere e soprattutto consumare di più. In tutti i tipi di flyers è importante indicare telefoni, e-mail, sito e social. I depliant devono essere tradotti da persone con assoluta competenza nelle lingue e nel vino. Un inglese traballante oppure uno sfondone sulla tecnica enologica è più dequalificante del non avere affatto un depliant. Non bastano le conoscenze
linguistiche ma servono anche “le mediazioni culturali” cioè sapere quando è necessario spiegare meglio un concetto: per esempio il normale turista giapponese non conosce la storia europea e parlargli delle origini etrusche del luogo equivale a dargli un’informazione incomprensibile.
Sono importantissimi anche, i contenuti: meglio evitare le frasi generiche del tipo <<nella cantina ci sono la zona vinificazione, maturazione in botte e confezione/spedizione>> sarebbe come dire che in un ristorante c’è la cucina e la sala in cui mangiare. E’ ovvio!
L’esposizione deve essere chiara al punto da essere afferrata alla prima lettura. Quindi frasi brevi, pochi aggettivi, nessuna parola tecnica, nessun concetto astratto o generico.
Le informazioni su cui è opportuno soffermarsi devono essere poche e esemplificare con dei racconti. Troppe notizie si disturbano a vicenda e non vengono ricordate. C’è un detto <<le informazioni non si sommano, si dividono>> in altre parole meglio un solo concetto che tanti.
Bisogna puntare su ciò che distingue quella cantina da tutte le altre: le vicende storiche, le persone, le particolarità del vigneto o degli edifici. In altre parole se la bottaia è ricavata nella stanza delle torture del castello e sopra le botti ci sono ancora le catene dei prigionieri questo è sicuramente più affascinante e memorizzabile dell’estratto secco e dell’acidità totale del vino. Molto meglio se la spiegazione è in forma di narrazione << I vecchi del mio villaggio dicevano che tanti anni fa il miglior vino veniva dalle vigne “franzose” e, cercando sui libri, ho scoperto che questa parola dialettale indicava la coltivazione ad alberello. Dunque nel punto più bello dell’azienda, esposto a mezzogiorno, ho piantato una vigna e l’ho coltivata a alberello. All’inizio è stato difficile perché nessuno ricordava più come si faceva, anzi mi prendevano in giro. Allora sono andato in Francia a imparare e dopo sei anni di prove, finalmente ho prodotto dell’uva straordinaria >>.
Sono molto importanti i valori su cui si fonda l’azienda, qualunque essi siano: ambientalismo, amore per gli animali, interesse per l’arte e il paesaggio, sostegno ai giovani ….. se un’azienda finanzia un centro per bambini abbandonati cha abitano sopra la cantina, come Villa Russiz, può ben essere orgogliosa di quello che fa, vale lo stesso per quella che destina una parte della sua terra e delle sue risorse all’accoglienza dei randagi per cui assomiglia a un piccolo zoo. Tutte le azioni positive fanno parte di un racconto che mette valori e suggestioni nelle bottiglie ed ecco l’avvocato di Milano che arriva in Toscana seguendo il sogno di produrre un vino nel rispetto assoluto dell’ambiente e prova a mettere la musica nei vigneti scoprendo che Mozart gli permette di fare a meno di tutti i prodotti chimici …. Questa si che è una bella storia. Quindi nei depliant niente parole tecniche, pochi dati tecnici e molti racconti.
Le foto contano più dei testi. Fare un piccolo investimento ogni anno per avere delle belle immagini nuove è importante: permette di soddisfare le richieste dei giornali di vino, arricchire il sito e i social ma anche di aggiornare i depliant. Oggi vanno molto di moda le immagini estemporanee come i selfie e questo aspetto da “vita in diretta” non va trascurato perché ha un sapore di vero che spesso manca negli style life dei fotografi ma ogni azienda deve trovare un giusto compromesso fra verità e tecnica fotografica. Per accrescere l’aspetto “visivo” è possibile mettere nel depliant un Qr-code che rimanda a un video o al sito aziendale ma è comunque importante suscitare un’emozione forte perché è proprio questo sentimento a rimanere più a lungo impresso nella memoria.