Valdorcia – Val d’Asso perché non unirle in una “supernova”?
E’ la zona con il paesaggio più bello, tantissime piccole città d’arte, le produzioni agricole d’eccellenza: Brunello, tartufo bianco, olio extravergine
Di Donatella Cinelli Colombini
E’ forse la sola cosa buona uscita dal famigerato PIT – Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana – che ha scatenato la rivolta di chi si occupa di agricoltura, cave, porti, vivai … Una sommossa che è partita dal così detto “Ambito 17” il capitolo dedicato a Valdorcia– Val d’Asso dove la straordinaria bellezza del paesaggio, aveva spinto gli accademia a chiedere di tornare a un’agricoltura, e forse persino a uno stile di vita ottocentesco, cioè al “tessuto a mosaico” e alla “maglia poderale” che, qui è sinonimo della parola miseria.
Questo PIT è stato recentemente rimodellato dalla Regione Toscana attraverso un serrato lavoro di concertazione con le imprese e i sindacati, poi sarà il Consiglio regionale a fare gli ultimi tocchi. Tuttavia fra tante cose da modificare una appare lodevole e completamente condivisibile: aver evidenziato il carattere omogeneo dell’Ambito 17 cioè dei cinque comuni della Valdorcia – Castiglion d’Orcia, Montalcino, Pienza, Radicofani e San Quirico d’Orcia, più i due della Val d’Asso cioè San Giovanni d’Asso e Trequanda.
In un’epoca in cui diventa indispensabile accorpare i piccoli comuni, per ottemperare alle nuove norme, ma soprattutto per ridurre i costi dei servizi – trasporti, immondizia, acqua, scuola… – che gravano sui cittadini, l’idea di unire in un solo blocco l’intero agglomerato non sembra così pellegrina.
Rumors sempre più insistenti, dicono che Montalcino sta lavorando all’unione con San Giovanni d’Asso. L’accoppiata Brunello – tartufo bianco delle Crete Senesi appare attraente da un punto di vista mediatico e turistico ma soprattutto risolve il problema del piccolo ma virtuoso (senza debiti) comune di San Giovanni che, dicono le voci, si è trovato senza la convenzione dei trasporti per l’imprevisto recesso di Rapolano. L’accoppiata Montalcino-San Giovanni andrebbe a formare uno dei comuni più grandi d’Italia e rompe l’aggregato del Parco della Val d’Orcia che ha appena celebrato il decennale dell’iscrizione nel Patrimonio dell’Umanità Unesco. A questo punto, dunque, appare possibile e anzi auspicabile la ridefinizione dell’intero progetto Valdorcia ampliandolo alle aree che presentano caratteri paesaggistici, storici e persino produttivi omogenei. Si tratta infatti della zona più bella del mondo per integrità e armonia del terreno agricolo, ricchezza di piccole città d’arte e persino “stile” produttivo orientato sull’eccellenza. Si perché, se Montalcino ha il Brunello– che non ha bisogno di
presentazioni- , San Giovanni è la capitale di un tartufo bianco di straordinario pregio qualitativo (è mielato), Trequanda può vantare un olio extravergine d’eccellenza, rinomato da secoli e dimostrato dai premi recenti del suo produttore di punta Franco Bardi. Aggiungiamo poi i centri termali unici di San Quirico e Castiglion d’Orcia, la storia e l’arte di Pienza e di Radicofani, per non parlare del pecorino, lo zafferano, le terrecotte, la ricettività, i ristoranti ….. e arriviamo a una “supernova”dell’eccellenza paesaggistica, turistica, agroalimentare. Un territorio di immagine enorme e in grado di battere la concorrenza di qualunque altra zona nel mondo.