
La vendemmia è finita e aspettiamo le 5 stelle e la pioggia
2012 è stata una vendemmia incredibile, Donatella Cinelli Colombini è passata dal terrore per la siccità all’entusiasmo per un’uva per il Brunello strepitosa
Un inverno freddo, con nevicate che hanno bloccato la gente in casa per un mese, ma anche un inverno arido in cui anche la neve ha rilasciato pochissima umidità nel terreno.
Dunque, l’estate 2012 è cominciata con alle spalle 12 mesi poco, anzi pochissimo piovosi, cioè con la metà dei 700 mm normali in questa zona della Toscana.
E’ a questo punto che arriva il bello! Da giugno 3 mesi senza una goccia di pioggia con temperature sopra la media ma soprattutto cielo sempre limpido per cui le ore di insolazione erano moltissime ogni giorno. Una situazione che ha messo a dura prova i vignaioli. Le cimature dei tralci sono state modeste e le foglie vicino ai grappoli sono state lasciate a proteggerli dal sole. Il terreno vitato è stato zappato in modo da mantenere l’umidità sottostante, i grappoli sono stati diradati per due volte finchè sono diventati pochissimi.
Per fortuna le viti si sono dimostrate “piante intelligenti” anzi straordinariamente intelligenti: da anni assistiamo a fioriture
sempre più piccole, come se sapessero di dover ridurre la loro vitalità per adattarsi al caldo e alla siccità tipiche del nuovo clima. Quindi poca uva e grappoli piccoli, spargoli ottimi per produrre grandi vini ma anche adatti a una situazione di stress idrico estremo. Il 15 luglio la lignificazione dei tralci (agostamento) iniziata i primi del mese, era molto avanzata. Poi le viti si sono come fermate. L’invaiatura è un processo ormonale indotto dallo stress idrico, quando questo stress è eccessivo, come nel 2012, avviene molto lentamente oppure non avviene affatto. La vite, pianta saggia, in caso di difficoltà, abbandona una parte dei suoi figli, quelli meno promettenti perché più lontani al tronco legnoso . Sono i grappoli che i vignaioli hanno tolto nel secondo diradamento.
Finalmente all’inizio di settembre sono arrivate le piogge e dalla disperazione siamo passati all’entusiasmo. L’uva era si poca ma la speranza di una grandissima vendemmia cominciava a profilarsi. A questo punto comincia il conto alla rovescia dei giorni di attesa fino alla completa maturità fenolica dell’uva. Il cielo tornava sereno e cominciamo a credere davvero nel miracolo.
Intanto abbiamo raccolto il Merlot che più del Sangiovese aveva sofferto lo stress idrico. Quella del 2012 è stata una vendemmia a singhiozzo, iniziata il 27 agosto con il Traminer e conclusa il 3 ottobre con il Foglia Tonda e il Sagrantino. Per il Sangiovese una vendemmia nel calendario storico, fra la fine di settembre ed i primi di ottobre.
Uva strepitosa, sanissima, con grappoli piccoli aperti, assolutamente maturi e con vinaccioli perfettamente lignificati. Acini piccoli che coloravano le dita al primo tocco per cui i mosti hanno un colore rosso intensissimo, tipico dei grandi vini da invecchiamento.
Con un’uva così bella la vinificazione è stata molto delicata e attenta. Pochi rimontaggi o follature per tenere in equilibrio l’estrazione delle sostanze polifenoliche (antociani e tannini). Ogni giorno assaggiando il mosto veniva deciso come e quanto ossigenarlo in modo da fissare il colore e dare al vino la struttura molecolare che gli permette di durare nel tempo. Il Merlot è rimasto 16 giorni a contatto con le bucce dell’uva, il Sangiovese dai 14 ai 20 giorni. Le temperature di fermentazione sono state tenute sotto i 25°C.
Una vendemmia tutto sommato facile senza neanche un’interruzione dovuta alla pioggia e con temperature fresche, addirittura fredde di notte, per cui l’uva è arrivava in cantina a 20 e i 25°C. Anche le acidità dell’uva, che avevano destato qualche preoccupazione, si sono regolarizzate nel corso di settembre. Le vinificazioni sono state regolari, molto più regolari che negli
ultimi anni.
L’unico vero rammarico è per la quantità dell’uva. Al Casato Prime Donne di Montalcino è stata quasi normale sfiorando i 60 q a ettaro consentiti per il Brunello . I terreni ricchi di argilla hanno trattenuto molta più umidità di quelli della Fattoria del Colle più calcarei, dove letteralmente la poca uva presente è finita nella pancia di cinghiali, daini e caprioli. Un vero disastro!