
Il Brunello del futuro: più vigna e meno cantina
Addio alle esagerazioni potenti degli anni Novanta e avanti con la finezza! Le tre parole chiave sono eleganza, identità e naturalezza
<<Quello che voglio produrre è un “Brunello super tipico” che racconti il territorio, eccezionalmente fine e di grande personalità, un Brunello pensato e per accompagnare i pasti, non per le competizioni>> dice Donatella Cinelli Colombini lanciando una nuova sfida << la vite è la più nobile e versatile delle piante, infatti il vino che produce cambia con la civiltà dell’uomo. Per questo il vino è prima un’espressione culturale e poi un prodotto di consumo.
In un mondo dove il cibo è sempre meno salato, meno cotto e meno globalizzato le esagerazioni stile anni Novanta sono superate>> .
Insomma chi ama i vini “internazionali” di “stile americano” con molto alcool, molto legno e molto estratto non li troverà nelle cantine del Casato Prime Donne a Montalcino e della Fattoria del Colle nel Sud del Chianti.
La domanda sorge spontanea << ma Donatella, lei non era fra i sostenitori del “Brunello internazionale” fino a qualche
anno fa?>>
La risposta è quasi una riflessione sul proprio passato << E’ vero. La mia è un’azienda giovane e all’inizio ha seguito l’idea prevalente di Brunello. L’ho fondata nel 1998, anche se la terra era della mia famiglia dalla fine del Cinquecento. In 14 anni ho costruito le cantine, ripiantato le vigne e creato il brand e la rete commerciale. Via via che le nuove vigne sostituivano quelle vecchie ho capito cosa volevo. Ho capito che le particolarità delle mie uve erano un valore perché mi avrebbero permesso di distinguermi. Ho capito che volevo un Brunello di grande personalità ed eleganza cioè armonioso, complesso e lungo.
Devo ringraziare l’enologa Valerie Lavigne e la mia enotecnica Barbara Magnani di avermi dato il coraggio di uscire dal coro e accettare una nuova sfida>>.
E che sfida! Nelle vigne è tornata la zappa e ora le viti sono protagoniste assolute. La vendemmia è stata anticipata prima della surmaturazione dell’uva rinunciando a una parte
dell’estraibilità ma puntando a una maggiore finezza. Sono stati usati lieviti indigeni e la vinificazione è diventata più delicata riducendo rimontaggi e follature, le barriques sono state espulse dalla bottaia ….
Bisogna avere coraggio per fare molte di queste scelte.
Le due cantine di Donatella Cinelli Colombini, entrambe con un organico solo femminile, circostanza che le ha trasformate in una bandiera dell’enologia in rosa, puntano in alto anche se in modo molto diverso. La Fattoria del Colle nel Sud del Chianti e nella Doc Orcia (404 m sul mare con terreni prevalentemente calcarei), ha vini ottenuti da blend di vitigni soprattutto autoctoni come il Foglia tonda o il Sagrantino e usa i contenitori in legno per periodi più brevi. Il Casato Prime Donne situato nella zona Nord di Montalcino, ha terreni più argillosi e freschi, produce vini con superiori livelli di eleganza cioè vini armonici, complessi e morbidi che scendono vellutati in bocca.
<<Non so quale territorio amo di più, perché a Montalcino ci sono le mie radici e il mio cuore ma alla fattoria del Colle nella Doc Orcia, c’è un’impresa difficile, l’opportunità di trasformare una cenerentola in principessa, un vino ancora sconosciuto in una star dell’enologia>>. E Donatella ci sta riuscendo: dei cinque vini con punteggio superiore a 90/100 sul Wine Spectator dello scorso anno, due sono di un’azienda e tre dell’altra.